Vicky Cristina Barcelona

Vicky Cristina BarcelonaSono un fan di Woody Allen, del suo umorismo graffiante, della sua ironia caustica, dei suoi aforismi brillanti. Ultimamente però al cinema fatico a riconoscerlo. Forse è semplicemente maturato, più soddisfatto e fiducioso di sé e quindi meno “paranoico” nelle pellicole che lo vedono dietro la macchina da presa. O forse la lontananza dalla sua amata New York gli ha permesso di divincolarsi dal “suo” cinema per sperimentare altri modi di raccontare, sta di fatto che appena finita la visione di Vicky Cristina Barcelona, faticavo a pensare che il film fosse l’ultima fatica dallo stesso regista di Harry a pezzi o di Zelig. Insomma, il film con protagonisti Scarlett Johansson, Javier Bardem e Penelope Cruz non è brutto, ma forse sa un po’ troppo di spot pro-Catalogna (e pro-Fiat/Alfa Romeo), risultando vivace ma, se confrontato con il primo Allen, troppo leggerino. Per carità i momenti di satira non mancano. In particolare due temi del film mi sono piaciuti: da una parte lo sketch circa l’equilibrio di coppia da cercare (e trovare) al di fuori della coppia stessa, in una terza persona capace di diventare l’anello forte del legame in una relazione allargata ma finalmente stabile. E poi il fatto che, in definitiva, nonostante i triangoli amorosi, l’arte, il sole e l’estate, una volta finita la vacanza, alla fine poi torni tutto come prima. Tra l’altro a ben guardare in tutta la pellicola non c’è ombra di coppia “funzionante”: litigi, dubbi, gelosie, tradimenti, rimpianti, ricongiungimenti e allontamenti repentini, rappresentano la “normalità”. Proprio in ciò (e nel richiamo all’arte – nel caso specifico pittorica – come espressione del proprio io) credo risieda la firma di Woody: tra le righe riemerge infatti quel pessimismo cronico verso un rapporto di coppia duraturo che sin dai tempi di Io & Annie il regista di Brooklyn ha trasmesso non solo sullo schermo ma anche nella sua travagliata vita privata.

Rispondi