Randy the Wrestler

Ho ancora negli occhi il Rourke versione Randy “the ram” Robison – capace di commuovermi – quando, leggendo la sua biografia, mi rendo conto che il personaggio portato da Mickey sullo schermo gli calza a pennello. Forse è proprio per questo che alla recente Mostra del Cinema di Venezia il film The Wrestler ha vinto come miglior pellicola e tanto ha entusiasmato Wim Wenders, presidente di giuria che nel momento della premiazione ha voluto a tutti costi sul palco Rourke (per una bizzarra regola nella Laguna lo stesso film non può vincere sia come miglior pellicola, sia come migliore interpretazione). Perchè in fondo Randy e Mickey, il protagonista della storia e il suo volto sulla scena si somigliano, realtà e finzione cinematografica si intrecciano (non “recitano” anche gli stuntman del wrestling o le ballerine di un night club?). D’altra parte Rourke è stato un pigile, è stato una star, ha conosciuto – per sua stessa ammissione – la via dell’autodistuizione e la sensazione di non rispetto verso sé stesso e la propria professione. Sì, l’interpretazione di Rourke mi ha davvero entusiasmato. Certo la regia di Darren Aronofsky ha saputo dare risalto al declino del protagonista ma il palco – come il ring – è stato tutto per Randy. Un wrestler reso umanissimo, che non può non fare tenerezza mentre russa nella sua roulotte, mentre si sistema l’apparecchio acustico, mentre cammina indossando dei vestiti rattoppatti con del nastro adesivo, mentre tenta di ricostruire rapporti sociali per non restare solo. Il racconto di una ex-divo incapace di vivere una vita “normale” e costretto a umilianti comparsate per sbarcare il lunario non è originalissima, ma la prova di Mickey Rourke è capace di trasmettere appieno la fragilità di un uomo che sul ring nonostante gli anni rimane sempre il più acclamato, ma che nella sfida contro la vita non vanta successi né può fare affidamento su persone in grado si sostenerlo come solo il suo pubblico delle sue arene sa fare. Un fim emozionante, davvero una bella sorpresa (da sottolinare anche la bella canzone scritta dall’amico Springsteen a Rourke proprio per la colonna sonora della pellicola).

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