Sempre per la rassegna di Locarno a Roma, lo scorso venerdì ho visto Sonbahar (Autunno), un film di Ozcan Alper. Il personaggio chiave del film – premio arte & essai CICAE – è Yusuf, un uomo che in virtù della sua lotta per la democrazia nel suo Paese, una volta rilasciato dopo un lungo periodo di prigionia torna nel suo paese natale. Ad attenderlo c’è la madre e un amico di infanzia, Tolto. I giovani della sua età, come del resto la sorella, hanno lasciato il piccolo villaggio per cercare maggiore fortuna altrove. Yusuf è malato è in un paese di ormai soli anziani rimane ancora ostaggio dei ricordi di quando era studente e credeva e lottava per la propria causa. Ora infatti è spento, quasi incace di reagire di fronte a una vita che al di fuori del carcere sempre passare velocissima. L’unico appiglio alla sua monotona vita è rappresentato da Elka, una giovane conosciuta una sera in un bar. Ma la solitudine e i traumi subiti non sono facili da superare e ormai Yusuf si sente vuoto, incapace di reagire, vittima della propria cronica tristezza.
Film dai bei paesaggi (incredibilmente si possono apprezzare sia le onde del mare che la neve dei monti), con pochi dialoghi che scorre – un po’ come alcune pellicole coreane – con una ricerca lentezza.
Autore: umbazar
Opinioni di un clown
Opinioni di un clown di Heinrich Boll è un libro che mi ha attratto per il titolo (fa parte della collana Classici Moderni Mondadori). Raccoglie, in una sorta di diario, le riflessioni e i ricordi di Hans Schnier, un clown di professione nella Germania del dopoguerra. In qualità di artista, attraverso le sue pantomime, analizza e critica in chiave comica il mondo borghese che si sta sempre più diffondendo in virtù del miracolo economico tedesco. Le sue riflessioni, le sue battute, fanno venire a galla le contraddizioni di una società che forse troppo rapidamente ha cambiato faccia, dimenticando in fretta le profonde ferite del conflitto bellico. A maggior ragione quando a causa di un infortunio al ginocchio e al contemporaneo abbandono della compagna Maria, Hans si ritrova solo e senza soldi in una Bonn nella quale, visti i suoi tanti viaggi, non sente il conforto di casa, le sue frecciate, i suoi giudizi diventano ancora più acidi nei confronti della famiglia – in particolare dei genitori – e delle persone che nel corso degli anni gli si sono avvicinate e che, a suo vedere, mancano di coerenza e basano la loro vita su valori effimeri e, spesso, di comodo. E così Hans, in preda allo sconforto più totale – arriva laddove un clown non dovrebbe mai spingersi, far pena, compassione agli altri – decide di rimettersi in gioco, prende la chitarra e un cuscino e corre ad esibirsi alla stazione dei treni, proprio nel giorno del carnevale: tra tante maschere forse il suo volto truccato di bianco è in realtà molto più vero e genuino di chi gli passa vicino e ascolta di sfuggita le sue canzoni.
Choke, soffocare
Ho avuto modo di vedere (in versione originale sottotitolata) una delle pellicole del 61esimo festival di Locarno, il cui titolo è Choke (Soffocare).
Regia di Clark Gregg il film è il riadattamento dell’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk (famoso per Fight Club) e presenta, con un spassosissima vena ironica, le vicende di Victor Mancini un ragazzo sesso-dipendente che, lasciati gli studi di medicina, lavora come figurante in un parco che ripropone alle scolaresche la vita dell’America dei coloni. E come sul lavoro, anche nella vita reale Victor è imprigionato nel suo passato: da una parte non riesce più a parlare con la madre se non fingendosi un avvocato, dall’altra pur seguendo delle terapie di gruppo (in compagnia del miglior amico) non è in grado di superare la propria sete di fisicità. Forse il suo ricercare il piacere fine a sé stesso rappresenta una sorta di fuga dai problemi (e in fondo dalla vita), sta di fatto che con il peggiorare delle condizioni della madre Victor inizia a pretendere delle spiegazioni, delle risposte alle domande che si è sempre posto ma che non hanno mai avuto risposta: smette di fuggire, si mette in gioco e decide di affrontare i propri sentimenti e la verità alla base della propria esistenza. Il film – che rispecchia fedelmente il libro differenziandosi un po’ solo nel finale – è una serie di sketch divertenti, provocatori (i richiami alla religione sono davvero esilaranti) che raccontano di come un uomo affronti le proprie debolezze, le proprie incertezze, di quali ingegnosi piani riesca a pianificare per accumulare il denaro sufficinte a sopravvivere e di quanto coraggio poi dimostri nell’affontare la vita lasciandosi guidare dal proprio istinto. Perchè in fondo Victor ci rappresenta.
Ggoal, il motore di ricerca partecipativo
Google si sa, ormai è istituzione (ho recentemente letto che a breve dovrebbe addirittura lanciare dei propri telefonini, ovviamente perennemente connessi a Internet). Ma se si pensa al web 2.0, a una Rete decisamente più partecipativa, anche il colosso di Mountain View appare almeno in parte obsoleto, un po’ troppo old stile. Certo, la missione di chi vorrebbe scalzare la posizione (iper)dominante di quello che ormai è il motore di ricerca per eccellenza non è affatto semplice (dato per scontato che la cosa sia fattibile). Tra i tanti progetti, mi permetto di segnalare Ggoal, un motore di ricerca realizzato dagli utenti che abbandona gli spider e valorizza i contributi e quindi la conoscenza dei navigatori del web. Il sistema, ancora in versione beta, permette agli utenti stessi di segnalare le risorse dalle quali sono soliti cercare le informazioni inerenti a un determinato argomento. La cosa interessante è che il sistema mira a riprodurre la logica umana del brainstorming, indivuando cioè nei risultati, una galassia di parole che possono essere associate alla ricerca eseguita.
In secondo luogo, l’idicizzazione e il posizionamento di un sito, non seguono regole dettate dall’advertising, ma vengono decisi in maniera diretta dall’utente in base a link cliccati. L’iniziativa è ambiziosa ora non resta che sperare nella pazienza degli utenti che, registrandosi, possono suggerire i loro spazi informativi più utilizzati (per ora infatti sono davvero poche le parole chiave che inserite mostrano dei risultati). In bocca al lupo!
[update: ggoal è diventato il primo gioco di calcio strategio e manageriale, perdendo la sua iniziale vocazione]
ForestLove
L’estate si sa è un periodo decisamente sensuale e l’erotismo, forse in virtù del fatto che la gente si spoglia nel tentativo di fuggire alla calura, da velato si fa decisamente più concreto. Prendendo la palla al balzo, dopo questa introduzione sibillina (?!?) segnalo l’originale iniziativa di Greenpeace e del video ForestLove con il quale la storica associazione internazionale per la difesa del pianeta tenta di sensibilizzare il grande pubblico sul problema del degrado delle foreste del mondo. Il fimato lascia spazio a gemiti e carezze tra alberi e arbusti giocando su un sapiente collage di sensualità e ironia. Le allusioni terminano poi con la scritta: «Come together for forests», slogan più che ambiguo che sottende però anche all’unione nella battaglia politica. “Volevamo essere certi che durante l’estate i commissari dell’Unione Europea non dimenticassero la nostra campagna e la nostra causa” hanno spiegato da Greenpeace: beh, credo che si siano riusciti.
Lo strano caso di Emma Bovary
Lo strano caso di Emma Bovary di Philippe Doumenc è un libro che, partendo dalla morte del celebre personaggio di Flaubert, immagina un’indagine per capire se effettivamente si sia trattato di suicidio o se invece dietro il decesso della bella moglie di Charles si nasconda una verità più complessa.
Il piccolo paesino della Normandia Yonville-l’Abbaye è sconvolto da una tragedia: al capezzale di una moribonda giovane, ad affiancare il farmacista Homais con la moglie, e il marito della signora Bovary, giungono il dottor Canivet e il dottor Larivière ma a nulla valgono i tentativi di far fronte all’avvelenamento della giovane con arsenico. La donna, che poco prima di inghiottire il veleno aveva scritto una lettera nella quale annunciava l’estremo gesto, presenta tuttavia degli strani segni che potrebbero dare adito alla suggestiva ipotesi di un crimine. Pare inoltre che, in punto di morte, la signora Bovary abbia pronunciato le parole: “Assassinata, non suicida”. Il Procuratore del Re quindi, per chiudere la faccenda, invia nel paesino il gendarme Delévoye e il giovane Remi per tentare, con la massima discrezione e senza allarme i cittadini del villaggio, di far luce sulla morte della bella Emma. Il parroco, il sindaco, il notaio, la locandiera, l’usuraio, molte persone vengono interrogate e pian piano emergono sempre maggiori particolari circa la vita della signora Bovary e i molti intrighi che animavano le notti del piccolo centro abitato. Come la neve del lungo inverno era prossima a sciogliersi lasciando spazio ai fiori, così mano a mano che il giovane Remi tenta di stabilire l’esatta dinamica dei fatti che avevano portato alla morte della signora Bovary, spuntano sempre nuovi dettagli, nuove ammissioni che arricchiscono la scena e il numero dei sospettati.
Un esperimento singolare quello di Doumenc, un giallo di facile e veloce lettura che prendendo spunto dal romanzo di Flaubert analizza con l’occhio di un detective i compaesani – e loro segreti – della bella Emma, di quel piccolo villaggio della Senna Inferiore nel quale, sin dal suo arrivo, l’infelicità e la noia l’avevano attanagliata.
L’applicazione del sito Samsung Mobile
Alle volte d’estate il riposo più assoluto si può trasformare in noia e improvvisamente il dolce far niente si può tramutare in un’apatia sconfortante. Mi permetto così di segnalare un’applicazione del sito inglese di Samsung Mobile con la quale ho giochicchiato parecchio. Basta andare nel minisite dei cellulari e cliccare in basso al centro sulla scritta PLAY WITH STYLE & FUNCTION: apparirà una finestra con quattro strumenti (il mio preferito in assoluto è l’opzione “move”) e una sorta di goccia semisolida con la quale interagire dimenticando l’afa estiva.
claimID, la tua identià online
Sul finire dell’estate, prima di viaggi e relax vacanziero, capita che qualcuno si faccia prendere dall’ansia per i propri documenti scaduti, rovinati, smarriti. Certo sarebbe tutto molto più semplice se si potesse adottare una sorta di biglietto da visita virtuale sempre aggiornato. Forse è proprio a questo che hanno pensato due studenti della università della Nord Carolina quando hanno lanciato claimID un sistema che permette di creare un proprio profilo tramite il quale accedere a una miriade di siti come Livejournal o Technorati e nel quale indicare i link al proprio blog, del proprio sito e dei social network utilizzati. Un modo alternativo per farsi trovare, per presentare al mondo della Rete le proprie attività collegate al web e per difendersi da eventuali usi non autorizzati e diciamo così “non ufficiali” della propria identità.
Sweeney Todd
Sono un fan di Tim Burton, del suo cinema lugubramente onirico dal retrogusto gotico decandente (mammamia che espressione mi è uscita!). La sua riproposizione sul grande schermo del musical Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street, non è tuttavia riuscita a convincermi appieno. Benjiamin Barker è un barbiere che, dopo anni di ingiusto esilio da Londra, torna nella sua terra carico di rabbia e bramoso di vendetta verso coloro che, in primis il giudice Turpin, hanno frantumato i suoi sogni rubandogli la gioia di una vita accanto alla moglie e alla neonata figlia. Torna e non è più lo stesso. O meglio, pur adottando il nome di Sweeney Todd, in virtù della sua ancora validissima abilità con le lame, riapre nel suo vecchio appartamento il proprio locale per la rasatura della barba, nella speranza di attirare a sé come clienti coloro che lo avevano condannato.
La storia insomma è un intrico a metà tra i Promessi Sposi e Il Conte di Montecristo che, nonostante le belle e divertenti musiche e le scenografie, non è stata in grado di trascinarmi, di coinvolgermi, sembrando più di una volta scontata. Manca forse lo spessore dei personaggi principali: il protagonista, ad esempio, è talmente accecato dalla propria sete di sangue che risulta privo di quel fascino che solitamente conquista lo spettatore qualora il cattivo sia molto introspettivo e ogni tanto vacilli nelle proprie certezze. E poi c’è il capitolo sgozzamenti. Credevo, dopo Kill Bill, di aver visto litri di sangue a sufficienza… ma se nella pellicola di Tarantino i fiotti purpurei erano un “omaggio” ai bmovies, in questa pellicola è presente un gusto per lo splatter a mio giudizio eccessivo che, oltrettutto troppo stride con le canzoncine (I feel you, Johanna…) e i puri sentimenti del giovane marinaio Anthony, l’alter-ego di Sweeney Todd (ogni volta è proprio così necessario soffermarsi sul modus operandi del carnefice?). Pare che diversi registi abbiano mostrato nel corso degli anni interesse verso il musical, da Alan Parker a Sam Mendes: la versione di Burton pur ricevendo molti riconoscimenti (2 golden globe e 1 oscar), non ha però scalato le posizioni dei film a me più cari nonostante musiche e scenografie (ah, caro vecchio Ed Wood…).
Plurk, il tuo social journal
Nella mia smania di testare nuovi social network, mi sono imbattuto in Plurk un modo alternativo di comunicare online gli eventi che caratterizzano le mie giornate. Con un semplice messaggino (da massimo 140 caratteri), in una timeline, posso facilmente condividere con amici (e volendo anche con tutti gli altri utenti) i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie attuali attività. Posso scegliere di utilizzarei i tag predefiniti – ad esempio feels, thinks, loves e was – o posso scrivere liberamente ciò che la fantasia mi suggerisce. Posso aggiungere video, immagini, posso scegliere di far visualizzare i miei diversi messaggi a differenti gruppi di amici. Posso inviare info anche navigando nelle Rete dal mio cellulare. E come parametro per misurare la mia attività nella Rete, faccio riferiemento al mio Karma: più Karma, maggiori opzioni a disposizione. Plurk, in definitiva, è un servizio il cui nome è esplicativo: la cronologia di ciò che mi riguarda, una sorta di storybook amatoriale. Insomma, una versione avanzata di Twitter. Plurk: your life, on the line.