Una scelta, quella del giornale britannico, che ha riportato in auge la questione del paywall, strumento utilizzato dalla testata a partire dal 2010 che ha consentito allo storico quotidiano di superare quota 410mila abbonati, chiudendo così l’anno in attivo (primo segno positivo nel bilancio dal 2002).
La contrapposizione con The Guardian, giornale senza alcuna “barriera all’ingresso” che di mese in mese continua ad espandere il proprio bacino di utenza ma il cui gruppo ha fatto registrare negli ultimi dodici mesi un notevole incremento delle perdite (passate da 14.7 milioni di sterline del 2015 a 68,7 milioni di sterline nel 2016), almeno per un giorno, è quindi venuta meno.
Quello del Times non è in realtà un paywall completamente restrittivo: consente infatti anche ai non abbonati di visualizzare i contenuti video condivisi attraverso i social network e, novità delle ultime settimane, permette agli utenti registrati al sito senza abbonamento di “sbloccare” due articoli alla settimana da poter leggere gratuitamente, ricevendo poi nella caselle di posta elettronica la segnalazione delle notizie più rilevanti della giornata. Iniziative queste che puntano ad attirare nuovi potenziali abbonati al giornale (il cui prezzo minimo di sottoscrizione digitale + cartaceo ammonta a 5 sterline a settimana) e a comprendere in maniera migliore il pubblico di riferimento della testata.
La scelta del paywall si inserisce in una più ampia strategia che il Times ha deciso di adottare: per differenziarsi dalle numerose risorse gratuite incentivando la fidelizzazione dei lettori, dal punto di vista editoriale, il quotidiano punta su approfondimenti, analisi e report, superando il continuo aggiornamento delle cosiddette breaking news. Con contenuti offerti agli utenti a orari fissi (alle 9, alle 12 e alle 17), la redazione ha creato veri e propri appuntamenti informativi con il bacino di lettori. Un approccio che, oltre ad ottimizzare le risorse, stando a quanto riferito da Alan Hunter, head of digital del Times, ha contribuito ad aumentare del 20% le visite settimanali al sito di ogni singolo user.
Anche per quel che concerne la delicata questione della moderazione dei commenti agli articoli, il Times adotta un intelligente compromesso: consente di utilizzare pseudonimi ma solo dopo che gli utenti abbiano fornito i loro estremi. Un semplice modo per responsabilizzare i lettori nel momento in cui desiderano interagire con la redazione rafforzando al contempo la relazione tra lo staff del giornale e il proprio pubblico.
In definitiva, il Times risulta uno degli esempi di maggior successo della teoria della coda lunga di Chris Anderson applicata al giornalismo: un modello che punta a soddisfare le esigenze informative di una “nicchia” ben definita di lettori affezionati i quali, sottoscrivendo una delle forme proposte di abbonamento, dimostrano concretamente di riconoscersi nella testata e partecipano, anche su web, alla sostenibilità del progetto.