Bruno Munari all’Ara Pacis

La mia visita di ieri alla mostra di Bruno Munari alla Ara Pacis è stata davvero una sorpresa. Ho potuto ammirare le opere e l’ironia di un personaggio davvero singolare, capace di sperimentare giocando con l’arte e la tecnica. Una delle sue massime recita: “Complicare è facile, semplificare è difficile”. Forse proprio con questo spirito Munari tramite astrazioni nelle prime opere del percorso delle mostra non suggerisce una forma, uno sfondo, un davanti e un dietro, ma solo l’assoluta bidimensionalità. Poi dai disegni si passa alle sculture che permettono di “vedere l’aria”: tubi metallici che ruotano e permettono di guararci all’interno. E avanti con sperimentazioni, giochi tra linee, superfici e volumi, con oggetti che come per magia passano dalle due alle tre dimensioni. E ancora film senza storia, senza narrazione ma solo con luce, ritmo e movimento, “libri illeggibili” nei quali le parole spariscono per dare carta bianca (o meglio colorata) all’immaginazioni di chi vorrà leggervi una storia, maschere che ricordano immediatamente volti umani, rametti di legno carichi di “tensione”, forchette che comunicano a gesti, mattonelle che ingannano la vista, reperti dal secondo millennio, strane scritture, xerografie, strane sveglie, diapositive e molto altro. Un lungo – quanto intenso – viaggio tra design, stile, innovazione, immaginazione, metodo, rigore e creatività.

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