L’enneagramma delle personalità

L’enneagramma delle personalità (dal greco ennea=nove e gramma=figura/disegno) è uno dei metodi di conoscenza psicologica più in voga (almeno così dicono perchè personalmente conservo molti dubbi sulla validità in un tale appraccio). In estrema sintesi si tratta di una stella a nove punte inscritta in un cerchio: ogni punta rappresenta uno dei profili che dovrebbero convivere, in maniera diversa, in ciascuno di noi. E’ uno strumento di conoscenza e sviluppo di sé (?!?) usato oltre che dagli psicologi, anche dalle aziende nella selezione del personale. Nonostante le mie perplessità, spinto dalla curiosità ho deciso di partecipre al test di una rivista (Psycologies, ndr) la cui domanda cardine era: che cosa evitate di più? In base alla mia risposta – la banalità – sono risultato essere aderente al profilo passionale/romantico secondo il quale le emozioni tiepide non mi interessano, le vie di mezzo per me non hanno senso. Perseguo il bello, l’estetica, l’originalità e l’intensità della vita e delle emozioni. Ho una grande empatia verso gli stati d’animo altrui. Sono considerato poeta, artista, diverso dagli altri. Spesso mi rifugio nel mio mondo immaginario, ho bisogno di sentirmi amato, di una forte complicità. Ho un forte desiderio di fare anche se sono soggetto di frequente a momenti di depressione, di dubbi e di timori di essere abbandonato. Mi ci riconosco in un tale profilo? Beh sì, direi che malgrado tutto la descrizione si avvicina alla mia personalità (decisamente più complicata bene sottolinearlo). Certo, con i dovuti distinguo, ma devo riconoscere al test di avermi piacevolmente stupito.

Io? Buzz Marketing

Trovo davvero complicato spiegare agli altri la mia attuale occupazione lavorativa. Nonostante infatti il numero degli utenti web sia in continuo e costante aumento, non per tutti Internet è un media da utilizzo quotidiano. Se poi inizio a tediare il mio sfortunato interlocutore con espressioni quali tryadvertising e word-of-mouth, allora la speranza di essere compreso si riduce ancor più drasticamente. E mentre vedo l’espressione confusa della persona che mi è di fronte, semplifico tutto e dico: lavoro in un’agenzia di comunicazione della Rete. Mamma che fatica! Per carità, sono conscio del fatto che il mio sia uno di quei lavori di “frontiera”, di cui sono una nicchia di persone può immediatamente capire scopo ed efficacia. Ma in fondo, alla base del mio lavoro c’è il classico passaparola tra individui, un’usanza antica quasi quanto l’uomo. Il nuovo numero di 7th Floor (disponibile anche in versione pdf) presenta, a pagina 9, un mio breve articolo che forse può aiutare a scoprire l’arcano che si nasconde dietro l’attività che la quale ogni giorno mi confronto al lavoro (pezzo ripreso in parte anche dal numero di giugno di AdV). Buona lettura!

Il sistema riproduttivo di Sladek

Il sistema riproduttivo - John Sladek

Da molto non leggevo un libro di fantascienza. E così, passando all’edicola e accorgendomi della collezione Urania, mi sono lasciato tentare ed ho acquisto Il Sistema Riproduttivo di John Sladek, opera d’esordio dello scrittore americano (ma vissuto per molti anni in Inghilterra) la cui prima stampa risale all’ormai lontano 1968. Forse le mie aspettative erano troppo alte, ma sinceramente confidavo in una lettura appassionata come quelle che mi incollarono anni orsono di fronte alle pagine di 1984 e Fahrenheit 451. Per carità, il racconto di ciò che trasforma la fabbrica di bambole ormai obsolete di Millford nel fulcro di un sistema capace di fornire alle macchine l’istinto all’autoriproduzione mettendo a repentaglio la sopravvivenza del genere umano è avvincente (anche se non in tutti i capitoli con la stessa intensità) e il ritratto dell’antieroe che vuole dominare il mondo (il dottor Smilax, ndr) risulta perfido e credibile. Tuttavia poi trama, arrivati all’apice della tensione, si risolve in maniera troppo veloce e senza scendere nei dettagli come nella prima parte del libro: dopo 23 capitoli di peripezie e con un crescendo che sembra auspicare il futuro più nero, negli ultimi due capitoli (della stessa lunghezza degli altri), una serie di eventi che non cito per non svelare troppo conducono il bene a trionfare sul male. E alla grande nel senso che, anche se in maniera fosca, senza molte spiegazioni, la situazione si trasforma rapidamente da irrimediabile in qualcosa di utopico, con piena accezione positiva del termine. Visto il periodo di esami, sulla lettura di questo libro mi pronuncio con un “promosso con riserva”.

LOL, Skype Laughter Chain

Skype Laughter ChainUn amico (non che collega di lavoro) mi ha segnalato una viral application per Skype. Si chiama Skype Laughter Chain e, in estrema sintesi, permette di registrare il volto degli utenti che si collegano al sito e che, guardando video divertenti, si sbellicano dalle risate (almeno potenzialmente) di fronte allo schermo del loro computer dotato di webcam. La cosa singolare è che la registrazione non rimane “isolata” ma entra a far parte di una catena di risate in pieno stile web 2.0, generata e condivisa da molti utenti. Il sito è davvero carino è presenta anche una piccola sezione (learn about laughter) che riporta alcuni aneddoti sulla risata. Complimenti!

Quadriennale d’arte di Roma

Brain by Luisa RabbiaAmmetto di non essere un grande esperto d’arte. Di certo sono però un estimatore del bello, del particolare e, in generale, delle opere in grado di suscitarmi un’emozione. Mi sono dunque recato alla 15° edizione della Quadriennale di Roma, al Palazzo delle Esposizioni, con molta curiosità, per tuffarmi nel mondo dell’arte contemporanea italiana e per visionare da vicino alcune delle opere e delle ricerche artistiche più significative del panorama nostrano legato all’arte degli ultimi vent’anni. Capire fino in fondo tutte le opere è per me pura utopia (sto ancora pensando al legame tra Autunno e il marmo della scultura…) ma, una volta fatta chiarezza con i numeri della guida alla mostra  – un po’ confusionari – ho comunque potuto apprezzare la creatività di alcuni artisti, forse più immediati e accessibili degli altri. Manfredi Beninati con i suoi spazi inaccessibili allo spettatore e visibili solo attraverso un vetro oscurato, Fulvio Di Piazza con quel suo paesaggio che richiama la dimensione onirica del sottobosco in stile Burton, Stefania Fabrizi con il suo inquetante esercito di minacciosi soldati tutti uguali, Luisa Rabbia (vedi immagine) con la sua rappresentazione del tessuto nervoso fatta a forma di albero che tende man mano ad insecchirsi, Grazia Toderi con la sua visione notturna della città che evoca lontane costellazioni. Ma il riconoscimento all’originalità spetta, a mio modestissimo parere, a Destined for nothing di Maurizio Savini che con la sua scultura di gomma (profumata) spinge a una profonda rifessione sul rapporto tra natura e mondo materiale. Diverse approcci, diverse tecniche, diversi materiali, un percoso di un centinaio di opere per tentare di comprendere l’arte italiana di oggi. 

Il “mondo arcobaleno” e la sua complessità

Visual ComplexityLa rappresentazione grafica di realtà molto complesse mi affascina da sempre. Ecco spiegato il motivo per cui spesso visito VisualComplexity, uno spazio che raccoglie le visualizzazioni di complessi network. Il progetto nasce per confrontare tra loro diverse modalità attraverso le quali studiosi e ricercatori di diversi campi – dalla biologia al web – tentano di trasferire in un’immagine la complessità che sottende alcuni network. Così, ad esempio, visitando la sezione dedicata ad internet è possibile immergersi in quella galassia sterminata di link rappresentata in maniera più che suggestiva dall’Opte Project. Davvero singolare anche Listen History che visualizza le statistiche relative a Last.fm (da notare la presenza di “spessore” degli Smashing Pumpkins). Davvero carina poi anche Dreamsline della sezione Art. Bel sito, complimenti davvero e lunga vita al progetto!

Anjce by Fumatti

FumettoPiccolo post autocelebrativo: nel numero 68 di maggio della pubblicazione trimestrale Fumetto, una rivista di Comics a cura dell’Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione, è stata pubblicata una mia intervista al disponibile quanto bravo Giacomo Pueroni che tempo fa incontrai ad una fiera in occasione del lancio di Anjce, un’insolita serie a fumetti di fantascienza. Il personaggio principale è una ragazza che duemila anni dopo dopo la morte torna alla vita in una altro corpo, trovandosi a vagare per lo spazio su un pezzo di roccia che considera la propria casa in compagnia di una talpa. Non rivelo più nulla, meglio scoprire le gli altri dettagli leggendo le avventure a cura dei Fumatti (Giacomo Pueroni, Miriam Blasich e Luca Vergerio).

Write it. Show it.

PaperShowMi è stato segnalato un prodotto chiamato PaperShow (di cui sono stati realizzati anche dei video virali) con toni assolutamente entusistici. Se non ho capito male – è onair una campagna teaser per cui ancora non tutto è stato ancora comunicato – si tratta di un kit composto da una penna digitale, una chiavetta USB bluethooth e della carta interattiva, con il quale rendere decisamente più semplici e accattivanti le fasi di brainstorming e le presentazioni. La carta è particolare perchè provvista di un pattern capace – come una sorta di tavoletta grafica – di trasformare gli appunti scritti a mano in informazioni digitali poi comunicate direttamente al computer. Questo permette un’interazione notevole quanto intuiva con il documento che in ogni istante può essere modificato con annotazioni, correzioni e disegni. Da provare!

Spore, un videogioco da urlo!

Spore CreatureEro al lavoro quando ho letto la notizia e, vista l’attesa, non ho saputo resistere. Appena avuto conferma del fatto che Maxis (uno studio Electronic Arts) aveva reso dispobile il download dell’anteprima dell’atteso videogame Spore, in barba a impegni vari, mi sono precipitato a scaricare la versione base di Creature Creator per Mac. E così, dopo aver installato la demo mi sono tuffato nel mondo virtuale firmato Will Wright, quel geniaccio già padre di Sim City e The Sims. Mi sono riscoperto bambino, fantastico. Nonostante la versione di prova includa solo il 25% degli elementi per la creazione delle creature, il momento della personalizzazione del “tuo” esserino è assolutamente divertente e ti carica di curiosità per capire se poi potrebbe “funzionare”, potrebbe sopravvivere al di là della sfera di cristallo che lo protegge mentre viene alla luce. Sembrerà strano ma quando, una volta realizzata la creatura, si clicca su uno dei tasti richiamo, salta saltello o estasi quasi ci si commuove dalla tenerezza di ciò a cui si è donata la vita, anche se solo virtuale. Ecco un’immagine del “mio” Flycorn che corro a catalogare su Sporepedia, il database online che raccoglie le creature dei giocatori di tutto il mondo. Do the evolution come cantano i Pearl Jam.

We Heart It

Navigando nel mare magnum del web mi sono imbattuto quasi per caso in WeHeartIt, un social bookmarking tool per immagini e video. Il concetto alla base dello spazio, al di là del nome, è molto semplice: tra blog e siti ti capita di vedere delle belle immagini (e/o video) che vuoi condividere in pieno stile web 2.0? Allora iscriviti alla community, segnala ciò che ti piace (drag & drop) e misurati con i gusti degli altri utenti, cerca tra le tag le immagini e commenta. Due ad oggi i limiti ad un’idea davvero carina: la velocità di caricamento delle pagine e la mancanza di supporto da parte di Internet Explorer dei segnalibri che permettono di importare con semplicità le immagini (si sta lavorando a un plugin). Non resta che scorrere tra le varie immagini e cliccare sul bottone “I heart it too”.