Theatre du Soleil vs Beijing

Théâtre du Soleil è forse una delle più note compagnie teatrali francesi. Le opere, che vedono alla regia Ariane Mnouchkine, sono sempre grandi successi, vengono replicate per anni e apprezzate da migliaia di spettatori. Dopo tante rappresentazioni il Théâtre du Soleil conserva ancora lo spirito provocatorio e al contempo sperimentatore che lo contraddistingue, quella forte dimensione politica del teatro che lo accompagna dagli esordi. E dopo aver lanciato il proprio messaggio di pace facendo esibire la compagnia a Kabul, il Théâtre du Soleil, in pieno clima olimpico, lancia il proprio grido. Lo fa con tre video – realizzati in collaborazione con dissidenti cinesi rifugiati tibetani e Reporters sans Frontières – che vengono pubblicati nella Rete per protestare contro la mancanza dei diritti umani in Tibet e per sostenere il boicottaggio delle olimpiadi di Pechino. Tre filmati crudi che prendono di mira anche il presidente Sarkozy. Personalmente, trovo che il migliore sia il secondo: un monaco tibetano seduto sulla pista di atletica, dagli blocchi di partenza partono a tutta velocità delle forze dell’ordine che si avvicinano minacciose all’immobile bonzo, lo bloccano e lo colpiscono con violenza. Il portavoce del Théâtre du Soleil ha sottolinato come la richiesta di boicottaggio non sia diretta al popolo cinese, ma ai dirigenti del grande stato che sui diritti umani avrebbero fatto promesse poi non mantenute. Le Olimpiadi sono un grande palcoscenico, speriamo di poter festeggiare la vittoria della libertà (e la sconfitta dei soprusi).

Friji (Horror) Film Festival

Sono un appassionato delle pellice horror anni ’50. E quando ho saputo che in il mikshake Friji ha scelto di comunicare con un sito e una serie di video che vedono come protagonista la diabolica Martha e i poveri cittadini di Four Ridges, ho praticamente sentito il dovere morale di segnalare l’inziativa ad opera di Grey London. Tra l’altro il sito del prodotto, in pieno stile UGC, permette di caricare il proprio horror movie. Le migliori opere saranno trasmesse il 14 agosto al Friji Film Festival di Londra e verrà inoltre realizzata una sorta di un collage di 8 minuti delle migliori opere. Inquietante (ma cosa chiedere di meglio in una calda estate?).

L’enneagramma delle personalità

L’enneagramma delle personalità (dal greco ennea=nove e gramma=figura/disegno) è uno dei metodi di conoscenza psicologica più in voga (almeno così dicono perchè personalmente conservo molti dubbi sulla validità in un tale appraccio). In estrema sintesi si tratta di una stella a nove punte inscritta in un cerchio: ogni punta rappresenta uno dei profili che dovrebbero convivere, in maniera diversa, in ciascuno di noi. E’ uno strumento di conoscenza e sviluppo di sé (?!?) usato oltre che dagli psicologi, anche dalle aziende nella selezione del personale. Nonostante le mie perplessità, spinto dalla curiosità ho deciso di partecipre al test di una rivista (Psycologies, ndr) la cui domanda cardine era: che cosa evitate di più? In base alla mia risposta – la banalità – sono risultato essere aderente al profilo passionale/romantico secondo il quale le emozioni tiepide non mi interessano, le vie di mezzo per me non hanno senso. Perseguo il bello, l’estetica, l’originalità e l’intensità della vita e delle emozioni. Ho una grande empatia verso gli stati d’animo altrui. Sono considerato poeta, artista, diverso dagli altri. Spesso mi rifugio nel mio mondo immaginario, ho bisogno di sentirmi amato, di una forte complicità. Ho un forte desiderio di fare anche se sono soggetto di frequente a momenti di depressione, di dubbi e di timori di essere abbandonato. Mi ci riconosco in un tale profilo? Beh sì, direi che malgrado tutto la descrizione si avvicina alla mia personalità (decisamente più complicata bene sottolinearlo). Certo, con i dovuti distinguo, ma devo riconoscere al test di avermi piacevolmente stupito.

Io? Buzz Marketing

Trovo davvero complicato spiegare agli altri la mia attuale occupazione lavorativa. Nonostante infatti il numero degli utenti web sia in continuo e costante aumento, non per tutti Internet è un media da utilizzo quotidiano. Se poi inizio a tediare il mio sfortunato interlocutore con espressioni quali tryadvertising e word-of-mouth, allora la speranza di essere compreso si riduce ancor più drasticamente. E mentre vedo l’espressione confusa della persona che mi è di fronte, semplifico tutto e dico: lavoro in un’agenzia di comunicazione della Rete. Mamma che fatica! Per carità, sono conscio del fatto che il mio sia uno di quei lavori di “frontiera”, di cui sono una nicchia di persone può immediatamente capire scopo ed efficacia. Ma in fondo, alla base del mio lavoro c’è il classico passaparola tra individui, un’usanza antica quasi quanto l’uomo. Il nuovo numero di 7th Floor (disponibile anche in versione pdf) presenta, a pagina 9, un mio breve articolo che forse può aiutare a scoprire l’arcano che si nasconde dietro l’attività che la quale ogni giorno mi confronto al lavoro (pezzo ripreso in parte anche dal numero di giugno di AdV). Buona lettura!

Il sistema riproduttivo di Sladek

Il sistema riproduttivo - John Sladek

Da molto non leggevo un libro di fantascienza. E così, passando all’edicola e accorgendomi della collezione Urania, mi sono lasciato tentare ed ho acquisto Il Sistema Riproduttivo di John Sladek, opera d’esordio dello scrittore americano (ma vissuto per molti anni in Inghilterra) la cui prima stampa risale all’ormai lontano 1968. Forse le mie aspettative erano troppo alte, ma sinceramente confidavo in una lettura appassionata come quelle che mi incollarono anni orsono di fronte alle pagine di 1984 e Fahrenheit 451. Per carità, il racconto di ciò che trasforma la fabbrica di bambole ormai obsolete di Millford nel fulcro di un sistema capace di fornire alle macchine l’istinto all’autoriproduzione mettendo a repentaglio la sopravvivenza del genere umano è avvincente (anche se non in tutti i capitoli con la stessa intensità) e il ritratto dell’antieroe che vuole dominare il mondo (il dottor Smilax, ndr) risulta perfido e credibile. Tuttavia poi trama, arrivati all’apice della tensione, si risolve in maniera troppo veloce e senza scendere nei dettagli come nella prima parte del libro: dopo 23 capitoli di peripezie e con un crescendo che sembra auspicare il futuro più nero, negli ultimi due capitoli (della stessa lunghezza degli altri), una serie di eventi che non cito per non svelare troppo conducono il bene a trionfare sul male. E alla grande nel senso che, anche se in maniera fosca, senza molte spiegazioni, la situazione si trasforma rapidamente da irrimediabile in qualcosa di utopico, con piena accezione positiva del termine. Visto il periodo di esami, sulla lettura di questo libro mi pronuncio con un “promosso con riserva”.

LOL, Skype Laughter Chain

Skype Laughter ChainUn amico (non che collega di lavoro) mi ha segnalato una viral application per Skype. Si chiama Skype Laughter Chain e, in estrema sintesi, permette di registrare il volto degli utenti che si collegano al sito e che, guardando video divertenti, si sbellicano dalle risate (almeno potenzialmente) di fronte allo schermo del loro computer dotato di webcam. La cosa singolare è che la registrazione non rimane “isolata” ma entra a far parte di una catena di risate in pieno stile web 2.0, generata e condivisa da molti utenti. Il sito è davvero carino è presenta anche una piccola sezione (learn about laughter) che riporta alcuni aneddoti sulla risata. Complimenti!

Quadriennale d’arte di Roma

Brain by Luisa RabbiaAmmetto di non essere un grande esperto d’arte. Di certo sono però un estimatore del bello, del particolare e, in generale, delle opere in grado di suscitarmi un’emozione. Mi sono dunque recato alla 15° edizione della Quadriennale di Roma, al Palazzo delle Esposizioni, con molta curiosità, per tuffarmi nel mondo dell’arte contemporanea italiana e per visionare da vicino alcune delle opere e delle ricerche artistiche più significative del panorama nostrano legato all’arte degli ultimi vent’anni. Capire fino in fondo tutte le opere è per me pura utopia (sto ancora pensando al legame tra Autunno e il marmo della scultura…) ma, una volta fatta chiarezza con i numeri della guida alla mostra  – un po’ confusionari – ho comunque potuto apprezzare la creatività di alcuni artisti, forse più immediati e accessibili degli altri. Manfredi Beninati con i suoi spazi inaccessibili allo spettatore e visibili solo attraverso un vetro oscurato, Fulvio Di Piazza con quel suo paesaggio che richiama la dimensione onirica del sottobosco in stile Burton, Stefania Fabrizi con il suo inquetante esercito di minacciosi soldati tutti uguali, Luisa Rabbia (vedi immagine) con la sua rappresentazione del tessuto nervoso fatta a forma di albero che tende man mano ad insecchirsi, Grazia Toderi con la sua visione notturna della città che evoca lontane costellazioni. Ma il riconoscimento all’originalità spetta, a mio modestissimo parere, a Destined for nothing di Maurizio Savini che con la sua scultura di gomma (profumata) spinge a una profonda rifessione sul rapporto tra natura e mondo materiale. Diverse approcci, diverse tecniche, diversi materiali, un percoso di un centinaio di opere per tentare di comprendere l’arte italiana di oggi. 

Il “mondo arcobaleno” e la sua complessità

Visual ComplexityLa rappresentazione grafica di realtà molto complesse mi affascina da sempre. Ecco spiegato il motivo per cui spesso visito VisualComplexity, uno spazio che raccoglie le visualizzazioni di complessi network. Il progetto nasce per confrontare tra loro diverse modalità attraverso le quali studiosi e ricercatori di diversi campi – dalla biologia al web – tentano di trasferire in un’immagine la complessità che sottende alcuni network. Così, ad esempio, visitando la sezione dedicata ad internet è possibile immergersi in quella galassia sterminata di link rappresentata in maniera più che suggestiva dall’Opte Project. Davvero singolare anche Listen History che visualizza le statistiche relative a Last.fm (da notare la presenza di “spessore” degli Smashing Pumpkins). Davvero carina poi anche Dreamsline della sezione Art. Bel sito, complimenti davvero e lunga vita al progetto!

Anjce by Fumatti

FumettoPiccolo post autocelebrativo: nel numero 68 di maggio della pubblicazione trimestrale Fumetto, una rivista di Comics a cura dell’Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione, è stata pubblicata una mia intervista al disponibile quanto bravo Giacomo Pueroni che tempo fa incontrai ad una fiera in occasione del lancio di Anjce, un’insolita serie a fumetti di fantascienza. Il personaggio principale è una ragazza che duemila anni dopo dopo la morte torna alla vita in una altro corpo, trovandosi a vagare per lo spazio su un pezzo di roccia che considera la propria casa in compagnia di una talpa. Non rivelo più nulla, meglio scoprire le gli altri dettagli leggendo le avventure a cura dei Fumatti (Giacomo Pueroni, Miriam Blasich e Luca Vergerio).

Write it. Show it.

PaperShowMi è stato segnalato un prodotto chiamato PaperShow (di cui sono stati realizzati anche dei video virali) con toni assolutamente entusistici. Se non ho capito male – è onair una campagna teaser per cui ancora non tutto è stato ancora comunicato – si tratta di un kit composto da una penna digitale, una chiavetta USB bluethooth e della carta interattiva, con il quale rendere decisamente più semplici e accattivanti le fasi di brainstorming e le presentazioni. La carta è particolare perchè provvista di un pattern capace – come una sorta di tavoletta grafica – di trasformare gli appunti scritti a mano in informazioni digitali poi comunicate direttamente al computer. Questo permette un’interazione notevole quanto intuiva con il documento che in ogni istante può essere modificato con annotazioni, correzioni e disegni. Da provare!