Havaianas European Tour @ Milan

Un po’ di tempo fa, ai primi caldi raggi di sole, quando avevo ormai deciso fosse arrivata la bella stagione, sono stato protagonista del tour europeo Havainas Origine Collection (ecco cosa scrivevo pochi giorni prima dell’incontro).

Dopo le dovute presentazioni, assegnate le espadrillas (le mie sono davvero originalissime e coloratissime), io e gli/le altri/e blogger invitati per l’occasione ci siamo inoltrati nella splendida cornice di Parco Sempione dove è stata a noi assegnata una piccola videocamera. Posizionati in cerchio, ad ognuno di noi è infatti stato chiesto a turno di “esibirsi” in una qualche acrobazia filmata dagli altri seduti ad “ammirare”, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, l’impegno profuso più che il risultato finale. I diversi girati dalle differenti angolature sono stati poi montati in un bel video che con la tecnica Matrix Effect ha dato vita a un susseguirsi di frame davvero suggestivo, che permette all’occhio di chi guarda di girare intorno alla scena e vederla dai diversi occhi “elettronici” (non infierite sulla mia elasticità nel lanciare saltando, grazie).

Star del video le mitiche espradillas: semplici, adatte a qualsiasi situazione, leggere e resistenti all’acqua sono sinonimo per eccellenza dell’estate tutto l’anno. E quando il week-end nonostante il calendario si preannuncia piovoso non resta che immergersi nella pagina ufficiale di Havaianas, navigare nello store online o a individuare il rivenditore a noi più vicino.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=okAVZMWbLPA&w=440&h=360]

Tornando per un attimo all’evento, all’inizio lo confesso, ero un po’ preoccupato. Ma poi mi sono lasciato andare immaginandomi (già) sulla spiaggia e mi sono gustato la leggerezza che indossare le espadrillas porta sempre con sé. Complimenti per l’iniziativa e grazie ancora a Havaianas per avermi dato l’opportunità di partecipare, buona estate!

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Socialcam e Viddy, c’è vita (social) oltre YouTube

Il traffico video online è in vertiginoso aumento. Gli smartphone ormai offrono fotocamere molto sofisticate e il web propone molte semplici utility per editare con semplicità i propri contenuti. Due applicazioni, in particolare, sono nelle ultime settimane le più chiacchierate, entrambe paragonate, per quel che riguarda la parte video, a Istangram, l’applicazione foto-filtri di maggior successo recentemente acquisita da Facebook.

La prima app è Socialcam. Realizzato un video, gli si associa un titolo, la posizione, il livello di condivisione (pubblico o riservato al proprio network) e poi si passa ad editare il file scegliendo un tema e una musica di sottofondo (se il video lo si gira con l’applicazione è invece possibile scegliere anche un filtro). Fatto questo si scelgono i tag delle persone presenti nel video – e nella community di Socialcam – o i loro indirizzi mail per informarli della pubblicazione e i social network con i quali sincronizzare la diffusione del video. Proprio come Istangram, è possibile in ogni momento seguire il proprio profilo in termini di iscrizioni, iscritti, commenti e tag. E anche su Socialcam è possibile inserire nei commenti degli hashtag per organizzare al meglio i propri contenuti rendendoli più facilmente individuabili anche dagli altri utenti.

La seconda app che segnalo è salita agli onori delle cronache per aver attirato le attenzioni di Mark Zuckerberg (per ora solo come utente, ha caricato un video del proprio cagnolino dal titolo “baby beast” capace di raccogliere oltre 2500 like e oltre 300 commenti in un solo giorno, qualcuno vocifera si sia trattato di una sorta di “prova” in vista di una possibile acquisizione) e di altri personaggi dello start system (da Jay-Z a Biz Stone, da Shakira a Will Smith come investitori del progetto).

Anche in questo caso si tratta di condividere video, per ora solo della durata di masssimo 15 secondi (nel caso il video fosse più lungo se ne può scegliere solo una parte). E forse proprio per questo Viddy mi attira di più, è più semplice condividere e vedere i video altrui (per default si segue un utente chiamato JJ Aguhob seguito da oltre 15 milioni di utenti!).

Scelto il video si possono inserire degli effetti e musica facendo il download, gratuito o a pagamento passando dal marketplace. Nel caso invece lo si voglia girare mediate la app, tramite le opzione avanzate si possono regolare il focus, l’esposizione, bilanciare il bianco, settare il microfono, inserire il timer e modificare il formato del video (4:3 o 16:9).

Il funzionamento di Viddy non è molto dissimile da quello di Socialcam ma la applicazione mi pare decisamente più curata, più semplice, più “professionale”, con un’interfaccia più immediata che permette subito di vedere i video più popolari e quelli appena caricati (mi sono esaltato guardando “Flair on a curb”, il video di un ragazzo che fa una capriola su se stesso con un monopattino) e con una community più attiva. Tra l’altro ho notato come, tra i vari filtri da applicare al video, ci sia anche un Linkin Park Bundle, un bel modo che la band ha scelto per coinvolgere i proprio utenti permettendo loro di personalizzare i propri video con la grafica.

Luci spente, silenzio in sala, ho come l’impressione che questo sia solo l’inizio di un’altra piccola grande rivoluzione che porterà chiunque ad avere (almeno) i suoi 15 secondi di celebrità.

Goodbye Mamma, strumenti e consigli per cervelli in fuga

Quante volte tornati dalla vacanze abbiamo riflettuto tra noi dicendo: “tornassi indietro, un’esperienza di studio/lavoro lì, non mi sarebbe proprio dispiaciuta”? Ancora in pieno trauma da ritorno-ferie, ho (ri)scoperto quasi per caso su twitter il progetto Goodbye Mamma e ho così approfittato della disponibilità di Giulio Sovran – ideatore e coordinatore di Goodbye Mamma – per farmi raccontare un po’ la genesi dell’idea a monte dell’iniziativa.

Goodbye Mamma è in primis un libro se non erro: come si potrebbe riassumere? Presentaci a ruota libera il progetto…

Goodbye Mamma non è un libro, o almeno, non solo! E’ nato come tale trasformandosi e crescendo in altre direzioni (ancora in fase di sviluppo…): un sito web, un’applicazione per Iphone, un concetto virale diffuso tramite i social; una serie di video tematizzati sull’italiano all’estero Vs il “mammone” italiano; una possibile trasformazione televisiva in direzione docureality… chissà quanto altro ancora!

Solitamente raccontiamo (parlo al plurale perché io non sono altro che un portavoce) Goodbye Mamma come un progetto crossmediale nato dall’idea di aiutare gli italiani a lasciare il proprio paese. L’Italia ha sempre meno da offrire in termini di meritocrazia e flessibilità. Decidere di vivere all’estero porta ad una profonda crescita a livello individuale e professionale, generando un’importante spinta all’ottimismo. All’estero si ha spesso il privilegio di potere scegliere chi essere, di acquisire sicurezze che diventano forza e energia, contro la rassegnazione e la disillusione della nostra società italiana.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=IyONMu8HMWA&w=440&h=390]

Goodbye Mamma è una guida capace di fornire metodi concreti per aiutare a realizzare numerosi percorsi all’estero. Il nostro compito è quello di dare una bussola a tutti coloro che hanno la curiosità e la carica di mettersi in gioco in un Paese straniero, ma non sanno bene come. Dire Goodbye Mamma non implica una fuga azzardata dal paese natio o tristi e definitivi addii. Significa piuttosto sperimentare una realtà nuova fuori dal nido originario: la vita all’estero e le sue enormi possibilità. Il nostro punto di arrivo è quindi un mondo variopinto, ricco di spunti e stimoli.

Goodbye Mamma è un libro che insegna un “metodo” per lasciare l’Italia. La società-mondo offre oggi opportunità per tutti, calibrate sulle aspettative, gli interessi e i gusti di ognuno. Tanti sono i percorsi di vita e d’identità da scegliere per noi abitanti del “villaggio globale”: ormai quasi tutti i luoghi sono raggiungibili in ventiquattr’ore e viaggiare a costi contenuti non è l’eccezione ma la regola. Internet e la sua rete semplificano operazioni da sempre laboriose e complicate. Trovare un lavoro, una casa, nuovi amici, oppure parlare coi nostri cari rimasti in Italia sono azioni che si possono compiere senza nemmeno uscire di casa, in modo semplice e veloce.
Pianificazione, dedizione e forza di volontà sono gli elementi chiave per realizzare l’obiettivo di lasciare l’Italia. Il libro mette insieme consigli e regole di carattere generale, oltre a raccogliere una serie di storie ed esempi pratici di “chi ce l’ha fatta”, completate da una lista di utili riferimenti bibliografici.
Invece i link e le infinite informazioni pratiche offerte dal web non saranno inserite nel libro ma verranno selezionate e rese disponibili on line, dove si potranno consultare grazie all’intuitivo motore di ricerca del sito.

Il sito internet è lo strumento sempre aggiornato, di supporto al libro. Andare all’estero necessita di un metodo che, grazie all’esperienza di più persone, si è potuto astrarre e concettualizzare in un numero finito di pagine. Ma la via pratica per partire oggi è il web. Quindi un libro cartaceo è oggi uno strumento limitato se preso come prodotto finito. Il sito è il portale direttamente connesso al libro che fornirà soluzioni pratiche (link diretti ai principali siti strutturati in un motore di ricerca apposito) al futuro migrante. Da un lato potrà capire “COSA” fare, leggendo i libro e carpendone tutta l’esperienza trasmessa dal team di Goodbye Mamma, necessario per chiarirsi le idee; dall’altro il web dirà “COSA” fare, e “DOVE” cercare: internet è oggi una galassia infinita d’informazioni, di storie, di esperienze vissute, come districarsi quindi? Il nostro motore di ricerca “Goodbye Finder” permetterà di andare a cercare nel dettaglio solo le informazioni desiderate, scegliendo una direzione precisa.
I social network sono invece il nostro strumento di comunicazione con coloro che desiderano espatriare. Dal nucleo iniziale dei 20 “Goodbye Mammoni” (gli autori ufficiali del libro), si sono aggiunte altre persone attive nel network, in grado di trascinare il gruppo fornendo informazioni importanti e utili ai nuovi utenti, con grande professionalità e conoscenze, condividendo l’ideale di condivisione delle informazioni di Goodbye Mamma (per avere maggiori info consiglio di cliccare sulla pagina e sul gruppo su facebook).
Il network, nato qualche mese fa come per gioco (per vedere il richiamo del progetto sui social), sta crescendo di giorno in giorno a grandi ritmi, dandoci enormi soddisfazioni.

Infine due parole sul team: Goodbye Mamma non è una persona o un individuo, ma un gruppo coeso d’italiani sparsi per il mondo che condividono l’ideale di poter cambiare le cose, di poter utilizzare la propria esperienza acquisita all’estero per migliorare l’Italia, o almeno è quello che provano fare. Goodbye Mamma è un team variegato e multiforme: vi fanno parte persone che hanno deciso di lasciare l’Italia con rabbia, senza alcun desiderio di tornarci, scoprendo a volte con stupore che all’estero si nascondono spesso dei paradisi impensabili. Altri lo hanno fatto con spirito più riflessivo, mettendo sui piatti della bilancia la qualità della vita e la possibilità di vivere in maniera dignitosa nel proprio paese, finendo col preferire l’estero. C’è chi invece ha colto un’occasione lavorativa arrivata al momento giusto, portando con sé, oltre all’opportunità professionale, la possibilità di scoprire come si lavora e si vive altrove.
Ma un po’ di Goodbye Mamma si trova anche in Italia: c’è chi è partito ed è poi tornato con convinzione, chi, invece, una volta rientrato sta disperatamente cercando di ripetere il piacere provato in passato e di partire nuovamente: per dove? Spesso non importa. Non manca, infine, chi sogna la partenza ma non trova il coraggio di cambiar vita per i forti legami che lo spingono a rimanere in Italia.

Cosa aggiungere se non complimenti per l’inziativa e in bocca al lupo per il suo sviluppo! Fermo restando che noi “rimasti” speriamo che il nostro Paese possa presto tornare ad accogliere – senza rimpianti – chi ha deciso di provare a trovare la propria fortuna, almeno inizialmente, altrove.

 

 

Telethon, da vent’anni contro le malattie genetiche

Sono sempre contento nel blog di poter dire la mia su film, libri o qualsiasi cosa altra cosa mi appassioni. Ma sono ancora più felice quando qualcuno pensa al mio spazio come cassa di risonanza per sensibilizzare il pubblico della Rete circa nuove iniziative. Soprattutto se davvero costruttive.
Oggi parlo di Telethon associazione che dal 1990, in Italia, finanzia e promuove ricerca scientifica eccellente sulla distrofia muscolare e le altre malattie genetiche (il termine telethon nasce nel 1966 come contrazione tra television e marathon, vocabolo utilizzato da Jerry Lewis con il fine di raccogliere fondi).

In genere le malattie genetiche, avendo un’incidenza (per fortuna!) non così diffusa (si calcola che in Italia circa l’1% della popolazione sia affetto da malattie neuromuscolari), vengono trascurate dai grandi investimenti pubblici e privati che finanziano soprattutto la ricerca legata a patologie che colpiscono molti individui.
Ma la ricerca anche se relativa a campi apparentemente “minoritari” può aiutare a comprendere anche i meccanismi che regolano le malattie più diffuse (e tutti sappiamo quanto bisogno abbia il nostro Paese di fondi per la ricerca).
E tra l’altro, nonostante i progressi fatti, ad oggi non è stata ancora messa a punto una terapia definitiva. Molte sono le speranze che ruotano attorno alla terapia genetica con la quale, per dirla in parole povere, tentare di correggere geni difettosi introducendo nel corpo del paziente copie “sane”.

Sotto il termine distrofia muscolare, ad esempio, si raccolgono un gruppo di malattie a carattere degenerativo che causano la progressiva atrofia della muscolatura scheletrica. E purtroppo spesso queste malattie colpiscono anche i bambini.

Un esempio è quello dei piccoli noti come “bambini bolla”, colpiti da una gravissima forma di immunodeficienza che li costringeva a vivere dentro “bolle” sterili ma curati – ad oggi sono 14 i piccoli pazienti – con successo grazie al supporto di Telethon.

Continuiamo a credere nella ricerca e nei progetti Telethon. Aiutiamo la ricerca per aiutare noi stessi: regaliamoci un mondo migliore e ogni anno più forte nei confronti delle malattie genetiche debilitanti (visto che ci sono segnalo anche la pagina facebook tramite la quale seguire i vari aggiornamenti con estrema facilità).

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=-3iZPrTto9I&w=425&h=349]

That’s Opera Talent: bella chance per musici e cantanti d’opera amatoriali

Quando frequentavo le superiori (ormai un bel po’ di tempo fa) tra i banchi di scuola, per abbattere la noia di alcune lezioni, ogni tanto tiravo fuori dall’astuccio una sorpresina Kinder a forma di bisonte (con delle rotelline al posto delle zampette che fanno muovere le mascelle) e mi esibivo, come ventriloquo, in Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini, dando voce (e anima?) all’animaletto di plastica. Oggi un contest ha riportato alla mia attenzione la musica lirica, non esattamente una mia passione ma comunque un’arte che mi emoziona. E’ That’s Opera Talent, il primo concorso online per scoprire nuovi cantanti lirici e musicisti classici. Nell’ambito del Puccini Festival 2010 è onair da alcune settimane una competizione artistica – promossa da Ricordi & C., Ministero delle Gioventù e Ministero dei Beni Culturali – finalizzata ad aiutare i cantanti d’opera e i musicisti classici amatoriali nelle loro carriere, fornendo l’opportunità di gareggiare per potersi esibire nella presentazione dal vivo della Madama Butterfly e vincere gli altri premi indicati nel regolamento. La cavalcata di Susan Boyle vi ha esaltato? Allora non vi resta che scaricare musiche e spartiti, esercitarvi nei gorgheggi o affinare la vostra abilità con uno strumento, riprendere la vostra esibizione da solista e caricare il video nel canale che Youtube ha dedicato all’iniziativa, la cui iscrizione è gratuita. Quasi quasi ci provo anch’io, vado subito a ripassare l’Addio fiorito asil del terzo atto, quando Pinkerton, accompagnato da Kate – giovane donna sposata negli Stati Uniti – è alla ricerca del figlio (suo e di Cio-cio-san) che vorrebbe portare con sé per fornirgli un’educazione “occidentale”. In bocca al lupo a tutti coloro che (spero numerosi vista la bella e originale iniziativa) si avvicineranno al mondo dell’opera e della musica classica, ci vediamo su Youtube!

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La videoarte firmata Pipilotti Rist

pippermintaSono da poco tornato al lavoro ma le vacanze da poco trascorse già sembrano lontane anni luce. Tra i ricordi più vivi di uno dei miei viaggi on holiday c’è sicuramente quello relativo alla piacevole giornata trascorsa tra le mura del Centro nazionale d’arte e di cultura Georges Pompidou che, tra le molte opere proproste, mi ha permesso di conoscere anche Pipilotti Rist, celebre videoartista svizzera di fama internazionale che – ho scoperto quasi per caso – proprio questi giorni presenta come regista alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione “Orizzonti”, la sua opera prima, “Pepperminta“.
L’installazione audio-video, intitolata A la belle étoile, è una sorta di viaggio senza sosta tra diversi universi ricchi di colore e luci, nei quali interno ed esterno si fondono sino a sparire (difficilissimo raccontare con parole l’esperienza vivisa!). Tra l’altro, cercando nella Rete, ho trovato anche la sua bellissima galleria di scatti variopinti, capici di rilassarmi e di appagare la mia vista come pochi altri. La speranza è quella di poter ammirare presto anche in Italia le opere di questa artista che ha saputo stupirmi con la semplicità e la leggerezza delle sue visioni.

Le visioni interiori di Bill Viola

surrender_bill_violaLa mostra che ho potuto ammirare lo scorso martedì al Palazzo delle Esposizioni di Roma mi ha permesso di conoscere l’arte di Bill Viola, uno dei massimi esponenti di quel genere di artisti contemporanei che si esprimono tramite sequenze video e installazioni  che riescono a coinvolgere appieno gli spettatori rendendoli partecipi di un’esperienza che non risulta solamente visiva ma anche (e soprattutto) emotiva. Rallentando il ritmo delle proprie riprese, il tempo si dilata e in questo modo i sensi paiono maggiormente ricettivi, pronti a percepire ogni singolo movimento, ogni singolo cambiamento nel volto di una persona che, pian piano, frame dopo frame, mostra stupore, dolore, rabbia, e che, entrando in contatto con elementi naturali quali il fuoco o l’acqua, pare abbandonare la materialità del proprio corpo. E così volti, mani, sguardi, sospesi in sfondi adimensionali, riflessi su specchi d’acqua immobili paiono fondersi, diventano maschere, espressioni statiche eppure ogni secondo diverse  che nella loro silenziosità riescono a comunque a comunicare e a far intraprendere al pubblico che le ammira quel percorso conoscitivo di/su noi stessi che tanto sta a cuore all’artista nato a New York. Un’esperienza impegnativa (alcuni video durano davvero molto, tanto che lo stesso Viola indica in 7 ore il tempo necessario per gustare al meglio la mostra), che sicuramente avrebbe meritato una visione più tranquilla e più libera (ultimo giorno dell’esposizione, notevolissimo afflusso di gente), ma che, almeno per la parte inziale, ho apprezzato molto.

ForestLove

L’estate si sa è un periodo decisamente sensuale e l’erotismo, forse in virtù del fatto che la gente si spoglia nel tentativo di fuggire alla calura, da velato si fa decisamente più concreto. Prendendo la palla al balzo, dopo questa introduzione sibillina (?!?) segnalo l’originale iniziativa di Greenpeace e del video ForestLove con il quale la storica associazione internazionale per la difesa del pianeta tenta di sensibilizzare il grande pubblico sul problema del degrado delle foreste del mondo. Il fimato lascia spazio a gemiti e carezze tra alberi e arbusti giocando su un sapiente collage di sensualità e ironia. Le allusioni terminano poi con la scritta: «Come together for forests», slogan più che ambiguo che sottende però anche all’unione nella battaglia politica. “Volevamo essere certi che durante l’estate i commissari dell’Unione Europea non dimenticassero la nostra campagna e la nostra causa” hanno spiegato da Greenpeace: beh, credo che si siano riusciti.

Theatre du Soleil vs Beijing

Théâtre du Soleil è forse una delle più note compagnie teatrali francesi. Le opere, che vedono alla regia Ariane Mnouchkine, sono sempre grandi successi, vengono replicate per anni e apprezzate da migliaia di spettatori. Dopo tante rappresentazioni il Théâtre du Soleil conserva ancora lo spirito provocatorio e al contempo sperimentatore che lo contraddistingue, quella forte dimensione politica del teatro che lo accompagna dagli esordi. E dopo aver lanciato il proprio messaggio di pace facendo esibire la compagnia a Kabul, il Théâtre du Soleil, in pieno clima olimpico, lancia il proprio grido. Lo fa con tre video – realizzati in collaborazione con dissidenti cinesi rifugiati tibetani e Reporters sans Frontières – che vengono pubblicati nella Rete per protestare contro la mancanza dei diritti umani in Tibet e per sostenere il boicottaggio delle olimpiadi di Pechino. Tre filmati crudi che prendono di mira anche il presidente Sarkozy. Personalmente, trovo che il migliore sia il secondo: un monaco tibetano seduto sulla pista di atletica, dagli blocchi di partenza partono a tutta velocità delle forze dell’ordine che si avvicinano minacciose all’immobile bonzo, lo bloccano e lo colpiscono con violenza. Il portavoce del Théâtre du Soleil ha sottolinato come la richiesta di boicottaggio non sia diretta al popolo cinese, ma ai dirigenti del grande stato che sui diritti umani avrebbero fatto promesse poi non mantenute. Le Olimpiadi sono un grande palcoscenico, speriamo di poter festeggiare la vittoria della libertà (e la sconfitta dei soprusi).