Mentre scrivevo News(paper) Revolution mi sono spesso imbattuto in richiami al testo Giornalismo e nuovi media di Sergio Maistrello. Per paura di esserne troppo influenzato, per non perdere di vista il personalissimo percorso che avevo deciso di intraprendere, mi limitai ad aggiungere il libro alla mia lista dei desideri rimandando la sua lettura alla fine del mio lavoro. E così, ora che anche la mia opera prima “in solitaria” è sugli scaffali, ho potuto godermi appieno il libro (scoprendo, tra l’altro, una inconsapevole somiglianza nel sottotitolo tra il mio lavoro e quello di Maistrello). Giornalismo e nuovi media è davvero ben scritto e pensato, uno di quei libri che, seppur non recentissimi (datato 2010), ti senti di consigliare a chiunque sia appassionato di comunicazione e nuovi media. L’approccio, partendo dal racconto di alcune testimonianze di “semplici” utenti diventate nella Rete notizie condivise e riprese anche dai media tradizionali, pone l’accento sulla metamorfosi in atto non solo nel mondo dell’informazione, ma della cultura, della politica e del mercato della quale siamo testimoni. Grazie a Internet ciascuno di noi non deve più sottostare a un palinsesto ma è libero di creare, esplorare, rielaborare: l’organizzazione dei contenuti diventa reticolare e a misura di individuo. Proprio sull’aspetto delle interazioni sociali che la Rete permette, il testo si concentra molto: siamo nodi che condividono sapere e che si raggruppano in base ad interessi. In questo contesto, come si configura il giornalismo? I giornalisti che ora non possiedono più alcuna esclusiva, come interagiscono con gli altri anelli della catena di produzione del senso?
Non svelo di più altrimenti rovinerei la lettura a chi ancora non abbia letto il libro di Maistrello che, dopo aver presentato alcuni degli strumenti del “cittadino digitale”, analizza gli aspetti sociologici della Rete e le implicazioni sull’industria giornalistica, finendo in bellezza con un capitolo – il decimo – tutto dedicato ai casi di successo che hanno ben saputo interpretare la sfida lanciata dal Web.
I testi ovviamente hanno punti in comune ma, nonostante i miei timori, approfondiscono il tema del rapporto informazione-web da due prospettive differenti, risultando alla fine complementari (e quindi entrambi consigliati, sicuramente Giornalismo e nuovi media apparirà nella bibliografia di un’eventuale ristampa del mio libro)… buona lettura!
ps: spoil, il titolo del post è la frase finale del libro, sorry!