Ho la fortuna di conoscere personalmente Domitilla (e Maurizio) al decimo incontro della GGD Milano, nell’ormai lontano dicembre 2009. Mi è da subito sembrata una persona interessante, con la quale confrontarsi in maniera divertente e costruttiva. Per paradossale che possa sembrare il nostro “fare rete” è quindi iniziato offline per poi trasferirsi online. Su web ci siamo sentiti per lavoro, per scambiarci dei pareri (ricordo ancora con piacere di aver potuto dire la mia sul suo progetto a favore di UNHCR), per leggerci su blog e social network. Ogni tanto ci siamo anche rivisti vis à vis a qualche evento (istituzionale o pensato ad hoc per il lancio di una qualche iniziativa) ma, al di là, del numero di messaggi scambiati o del lasso temporale tra una comunicazione e l’altra, ho sempre sperato di poter contare sulla sua professionalità, sulla sua curiosità, sulla sua capacità di mettere in contatto le persone.
Ecco spiegato perché all’uscita di Due gradi e mezzo di separazione – Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia), facendo parte del suo fan club (espressione questa che nel testo di tanto in tanto compare), ero molto curioso. Curioso di capire l’approccio usato, lo stile, la scelta degli argomenti trattati.
Forse anche per questo motivo, ho finito il libro in meno di 24 ore. Perché è semplice, scorrevole, interessante, dai capitoli brevi corredati dalla giusta sintesi che arriva al nocciolo della situazione evitando inutili orpelli.
E sì, lo ammetto, mi ha spiazzato. Non avevo un’idea precisa di che cosa avrei letto. Dal titolo e dal booktrailer qualcosa avevo intuito, ma sinceramente immaginavo fosse più “manuale” di quanto in realtà Due gradi e mezzo di separazione alla fine sia. Perché se è vero che non mancano le parti un po’ più tecniche legate a microinterviste o approfondimenti, in realtà il libro è più una guida al networking come stile di vita che un saggio sui social media. E’ un invito alla condivisione dei saperi, a conoscere nuove persone di ambiti diversi dai propri, a curare i rapporti con i nodi della propria rete, all’utilizzo sincero e consapevole degli strumenti che il web ci permette di usare.
Il libro possiede almeno un altro grande pregio: sottolinea più volte come l’online non sia in antitesi all’offline, indicando i social media, se usati con criterio per quello che sono, come strumenti in grado di avvicinare le persone piuttosto che isolarle.
Il paradigma della rete – inteso in maniera astratta come nodi che tra loro danno luogo a una fitta rete di connessioni – implica un cambiamento di prospettiva che finisce (almeno potenzialmente) per influire anche sulla nostra quotidianità. Domitilla ci invita ad affrontare la sfida vivendo in maniera più consapevole il rapporto con le nuove tecnologie che hanno reso il mondo ancora più “piccolo”. E di questo non possiamo che ringraziarla.
p.s.= il prossimo giovedì 27 febbraio dalle ore 18, presso la libreria ibs di Padova, avrò il piacere e l’onore di conversare con Domitilla su Due gradi e mezzo di separazione. Se volete suggerirmi qualche domanda, commentate liberamente (o segnalatemi, citandomi, una domanda su Twitter utilizzando l’hashtag del libro #duegradiemezzo). Potrebbe essere un modo intelligente per ridurre i gradi di separazione tra voi e l’autrice.