Lo strano caso di Emma Bovary di Philippe Doumenc è un libro che, partendo dalla morte del celebre personaggio di Flaubert, immagina un’indagine per capire se effettivamente si sia trattato di suicidio o se invece dietro il decesso della bella moglie di Charles si nasconda una verità più complessa.
Il piccolo paesino della Normandia Yonville-l’Abbaye è sconvolto da una tragedia: al capezzale di una moribonda giovane, ad affiancare il farmacista Homais con la moglie, e il marito della signora Bovary, giungono il dottor Canivet e il dottor Larivière ma a nulla valgono i tentativi di far fronte all’avvelenamento della giovane con arsenico. La donna, che poco prima di inghiottire il veleno aveva scritto una lettera nella quale annunciava l’estremo gesto, presenta tuttavia degli strani segni che potrebbero dare adito alla suggestiva ipotesi di un crimine. Pare inoltre che, in punto di morte, la signora Bovary abbia pronunciato le parole: “Assassinata, non suicida”. Il Procuratore del Re quindi, per chiudere la faccenda, invia nel paesino il gendarme Delévoye e il giovane Remi per tentare, con la massima discrezione e senza allarme i cittadini del villaggio, di far luce sulla morte della bella Emma. Il parroco, il sindaco, il notaio, la locandiera, l’usuraio, molte persone vengono interrogate e pian piano emergono sempre maggiori particolari circa la vita della signora Bovary e i molti intrighi che animavano le notti del piccolo centro abitato. Come la neve del lungo inverno era prossima a sciogliersi lasciando spazio ai fiori, così mano a mano che il giovane Remi tenta di stabilire l’esatta dinamica dei fatti che avevano portato alla morte della signora Bovary, spuntano sempre nuovi dettagli, nuove ammissioni che arricchiscono la scena e il numero dei sospettati.
Un esperimento singolare quello di Doumenc, un giallo di facile e veloce lettura che prendendo spunto dal romanzo di Flaubert analizza con l’occhio di un detective i compaesani – e loro segreti – della bella Emma, di quel piccolo villaggio della Senna Inferiore nel quale, sin dal suo arrivo, l’infelicità e la noia l’avevano attanagliata.