La lieta storia del grifone tornato a volare

In un momento come quello attuale c’è più che mai bisogno di belle storie, del racconto di episodi che possano infonderci un po’ di ottimismo. Non essendo un appassionato di motori solo ora sono venuto a conoscenza della vicenda legata a Saab, la storica industria automobilistica – in realtà nata come Svenska Aeroplan AktieBolaget, società per azioni aeroplani svedesi – che in questi anni ha dovuto affrontare parecchie turbolenze. Ma, come in una sorta di fiaba Disney in chiave moderna (il seguito di Cars Motori Ruggenti?), le vicende terminano con un lieto fine. Il glorioso marchio sull’orlo del baratro viene salvato da tutti i propri fan che, organizzatisi in movimenti – per l’Italia, per esempio, il SaabWay Club ha organizzato l’evento Italiano “Save Saab” all’Autodromo della Franciacorta – capaci di sensibilizzare il grande pubblico sulla gestione (forse non proprio oculata) dal marchio da parte del gruppo americano General Motors. Tanto affetto poteva rimanere non corrisposto? Ovviamente no. Ed ecco così che la “rivolta popolare” (che ha fatto registrare anche la partecipazione in prima linea del governo svedese) è stata in grado di accendere l’interesse della casa olandese Spyker che inizia una estenuante trattativa che porta, a fine gennaio, a ufficializzare l’accordo che porta alla nascita di una nuova compagnia indipendente da GM. La casa del grifone è salva e può così tornare a volare (per la serie: “…e vissero tutti felici e contenti“). Tanto che poi la “nuova” Saab decide di realizzare una campagna di comunicazione per ringraziare tutti gli appassionati che hanno contribuito a far nascere la casa automobilistica una seconda volta. Ecco quindi un video, un sito, un concorso (chiamato Saab Your Mind) e una pagina Facebook per testimoniare la vicinanza del brand al proprio pubblico di estimatori. Viva le favole a lieto fine! E viva anche le aziende capaci di adoperarsi per fare in modo che i propri consumatori si sentano parte integrante di quella grande famiglia chiamata brand.

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Il Design Week si tinge di rosso Campari Soda

Tra le location più originali del Salone del Mobile appena terminato, un posto di assoluto rilievo spetta sicuramente al Camparitivo in Triennale, lo spazio pensato e progettato Matteo Ragni – che, dallo scorso anno, collabora con Campari – tramite il quale l’architetto ha voluto ripensare usi e costumi legati all’aperitivo.

La location in questione, per gli appassionati di design ma non solo, è una sorpresa continua. Tra i tanti arredi originali si possono ammirare: Fortunata, la lampada che Matteo Ragni ha disegnato giocando con i triangoli con i quali Depero, nell’ormai lontano 1932, inventò la formula stilistica del Campari Soda; Camparina, la sedia modellata per assecondare le esigenze sia del cliente (che pur seduto può muoversi con la massima libertà) che del barista (che può impilare le sedie senza alcuna fatica); il bancone del bar con dei riflessi “digitali”, la parte centrale del tavolino che ruota in stile “nastro trasportatore di sushi” per meglio condividere bevande e stuzzichini; gli specchi che ricoprono le colonne e che riflettono il verde del Parco Sempione e gli ospiti del bar; bottigliette di Campari Soda che, una volta svuotate, diventano parte di originali bicchiere con i quali sorseggiare l’aperitivo, stringendo tra le mani un pezzo di storia del design; l’enorme “lampadario” all’ingresso che, giocando sul concetto di pianeta rosso, richiama contemporaneamente Marte e Campari Soda.

Dulcis in fundo Futuro Meraviglioso, dieci porte – visibili da dieci “telescopi” la cui forma richiama ancora una volta quella della bottiglia pensata da Depero – che proiettano Campari nel futuro, nel 2160, giocando così con la ricorrenza dei 150 anni che l’azienda festeggia proprio quest’anno.

Scoprire questo particolare angolo di Milano con le parole dello stesso Matteo Ragni in qualità di Cicerone è stata davvero un’esperienza suggestiva, un sentito ringraziamento a Campari che ha voluto coinvolgere alcuni blogger – tra i quali il sottoscritto – nella preview del giorno precedente l’inizio ufficiale del Salone del Mobile 2010 (fantastico anche “telescopio da meditazione” che è stato offerto come gadget, uno strumento “per guadare lontano, dentro se stessi”).

Termianato il Salone resta sempre un po’ di nostalgia per la fine di una settimana che rende Milano un’eclettica capitale europea, un crogiuolo di lingue e volti di nazionalità differenti. Quest’anno però, a rendere meno “doloroso” il concludersi degli eventi legati al Fuorisalone, si potrà per fortuna contare sul Camparitivo in Triennale che rimarrà attivo per tutta la stagione estiva.

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That’s Opera Talent: bella chance per musici e cantanti d’opera amatoriali

Quando frequentavo le superiori (ormai un bel po’ di tempo fa) tra i banchi di scuola, per abbattere la noia di alcune lezioni, ogni tanto tiravo fuori dall’astuccio una sorpresina Kinder a forma di bisonte (con delle rotelline al posto delle zampette che fanno muovere le mascelle) e mi esibivo, come ventriloquo, in Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini, dando voce (e anima?) all’animaletto di plastica. Oggi un contest ha riportato alla mia attenzione la musica lirica, non esattamente una mia passione ma comunque un’arte che mi emoziona. E’ That’s Opera Talent, il primo concorso online per scoprire nuovi cantanti lirici e musicisti classici. Nell’ambito del Puccini Festival 2010 è onair da alcune settimane una competizione artistica – promossa da Ricordi & C., Ministero delle Gioventù e Ministero dei Beni Culturali – finalizzata ad aiutare i cantanti d’opera e i musicisti classici amatoriali nelle loro carriere, fornendo l’opportunità di gareggiare per potersi esibire nella presentazione dal vivo della Madama Butterfly e vincere gli altri premi indicati nel regolamento. La cavalcata di Susan Boyle vi ha esaltato? Allora non vi resta che scaricare musiche e spartiti, esercitarvi nei gorgheggi o affinare la vostra abilità con uno strumento, riprendere la vostra esibizione da solista e caricare il video nel canale che Youtube ha dedicato all’iniziativa, la cui iscrizione è gratuita. Quasi quasi ci provo anch’io, vado subito a ripassare l’Addio fiorito asil del terzo atto, quando Pinkerton, accompagnato da Kate – giovane donna sposata negli Stati Uniti – è alla ricerca del figlio (suo e di Cio-cio-san) che vorrebbe portare con sé per fornirgli un’educazione “occidentale”. In bocca al lupo a tutti coloro che (spero numerosi vista la bella e originale iniziativa) si avvicineranno al mondo dell’opera e della musica classica, ci vediamo su Youtube!

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CityDeal, il gruppo di acquisto della tua città

Ho scoperto pochi giorni fa quasi per caso l’esistenza dei gruppi di acquisto, una delle possibili risposte al delicato periodo economico-finanziario che stiamo vivendo. In estrema sintesi, se non ho capito male, si tratta di consumatori che, per risparmiare, si organizzato acquistando all’ingrosso prodotti da distribuire alle proprie famiglie. Cercando nel web maggiori informazioni a riguardo ho poi scoperto che ci esistono anche i cosiddetti G.A.S., gruppo di acquisto solidali che, partendo da un approccio critico al consumo, applicano il principio di equità e solidarietà basando la scelta dei fornitori sulla base dell’impatto ambientale (prodotti biologici o ecologici) piuttosto che sulla tutela dei piccolo produttori locali. Attualmente in Italia, secondo la Rete nazionale di collegamento dei G.A.S., sono oltre 600.
Tra i gruppi di acquisto non solidali, invece, alcuni solo legati al canale dell’e-commerce. Uno di questi è CityDeal. Nato in Germania quattro anni fa, il sistema di web coupon è da poco arrivato anche in Italia e propone ogni giorno sconti per palestre, centri benessere, ristoranti e appuntament legati all’intrattenimento. Il numero, come per qualsiasi altro gruppo di acquisto, fa la forza. Proprio grazie a numerosi utenti è possibile infatti ottenere uno sconto per usufruire di servizi a prezzi contenuti. L’importante è raggiungere il numero minimo di partecipanti entro un determinato arco temporale. Il sito, per incentivare le persone a iscriversi, presenta inoltre una sezione che permette di accumulare degli accrediti per ogni nuovo cliente. Altra particolarità è quella di poter seguire il CityDeal referito alla proprio città sia su Facebook che su Twitter. Il sistema è appena nato ma potenzialmente pare interessante, ne seguirò sicuramente gli sviluppi.

[update: grazie ad una rapidissima espansione CityDeal ha attirato l’attenzione di Groupon, il colosso americano degli acquisti geolocalizzati sul web, che ha acquistato la società il 17 Maggio 2010, i link indicati nel post non risultano più validi]

Only the brave, la nuova fragranza Diesel

Only the Brave è la nuova frangranza maschile by Diesel il cui lancio mi ha davvero colpito. Il nuovo profumo – presentato un anno fa al Temporare Kunsthalle di Berlino con una festa con 900 ospiti selezionati – vuole comunicare tenacia, coraggio e forza. Come? Con una serie di iniziative multisciplinari.

Partiamo dall’oggetto nel quale è contenuto il profumo, una confezione originale, aggressiva e di impatto più che mai adatta a una fragranza che mescola sapientemente cuoio e ambra con note di limone e violetta. Un vero pugno al conformismo che molte volte finisce per rendere il packaging un elemento non così caratteristico.

Anche i visual pubblicitari, in bianco e nero, a firma del fotografo Planton, trasmettono sguardi ed espressioni di un marcato senso di determinazione e una potente forza interiore. Indipendenza, ritmo, fierezza sono anche le colonne portanti dei video che sembra riproporre moderni James Dean in cerca di riscatto e di vita senza compromessi.

In uno dei video come testimonial compare anche Common, artista hip hop di Chicago assoluto protagonista del Block Party, una jam sessione esclusiva che ha visto alternarsi sul palco numerosi artisti nel cuore di Parigi lo scorso 15 maggio (vedi “trailer” qui sotto). Una sorta di “festa di quartiere” ispirata al Block Party di Dave Chappelle (diventato poi un film di Michel Gondry) che nel 2005 è riuscito a radunare i grandi nomi del’hip hop americano come i The Roots, The Fufees, Kanye West e appunto Common. Un evento gratuito, quello di Diesel a Place Stalingrad, tenuto nascosto sino quasi all’ultimo, quando nella Rete si rincorrevano le più varie versioni circa l’evento.

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Diesel Only the Brave Italy
di ebuzzing

Per quanto riguarda la parte online la nuova fragranza si presenta su differenti canali tra loro collegati: un blog, un canale YoutTube e un profilo Twitter chiamati IsBrave attraverso i quali vengono veicolati contributi su arte, design, moda e costume. Ai social network si affianca il sito ufficiale che, nella sezione “Performance” consente all’utente di immergersi in esperienze “grafiche tridimensionali artistico-sonore” a volte un po’ inquietanti ma davvero particolari (e i cui wallpaper si possono anche scaricare in tre diverse dimensioni) in virtù delle quali è il sito – molto lontano dalla classica landing page di prodotto – è stato segnalato anche da FWA, la raccolta di siti innovativi assolutamente da visitare.

Un lavoro a tutto tondo capace di coinvolgere in maniera profonda l’utente in grado di “vivere”, anche solo in maniera virtuale, il prodotto e le sue peculiarità.

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Oggi Internet si colora di Telethon

Quando mi è stato chiesto di dare il mio (piccolissimo) contributo alla web marathon 2009 non ho esitato nemmeno un secondo. Telethon, in estrema sintesi, è un polo d’innovazione per la ricerca sulle malattie genetiche rare. Da vent’anni raccoglie fondi – soprattutto tramite la tv – e sostiene la ricerca e la cura di malattie che colpiscono per la stragrande maggioranza i più piccoli.
Oggi, 11 dicembre, contemporaneamente alla maratona televisiva Rai, è attiva anche una maratona web: portali, siti, blog e social network tutti uniti per tentare di sensibilizzare la Rete proponendo notizie, approfondimenti, aste online, visti grafiche pensate proprio per le due giornate di Telethon, per segnalare i molti eventi previsti lungo tutta la Penisola. E ovviamente per diffondere banner e widget per la donazione virtuale.
Un’altra bella occasione per dimostrare come il web sia vivo e attivo. Lunga vita alla ricerca e avanti con la raccolta fondi!

INQ1, la mia prova del facebookphone

Per far conoscere INQ1, con una bella iniziativa articolata su twitter e friendfeed, la 3 ha distribuito dei cellulari da testare. Anche il sottoscritto, dopo vari tentativi, in zona Cesarini, è riuscito ad aggiudicarsi un telefonino (grazie ancora per l’opportunità!).
Pochissimi giorni dopo la comunicazione della vincita – e dopo la compilazione dei moduli necessari a registrare sim e cellulare – ho ricevuto un bel pacchettino a forma di cubo. Con grande curiosità ho aperto la confezione e ho finalmente potuto avere tra le mie mani l’INQ1, noto anche come facebookphone. La prima cosa che mi ha colpito è come non ci siano manuali. Una decina di card colorate spiegano con semplicità e senza troppi giri di parole le caratteristiche del cellulare. Leggo incuriosito e capisco quali siano i punti di forza del telefonino: la possibilità di poter accedere a Facebook, quella di poter utilizzare Skype, la rubrica con la quale associare ai numeri di telefono le varie identità internet (in questo modo, quando ad esempio si riceve una chiamata, potrà apparire l’immagine del profilo Facebook di chi sta mettendo in contatto con noi), la possibilità di gestire i feed per seguire gli aggiornamenti dei propri siti preferiti e infine quella di configurare dei widget nella pagina iniziale.
Accendo il cellulare, faccio scattare in avanti lo schermo e, scritto il pin, grazie al tasto carosello navigo nel menu rapido del telefonino, scoprendo, oltre alle applicazioni già citate, anche Messanger, Youtube, pianeta 3 (sezione nella quale acquistare giochi, musica e news) e il pulsante “internet” dal quale posso scegliere se accedere a Google Search, Youtube, Yahoo Search, MSN Mobile, MySpace e eBay. Nella home, in alto, trovo preinstallato un widget: inserisco il nome della città in cui mi trovo e vengo informato su meteo e temperature. Scelgo Google per provare il browser e casualmente scopro che lo schermo permette anche la navigazione in orizzontale semplicemente girando il cellulare. Dopo aver disattivato il sistema di scrittura facilitata, scrivo il nomignolo con il quale sono noto online e poi visito il mio blog. Quando premo il tasto Indietro, nella schermata appaiono i livelli di navigazione per cui posso scegliere con estrema facilità se tornare all’inizio del mio percorso o solo indietro di uno step. Poi provo Youtube: vado nella home e scelgo il primo video della lista (“doesn’t mean anything libe from black ball”) salvo poi leggere “not available on mobile”. Passo alla ricerca. Ridisattivo il sistema di scrittura facilitata – strano non si memorizzi la mia preferenza antit9– e scrivo “glass and the gost children smashing pumpkins”. Clicco “watch video” aspetto alcuni secondi per la connessione e poi mi vedo il video (cinque livelli di volume a mio giudizio sono troppo pochi, pur scegliendo il primo livello il volume mi pare troppo alto per gli autoparlanti del cell). Decido di passare al menu del cellulare: decisamente spartano, presenta 12 caselle, dal tasto fotocamera a quello impostazioni, da sveglia a giochi e applicazioni (nemmeno un gioco preinstallato, uffi). Scelgo feed e trovo già inseriti quelli della Gazzetta dello Sport.
Leggendo la user guide del cd, scopro anche come INQ1 permetta di stabilire una connessione Internet ad alta velocità per il computer tramite cavo USB e driver incorporati. Inoltre leggo come il cellulare permetta l’accesso al proprio account Last.fm per ascoltare le canzoni preferite.
Insomma, INQ1 è un cellulare senza molte pretese ma simpatico, piccolo, maneggevole (anche se non leggerissimo), con una fotocamera da 3.2 mega pixel e una buona batteria, per chiunque desideri iniziare a utilizzare un cellulare collegato alla web e ai principali social network senza però spendere troppo e senza dover scegliere un cellulare complesso forse più indicato per chi per lavoro ha la necessità di essere sempre connesso.
Tra l’altro proprio in questi giorni è in commercializzazione INQ Chat, l’evoluzione di INQ1 con tastiera QWERTY, GPS integrato, client Twitter, nuovo software e nuovo design. Piccoli INQ crescono.

Lista dei desideri 2009: Save this post

Con l’avvicinarsi del Natale torno a proporre – come lo scorso anno – la Lista dei Desideri by Save the Children, l’innovativa soluzione di regalo virtuale e solidale con la quale dare il proprio piccolo-grande contributo per garantire educazione di qualità, per costruire asili comunitari e per migliorare la salute e la nutrizione di bambini dei paesi nei quali di certo le festività non fanno rima con la parola consumismo (qui di fianco l’immagine del nuovo simpatico video circa l’iniziativa).
Come reagirebbero le persone a noi più vicine se ricevessero davvero in regalo uno Yak, 40 polli o magari 100 vaccini? Forse non ne sarebbero entusiaste, l’esatto contrario di quello che proverebbero i bambini che vivono in paesi poveri o in via di sviluppo per i quali questi regali significano la vita stessa.
Nella Lista dei Desideri – per chi ancora non la conoscesse – ci sono regali per tutte le tasche, da 10 a oltre 1.000 euro: da un cesto di cibo (14 euro) a una bicicletta (43 euro), da un vaccino (15 euro) a dei filtri per l’acqua (57 euro). Un modo utile e intelligente per trasformare i regali da futili a utili, aiutando realmente a migliorare la vita di migliaia di bambini. Doni che rendono felici noi, i nostri cari a cui sono rivolti e soprattutto i bambini nei paesi in via di sviluppo.
Per tutti i donatori che acquisteranno un regalo sulla Lista dei Desideri, tra le altre cose, c’è la possibilità di accedere ad un’applicazione che permetterà di prestare il proprio volto e posare insieme al simbolo nonché primo testimonial della campagna, lo Yak, di stampare lo scatto o di condividerlo su Facebook.
Sempre su Facebook è anche possibile compilare un test a cura di Save the Children dal titolo “Scopri il regalo che fa per te”.

Per maggiori info:

http://desideri.savethechildren.it
http://www.facebook.com/savethechildrenitalia
http://twitter.com/SaveChildrenIT
http://www.youtube.com/user/savethechildrenIT

The big escape by Nokia

cuoco_di_gessoNel canale YouTube di Nokia Italia da alcuni giorni è comparso un nuovo breve filmato che, pare, sia un assaggio di un advergame legato al servizio Ovi Maps 3.0. Si tratta di The big escape, una nuova iniziativa grazie alla quale scappare – almeno virtualmente – dai luoghi comuni. Potevo esimermi dal partecipare? Certo che no. Perchè in fondo, benché quanto mi appresto a raccontare sia stato per certi versi traumatico, oggi ricordarlo è anche divertente. Il luogo comune dal quale vorrei fuggire è sintetizzabile nello slogan: “Italiano è sempre buono. Anche all’estero” che ben rende l’idea di ciò che per alcuni giorni sia stato il mio incubo, il martellante pensiero capace di levarmi l’appetito.
Ero in Inghilterra, in una sorta di college per ragazzi stranieri, stavo tentando di rendere meno imbarazzante il mio inglese. Fortunatamente di connazionali non vi era presenza e anzi orami ero diventato, diciamo così, “amico del mondo”, nel senso che avevo stretto amicizia con una ragazzi di ogni etnia e provenienza, dalla Spagna alla Repubblica Ceca, dalla Germania alla Corea. Sono molto delicato per ciò che concerne il cibo ma mi ero ripromesso di accettare il confronto con le altre culture presenti nella scuola: a turno, uno di noi ragazzi sceglieva un locale e tutti insieme andavamo a provare le pietanze offerte come fossimo fini critici culinari. Spesso, per non sfigurare nei confronti degli altri, sceglievamo locali vicini alla loro cultura. Una delle prime volte, forse per dimostrami l’affetto e la stima nei miei confronti (così mi piace pensare), i ragazzi quasi in coro mi proposero un ristorante/pizzeria chiamato “Made in Italy”. Sin dall’ingresso il locale, nonostante il nome, non mi parve traspirasse italianità, ma ascoltando in sottofondo la musica di Vasco e vedendo l’entusiasmo dei miei amici, un po’ mi tranquillizzai. Una volta arrivato il menu però i dubbi svanirono: la cosa più vicina a un piatto nostrano che la lista offriva era una margherita con ananas a pezzi (adorata, tra l’altro, dei miei compagni asiatici). Sorrisi a denti stretti. Alla fine, quando tutti insieme, ci avvicinammo per pagare alla cassa, l’occhio mi cadde sui “cartoni” per le pizze da asporto: nella parte superiore, sotto il nome, c’era una sagoma della penisola italiana. Ma solo della penisola, senza isole.the_big_escape
Uscii ferito nell’orgoglio patriottico e mi ripromisi di evitare quanto più possibile i ristoranti (pseudo)italiani all’estero. Avrei voluto scappare come il protagonista del minitrailer ma vendendo i mei compagni tutto sommato appagati (certo, per chi non è abituato alla nostra cucina, probabilmente anche un piatto di pasta scotta con del ketchup può sembrare una pietanza succulenta) affogai in una buona (e sana) pinta di birra la mia delusione.

Le nuove Adidas Predator X sbarcano a Milano

carter_e_diegoIl tardo pomeriggio di oggi ha visto protagoniste, all’Arena Civica di Milano, le nuove Adidas Predator X calzate da sportivi di eccezione quali gli All Blacks Dan Carter, Jimmy Cowan, Zachary Guildford, Luke McAlister e i calciatori Diego (Ribas da Cunha), Cristian Brocchi e Alessandro Matri.
I giocatori, divisi in due squadre miste, capitanate rispettivamente da Dan Carter e Diego, si sono sfidati in una competizione molto spettacolare: l’obiettivo era colpire, dalla terrazza dell’Arena, sia con il pallone ovale che con quello da calcio, un bersaglio posizionato al centro del campo a circa 70 metri di distanza (per onor della cronaca ha vinto la squadra di Carter). Un modo simpatico – e per certi versi spettacolare – con il quale testare potenza e controllo delle ultime nate in casa Adidas (pazzesco come le scarpette da calcio si siano “evolute” dal 1994!) che si basano, in estrema sintesi, su tre principali tecnologie: powerspine, predator e optifit. Spero di riuscire a spiegare queste innovazioni senza annoiare troppo: grazie alla tecnologia powerspine il piede nel colpire la palla subisce una minore deformazione e questo significa meno perdita di energia e quindi più potenza e velocità impressa alla palla; la tecnologia predator – un mix plastica-silicone a lato dalla scarpetta – permette una maggiore accuratezza nel controllo del pallone e nell’effetto del tiro, in ogni condizione metereologica (pioggia o sole) e di campo (secco, duro o bagnato); la tecnologia optifit infine punta a garantire un miglior controllo di palla: riducendo il materiale tra pallone e piede, grazie a innovativi elementi costruttivi e nuovi materiali, si ha una sensazione confortevole come se si giocasse a piedi nudi.
adidas_predator_xAltre chicche che caratterizzano le Predator X sono: la parte laterale pre-sagomata che una volta indossate rende le scarpette ergonomice al massimo, la parte del tallone dei tacchetti che è a sé stante rispetto alla tomaia della scarpa, i lacci più ampi dove si annoda e poi più fini per ridurre al minimo l’ingombro, il bordo morbido all’avampiede… Insomma se la mia (brillante?) carriera di fantastista non fosse stata prematuramente bloccata da un brutto infortunio alla caviglia destra (e nonostante il prezzo della top di gamma non sia proprio economico), avrei voluto davvero provare le nuove Predator X e sentirmi, almeno il tempo di una partita, un campione.