Astropia, dall’Islanda con furore

Tento di descrivere la situazione nella quale sono stato involontario protagonista la scorsa domenica. Ore 17, Casa del Cinema di Roma. Riesco ad essere tra i “fortunati” che potranno assistere alla proiezione di Astropia. Età media, contro tutte le mie aspettative, sulla 50ina. Un signore dopo aver mostrato il suo disappunto per l’impossibilità da parte sua di tenere accanto a sé un posto occupato per un’amica non presente nell’edificio e che, con le entrate bloccate, non avrebbe potuto godersi lo spettacolo, lascia la sala spazientito. La signora accanto mi chiede se siano le 18.30 perchè lei in tv ha sentito che per l’ora solare è necessario spostare le lancette in avanti. Le rispondo che invece grazie al nuovo orario abbiamo dormito un’ora in più, domandandomi tra me e me che film si aspetti di vedere sul grande schermo. Se queste sono le premesse, si preannuncia un pomeriggio niente male. La pellicola per la quale sono lì è l’opera prima di un registra islandese e racconta la storia di una ragazza “molto pin-up” che, improvvisamente senza lavoro, trova occupazione in un negozio di fumetti/dvd/giochi vari. La cosa divertente è che le viene assegnato il reparto “giochi di ruolo” che non conosce per nulla. Il responsabile della rivendita la invita così a partecipare a una “sessione” per rendersi conto in prima persona di cosa sia un role playing. E così il film si sdoppia: la realtà diventa virtuale, fumetto e al contempo gioco di ruolo con la protagonista che assume i panni di una principessa in lotta contro orchi brutti e cattivi in pieno stile Signore degli Anelli. La pellicola – un sucessone in Islanda – corre via veloce e leggera tra varie gag alle quali la platea risponde con grasse (alle volte eccessivamente grasse) risate e citazioni comprese solo da pochi. Il film mi ricorda vagamente Hot Fuzz e Shaolin Soccer, altre due pellicole “demenziali”. Quando si accendono le luci in sala regna un misto tra stupore e incredulità. Arriva il regista, Gunner Bjorn Gudmunsson, e raccoglie un caloroso applauso rendendosi disponibile per rispondere alle domande e alle osservazioni del pubblico. Una delle prime è: “cos’è un nerd?” (ahia, allora forse la vena ironico-parodistica del film non è proprio così chiara….). Poi all’improvviso una gentile nonnina prende la parola per ringraziare il regista per averla aiutata a comprendere (finalmente, meglio tardi che mai!) i giochi dei nipoti: un tripudio da pelle d’oca e calde lacrime. Che pomeriggio indimenticabile.

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