Remix, la mia recensione sul libro di Lessig

Una madre riprende il proprio bambino mentre, per la prima volta, inizia a ballare spingendo il proprio girello a ritmo di musica. Il video è divertente e la donna decide di conviderlo con amici e parenti caricandolo su Youtube. Ma dopo alcune settimane qualcuno scrive alla signora minacciando di intentare causa per una riproduzione non autorizzata.
Un ragazzo appassionato di manga, realizza un mashup, unendo come colonna sonora la propria canzone preferita e, per la parte visiva, immagini di una sequenza di scene del fumetto per il quale stravede.
Di questi paradossi e di molti altri aspetti legati al cosiddetto diritto d’autore si occupa il (bel) libro Remix, il futuro del copyright (e delle nuove generazioni) di Lawrence Lessig (fondatore di Creative Commons, l’organizzazione non profit che sostiene la condivisione pubblica di opere creative).
Un testo che cerca di fare il punto sulla situazione statunitense circa il copyright per capire come e se questa forma di tutela applicata con rigore nei media classici possa essere anche riprosta con le medesime modalità nel mondo digitale, territorio virtuale estremamente fluido, vasto e variopinto. Ma lo studio non si ferma a quest’analisi e scava più in profondità proponendo un ripensamento non solo del lato più “legale” del problema che la Rete porta a galla, ma un cambiamento capace di modificare economia, cultura e rapporto tra giovani e istituzioni.
Un libro ricco di aneddoti, riflessioni, suggerimenti per capire meglio la portata dei cambiamenti in atto non solo nell’industria culturale ma anche in tutti quegli atteggiamenti che – condannati o meno dalla legge – sono quasi diventati routine.

p.s.= un sentito ringraziamento a Gianfranco Chicco per avermi dato modo di ricevere una copia del libro

Vita e morte di F., l’esordio di Poppi

vita_e_morte_d_fCon orgoglio e gratitudine oggi spendo due parole per l’opera prima di un mio amico che gentilmente mi ha inviato il suo testo d’esordio poco prima dell’estate. Si tratta di Vita e morte di F. di Fabio I. M. Poppi ed è una sorta di diario tramite il quale protagonista del libro – edito da Boopen – le sue tribolazioni interiori associate al compito che lo vede pedina nello scacchiere del destino di vite altrui.
Un po’ E. A. Poe un po’ Anna Rice, il libro racconta di un uomo travolto da un destino più grande di lui che lo rende strumento e arbitro delle esistenze di alcune avvententi ragazze. Tra paure, angosce e visioni, per sconffiggere l’apatia quotidiana, F. si erge paladino contro il dolore salvo poi cadere esso stesso vittima dei propri obblighi, prigioniero di fatalità, bellezza e sentimenti che, nell’estasi della sua nuova vita come XIX, aveva forse creduto di sconfiggere.
Particolare il rapporto tra lettore e protagonista-narratore, fatto di interrogativi e giudizi sintomi di una mente offuscata dalla propria lucida pazzia e al contempo bisognosa di continue conferme su ciò che è realtà e ciò che invece è immaginazione.
A trovare il pelo nell’uovo si potrebbe forse dire che testo avrebbe necessitato di una più attenta analisi della bozza prima della stampa (qua e là ogni tanto, qualche refuso è scappato), ma è pur sempre un esordio, quindi non mi resta che dire: “in bocca al lupo!” nell’attesa di poter leggere altre fatiche letterarie by Poppi.

[update: a partire dall’estate del 2011 il gruppo Boopen è entrato nel network Photocity dando vita a Photocity Edizioni]

Storie infernali dal mondo del lavoro

100lavori_orrendiSarà il fatto che, come ogni anno, si arriva alle vacanze con il fiatone. Sarà che in fondo, del proprio lavoro, non si è mai soddisfatti pienamente, ci sarebbe sempre qualcosa che potrebbe migliorare nel rapporto con i colleghi, nella retribuzione, nell’orario d’ufficio o nella sede. E poi l’estate, il tempo delle vacanze, è anche il periodo nel quale, fuori dalla routine lavorativa, si ha modo di riflettere sulla propria posizione, sulle proprie aspirazioni e ambizioni di svolta. Ecco perchè quando ho avuto tra le mani Cento Lavori Orrendi, Storie infernali dal mondo del lavoro a cura di Dan Kieran, non ho esitato a leggerlo (il libro tra l’altro è stato utilizzato per il lancio della serie tv Lavori Sporchi in onda su Discovery Channel). Il testo è una raccolta di testimonianze arrivate in più di dieci anni alla rivista The Idler che, come detto nell’introduzione, è una sorta di “fotografia del Mondo Occidentale del Lavoro e dell’enorme differenza che c’è tra ciò che i lavori promettono e quello che poi si rivelano essere davvero.” Tra le pagine si scopre così un mondo di noia, solitudine, colleghi insopportabili, arroganti o squilibrati, di sfruttamenti, esaurimenti, stress e mansioni umilianti e/o alienanti. Una rassegna divertente, imbarazzante e per certi versi anche sconfortante, che in fondo può forse aiutare a considerare a rivalutare il proprio lavoro. Un libro leggero, per l’estate, da gustare in pieno relax godendosi sullo sdraio i racconti delle disavventure altrui.

L’Onda anomala e il web partecipativo

L'onda anomalaPremessa: un sentito ringraziamento a Gianfranco Chicco per avermi dato modo di ricevere una copia de L’Onda anomala, Interagire e collaborare con i consumatori ribelli, versione italiana del celebre Winning in a word trasformed by social tecnhologies (di Li e Bernoff) che, nonostante i buoni propositi, avevo potuto leggere solo in parte.
Le prime pagine del testo dell’Harvard Business sono un vero crescendo: dagli aneddoti della “sfida” tra Digg e gli operatori dell’industria cinematografica attorno al formato HD-DVD al racconto del effetto Straisand, il primo capitolo è un susseguirsi di osservazioni che sottolineano come internet non sia una piccola isola lontana dal business e dalla realtà sociale, ma anzi come l’insieme degli utenti rappresenti ormai una vera e propria onda anomala, capace di utilizzare le tecnologie e i nuovi strumenti a disposizione nelle Rete per trovare (e generare) informazioni in maniera autonoma. Ma non solo. Online, conversando con altri utenti nelle community come nei social network, le persone ogni istante ridefiniscono – in base a ciò che scovano nel web – il significato che danno ai vari brand con i quali entrano ogni giorno in contatto. Così, ad esempio, una recensione non proprio positiva di un prodotto/servizio scritta da un blogger, può essere commentata dagli utenti, può venir ripresa nelle prime posizioni dai motori di ricerca, condivisa nei vari social network e quindi può (potenzialmente) essere diffusa a un numero di persone ampissimo. Per le aziende si rende quindi sempre più importante non solo l’ascolto delle dinamiche online ma anche la partecipazione attiva per interagire in maniera costruttiva con i potenziali consumatori e meglio gestire la propria presenza nel web (e magari entrare in contatto diretto con quei consumatori che si dimostrano fan accaniti del prodotto/servizio).
Il libro presenta molte interessanti case history, affrontando con dovizia di particolari i tre macro obiettivi che ogni strategia oggi dovrebbe seguire: ascoltare, parlare, mobilitare. Non mancano poi i suggerimenti (ad esempio l’ormai celebre processo POST) sul come una realtà possa maturare il proprio approccio con i consumatori che fruiscono dei nuovi media digitali. Un libro davvero interessante insomma, scritto in primis per responsabili marketing/comunicazione di aziende ma indicato anche a tutti coloro che, come il sottoscritto, lavorano nell’ottica di conversare con gli utenti e di coinvolgerli attorno a un nuovo prodotto/servizio.
L’unica pecca, forse, è quella che i dati presentati, pur interessanti, non fotografano la realtà italiana (ecco perchè alcune settimane fa avevo lanciato una survey…), della quale possiamo solo immaginare il grado reale di penetrazione della Rete. A ben vedere anche i dati relativi agli States non sono proprio recentissimi (2006/07) ma danno comunque l’idea dei trend e ai vari profili del/nel web e certo non minano la credibilità di un testo frutto di analisi e di interazioni con migliaia di clienti.

La sola certezza è l’incertezza di tutto

tiziano terzani un altro giro di giostraDa molto mi ero ripromesso di leggere Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani. E ora che sono riuscito a finirlo – non è stato facile lo ammetto, non è proprio una lettura semplice – sono felicissimo di averlo fatto. E paradossalmente nutro anche un po’ di invidia. Ovviamente non per lo stato di malattia inteso come “dolore/sofferenza”, ma come step necessario per riflettere sulla propria vita e sui valori della società nella quali si è inseriti. Il punto focale del libro infatti mi pare la critica di un approccio all’esistenza che, sulla scia di un razionalismo scientifico, ha forse tralasciato, nel curare un’infermità come nella vita “normale” di tutti i giorni, l’aspetto meno materiale della cura del proprio corpo. E così, dall’America inizia la ricerca di un iteneriario che, partendo dall’India e arrivando sino alle Filippine, tra medicina classica e alternativa, tra riti, pozioni e meditazione, punti alla ricerca di un nuovo equilibrio, di un’armonia con il proprio io e con gli altri esseri viventi, capaci di rendere ogni momento della propria esistenza la continua scoperta di un universo straordinario con la consapevolezza che la vita e la morte siano in realtà due facce della stessa medaglia. E’ così, tra aneddoti e storie simili a fiabe, il libro commuove e al contempo stupisce per la propria semplicità e profondità, invita alla riflessione, insua dubbi, interrogativi, perplessità. L’unico rischio è quello che una volta arrivati alla fine del testo, guardandosi allo specchio si veda la propria vita come eccessivamente piatta, ripetitiva e materiale. Da assaporare quindi lontani dalla vista di valigie, potrebbe istigare il desiderio di abbandonare tutto e fuggire.

Zero Comments, teoria critica di Internet

zero_commentsZero Comments – Teoria critica di Internet ha da subito attirato la mia attenzione. Il nuovo libro di Geer Lovink è diviso in due macrotematiche: da una parte analizza il cosiddetto Web 2.0 con particolare focus sui blog, e dall’altra affronta l’argomento New Media Art, lo strano connubio tra arte e tecnologia digitale. La parte che mi ha maggiormente interessato è stata la prima. Non me ne vogliano gli esponenti delle ultime esplorazioni di computer e ambienti virtuali, ma i primi capitoli, ricchi di aneddoti e considerazioni circa la blogosfera, sono risultati più affini ai miei interessi (lavorativi e non). Dato per assodato l’assioma di Ian Davis per cui il web 2.0 è “un’attitudine, non una tecnologia“, il testo indaga sull’idelogia del free e sul modo con il quale gli strumenti della Rete stiano modificando l’accesso all’informazione (molto interessante per esempio il fenomeno dei “shocklog” olandesi). Argomenti decisamente complessi ma, almeno per il sottoscritto, di sicuro appeal. Il saggio, tramite una sorta tavola rotonda su carta, affronta la teoria generale del blog, un’analisi che cerca di interpretare la blogosfera e gli utenti che confrontandosi tra loro contribuiscono ad accrescerla di minuto in minuto. Qual è l’impulso che sottende i blog? Nichilismo? Cinismo? Vanità? Contro-cultura o conservatorismo? In che modo i blog determinano il sociale che li circonda? A queste e altre domande il libro tenta di dare un risposta, restando su una sfera prettamente teorica e, forse, alla fine un po’ confusionaria in quanto strutturata come un vasto puzzle di tanti contributi diversi tra i quali è facile perdere il filo (anche perchè le conclusioni vengono spesso lasciate ai lettori). Un libro molto “filosofico” insomma – corredato di Glossario – per adetti ai lavori, interessante ma a tratti di non semplicissima lettura.

Pan di Francesco Dimitri

Lo scorso 11 settembre alla libreria Feltrinelli Francesco Dimitri ha presentato il suo ultimo libro dal titolo Pan (edizioni Marsilio), una rivisitazione in chiave moderna (e italiana visto che la storia si svolge proprio a Roma) del Peter Pan di Matthew Barrie.
La Meravigliosa Wendy, il piccolo Michele, Giovanni e il suo sogno di diventare antropologo, Stefano, il padre che prima di ammalarsi studiò a lungo la leggenda dell’Isolachenonc’è, tematica ripresa più avanti dal figlio: questi sono alcuni dei protagonisti di un romanzo particolare che, prendendo spunto da una storia (pseudo)fantasy, racconta di bambini sperduti, di pirati e di esseri soprannaturali che si aggirano seminando violenza e terrore nella capitale. All’ombra del Colosseo infatti, sotto un velo di immobile normalità, a situazioni di routine quotidiana si alternano, come in una favola, diversi accadimenti – alcuni dei quali di forte tragicità – che testimoniano di lotte e scontri tra vecchie e nuove divinità (con gli uomini “normali” non relegati al ruolo di semplici comparse) in un continuo mescolarsi di sogno e realtà. Una lettura singolare, forse non accattivante in maniera costante lungo tutti i capitoli, un testo leggero che lo stesso autore ha definito come “fantastico realistico”, ideale per ravvivare la notte di Halloween.

Tutto può cambiare

Ho avuto modo di leggere in anteprima il libro Tutto può cambiare di Jonathan Tropper, un romanzo Garzanti uscito nelle librerie da alcuni giorni (18 settembre ndr). Zach è un giovane trentaduenne newyorkese che vive in un lussuoso appartemento di Manhattan con l’amico Jed e la fidanzata Hope. Non apprezza molto il suo lavoro da “specialista dell’outsourcing” alla Spandler Corporation, ma in fondo non si lamenta di come trascorre le proprie giornate. E’ all’oscuro del fatto che ben presto tre situazioni lo rimpiranno di interrogativi e faranno barcollare quelle che credeva essere le proprie certezze.
In primo luogo, nonostante l’imminente matrimonio, pensa con sempre maggiore insistenza a Tamara, la giovane moglie (e madre di Sophie) di Rael, l’amico di lunga data scomparso prematuramente a seguito di un incidente stradale. Il secondo motivo che alimenta le proeccupazioni di Zach è che una mattina, alzatosi per andare in bagno, osserva con orrore una goccia di sangue nella propria urina: ciò lo terrorizza e lo rende improvvisamente vulnerabile e pessimista. Infine, una visita inaspettata turberà ancor di più lo stato d’animo del ragazzo: il padre, dopo anni di latitanza da Zach e dai suoi fratelli, rispunta dal nulla portando con sé ricordi e rancore maldestramente sopito.
Il libro di Jonathan Tropper – una delle ultime rivelazioni della letteratura americana – è una ironica e coinvolgente riflessione su un uomo che, pianificata con dovizia i particolari la propria vita, vede scombussolati i suoi piani da una serie di eventi che lo portano a mettere in discussione sé stesso e tutto ciò in cui crede.

Opinioni di un clown

Opinioni di un clown di Heinrich Boll è un libro che mi ha attratto per il titolo (fa parte della collana Classici Moderni Mondadori). Raccoglie, in una sorta di diario, le riflessioni e i ricordi di Hans Schnier, un clown di professione nella Germania del dopoguerra. In qualità di artista, attraverso le sue pantomime, analizza e critica in chiave comica il mondo borghese che si sta sempre più diffondendo in virtù del miracolo economico tedesco. Le sue riflessioni, le sue battute, fanno venire a galla le contraddizioni di una società che forse troppo rapidamente ha cambiato faccia, dimenticando in fretta le profonde ferite del conflitto bellico. A maggior ragione quando a causa di un infortunio al ginocchio e al contemporaneo abbandono della compagna Maria, Hans si ritrova solo e senza soldi in una Bonn nella quale, visti i suoi tanti viaggi, non sente il conforto di casa, le sue frecciate, i suoi giudizi diventano ancora più acidi nei confronti della famiglia – in particolare dei genitori – e delle persone che nel corso degli anni gli si sono avvicinate e che, a suo vedere, mancano di coerenza e basano la loro vita su valori effimeri e, spesso, di comodo. E così Hans, in preda allo sconforto più totale – arriva laddove un clown non dovrebbe mai spingersi, far pena, compassione agli altri – decide di rimettersi in gioco, prende la chitarra e un cuscino e corre ad esibirsi alla stazione dei treni, proprio nel giorno del carnevale: tra tante maschere forse il suo volto truccato di bianco è in realtà molto più vero e genuino di chi gli passa vicino e ascolta di sfuggita le sue canzoni.

Lo strano caso di Emma Bovary

Lo strano caso di Emma Bovary di Philippe Doumenc è un libro che, partendo dalla morte del celebre personaggio di Flaubert, immagina un’indagine per capire se effettivamente si sia trattato di suicidio o se invece dietro il decesso della bella moglie di Charles si nasconda una verità più complessa.
Il piccolo paesino della Normandia Yonville-l’Abbaye è sconvolto da una tragedia: al capezzale di una moribonda giovane, ad affiancare il farmacista Homais con la moglie, e il marito della signora Bovary, giungono il dottor Canivet e il dottor Larivière ma a nulla valgono i tentativi di far fronte all’avvelenamento della giovane con arsenico. La donna, che poco prima di inghiottire il veleno aveva scritto una lettera nella quale annunciava l’estremo gesto, presenta tuttavia degli strani segni che potrebbero dare adito alla suggestiva ipotesi di un crimine. Pare inoltre che, in punto di morte, la signora Bovary abbia pronunciato le parole: “Assassinata, non suicida”. Il Procuratore del Re quindi, per chiudere la faccenda, invia nel paesino il gendarme Delévoye e il giovane Remi per tentare, con la massima discrezione e senza allarme i cittadini del villaggio, di far luce sulla morte della bella Emma. Il parroco, il sindaco, il notaio, la locandiera, l’usuraio, molte persone vengono interrogate e pian piano emergono sempre maggiori particolari circa la vita della signora Bovary e i molti intrighi che animavano le notti del piccolo centro abitato. Come la neve del lungo inverno era prossima a sciogliersi lasciando spazio ai fiori, così mano a mano che il giovane Remi tenta di stabilire l’esatta dinamica dei fatti che avevano portato alla morte della signora Bovary, spuntano sempre nuovi dettagli, nuove ammissioni che arricchiscono la scena e il numero dei sospettati.
Un esperimento singolare quello di Doumenc, un giallo di facile e veloce lettura che prendendo spunto dal romanzo di Flaubert analizza con l’occhio di un detective i compaesani – e loro segreti – della bella Emma, di quel piccolo villaggio della Senna Inferiore nel quale, sin dal suo arrivo, l’infelicità e la noia l’avevano attanagliata.