Sono sempre stato un appassionato di fotografia, mi piace gustare belle immagini e mi affascina anche l’idea di riuscire a fermare il mondo attraverso uno scatto. Da fanatico de La Camera Chiara di Roland Barthes più che all’attrezzatura ho sempre puntato alla ricerca del punctum, di quel particolare – assolutamente personale – che rende la foto una sintesi di emozioni. Una delle mie foto che ricordo con maggiore lucidità è ormai sbiadita: stavo visitando lo zoo di Sydney quando, oltre il recinto degli scimpanzé vidi un esemplare maschio, retto sulle due gambe posteriori che con un rudimentale bastone in mano, richiamare l’attenzione delle altre scimmie radunatisi davanti. Purtroppo il riflesso della luce nel vetro di protezione non rese lo scatto memorabile ma quell’immagine riesce ancora oggi commuovermi (e riesce anche a rimandarmi sempre e comunque alle famosa scena di 2001 Odissea nello spazio). Oggi non uso più una macchinetta fotografica ma porto sempre con me il mio smartphone con il quale mi piace raccontare e condividere le esperienze – dirette e meno – che mi vedono testimone. Come? Beh con Instagram (e Twitter, nonostante tutto)! Ecco perché non posso non segnalare una bellissima iniziativa realizzata da Media Word in collaborazione con Instagramers Italia che si è concretizzata in un ebook dal download gratuito che punta ad essere una guida alla fotografia realizzata a partire da contributi e consigli degli stessi utenti.
Dati degli temi-hashtag attorno ai quali sbizzarrire la proprio creatività, sono state scelte alcune immagini più rappresentative. Una delle quali è proprio un mio scatto con filtro (#Instatipsdigitalthings pagina 50). Si è molto parlato di Instagram in questi giorni: per la temuta minaccia della vendita delle immagini degli utenti, per la “guerra” con Twitter, per l’imminente (a quanto pare) avvento della pubblicità nel social network che ruota attorno a tag, foto e filtri. Nonostante gli allarmismi continuo ad rendere quadrati i miei scatti con l’applicazione tentando di correggerne le imperfezioni con i filtri, sperando di poter raccontare con immagini anche il 2013, ancora auguri a tutti!
Umbazar
Un mese esatto all’uscita di News(paper) Revolution!
Non avrei mai immaginato di pubblicare un comunicato stampa senza nemmeno cambiare una virgola del testo. L’occasione però è particolare, tra un mese da oggi uscirà la mia prima fatica letteraria (si tratta di un saggio, per il primo romanzo ci vorrà ancora un po’ di tempo…) in “solitaria”, in onore della quale ho cambiato l’immagine di testata del blog. Che dire? Sono davvero emozionato, non vedo l’ora di avere le prime copie tra le mani, di vedere il testo nelle librerie, di leggere le impressioni sul libro e, magari, di poterlo presentare in qualche occasione pubblica. A presto e nel caso non ci sentissimo prima, buone Feste! [update 09.01.13 : il libro è ora acquistabile sul sito dell’editore con zero spese di spedizione]
News(paper) Revolution, il libro sull’informazione online al tempo dei social network, da gennaio 2013 nelle migliori librerie
Milano, Dicembre 2012 – Novità editoriale di prossima uscita firmata Lupetti: News(paper) Revolution / L’informazione online al tempo dei social network, di Umberto Lisiero.
News(paper) Revolution è un saggio sulle modalità di approccio dei quotidiani alla Rete, su alcuni dei tratti distintivi del Web (multimedialità, ipertestualità, interattività…) e sul modo con il quale questi vengano sfruttati per diffondere le notizie. Nessuna ambizione di riuscire a “imbrigliare” un mondo – quello online – sempre in continuo mutamento e sviluppo, quanto piuttosto una riflessione sullo scenario attuale e su come sia cambiato il modo di comunicare, sulle odierne sfide e sui nuovi strumenti a disposizione.
Il volume risponde alle esigenze sia dei professionisti del settore (giornalisti, docenti, responsabili PR e comunicazione) sia a quelle di studenti universitari e semplici lettori che vogliano approfondire e comprendere appieno le potenzialità della comunicazione online.
Il libro, frutto di uno studio dell’autore iniziato nel 2006, concilia la teoria con la pratica, per delineare i tratti della comunicazione online e chiarire le caratteristiche essenziali della Rete.
Il volume, con prefazione di Angelo Perrino (fondatore e direttore Affaritaliani.it), è strutturato in cinque sezioni. La prima è una breve introduzione sulle nuove tecnologie della comunicazione, la seconda è la cronistoria del giornalismo online, la terza sintetizza i cambiamenti del ruolo del giornalista, dell’editore e della redazione. La quarta sezione espone le caratteristiche salienti del quotidiano online mentre l’ultima analizza gli sviluppi futuribili del “quarto potere”. Chiudono il libro, come appendice, le considerazioni di Mario Tedeschini Lalli (vicedirettore, direzione Innovazione e Sviluppo, Gruppo Editoriale L’Espresso).
Premio Best Viral Video PIVI ai Vegetable G
Due settimane fa ho avuto l’opportunità di calarmi in nei panni di un giudice, assecondando, a mio modo, il “lato oscuro” che mi porta ogni domenica sera a preferire XFactor (per noi senza parabola, in onda su Cielo) al posticipo del campionato di Serie A. In realtà, quello che dovevo valutare non era tanto l’aspetto musicale quanto le caratteristiche della ventina di videoclip arrivati in “finale”, misurandone per ognuno la propensione alla “viralità”. Per calarmi al meglio nella parte, ho ripreso tra le mani la bozza di un libro di prossima uscita (che mi vede tra i co-autori) che si focalizza, parlando di video online, anche su quelle che vengono denominate le “7 regole d’oro”, sette spunti derivanti dall’esperienza diretta nella gestione di campagne di social video advertising, stilate dal team di Ebuzzing. Non si tratta di “verità assolute”, il successo o meno di un contenuto (video come di qualsiasi altro formato) è il risultato di un’equazione a mille variabili, ma di una serie di caratteristiche comuni empiricamente individuate tentando di carpire le peculiarità comuni ad alcune iniziative diventate dei veri e propri tormentoni. Non voglio svelare troppo circa i contenuti del testo (altrimenti l’editore potrebbe arrabbiarsi non poco) ma, come è facilmente intuibile, sintetizzando, si tratta di riuscire ad “ingaggiare” l’utente portandolo a condividere il contenuto grazie, ad esempio, a un forte storytelling (già ne parlavo alcuni post fa) capace di emozionare.
Dopo un’ardua selezione (la difficoltà maggiore è stata quella di non lasciarsi influenzare dei propri gusti musicali che rischiavano di influenzare il giudizio) abbiamo decretato vincitore del primo premio “Best Viral Video Clip” – che sarà consegnato in occasione del PIVI (Premio Italiano Video Clip Indipendente) al MediMex – il video dei Vegetable G, La filastrocca dei nove pianeti [parte II], complimenti ai vincitori e in bocca al lupo per il loro progetto musicale!
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=f1ZkDbjtSog&w=440&h=360]
[ci provo] Promuovere un libro con Storify
Nei ritagli di tempo, da un po’ di mesi a questa parte, sto lavorando a un mio progetto editoriale legato al mondo del giornalismo online. Si tratta di un saggio sulle modalità di approccio alla Rete dei quotidiani, su alcuni dei tratti distintivi del Web (multimedialità, ipertestualità, interattività…) e sul modo con il quale questi vengano sfruttati per diffondere le notizie. Nessuna ambizione di riuscire a “imbrigliare” un mondo – quello online – sempre in continuo mutamento e sviluppo, quanto piuttosto una riflessione su quanto oggi c’è e ha cambiato il modo di comunicare. L’idea mi accompagna da anni, da quando, al termine del mio percorso di studi, iniziai con la tesi ad approfondire l’approccio giornalistico “telematico”. Termine quest’ultimo che oggi, al tempo dei social network, fa quasi tenerezza, ma che all’epoca, rappresentava, almeno per il sottoscritto, un mondo pieno di nuove sfide, di nuovi strumenti, di nuove possibilità. Quelle i cui sviluppi ho tentato di seguire e di mettere nero su bianco prima che tutto venga nuovamente rivoluzionato.
L’editore (persona disponibilissima e che non posso che ringraziare) mi ha però suggerito una sorta di coprifuoco attorno al libro, almeno sino a quando questo non sarà in procinto di essere sugli scaffali (gennaio 2013?). Per cui, negli ultimi giorni, mi sono arrovellato nel tentativo di individuare un metodo per “ingolosire” gli (spero numerosi) interessati all’argomento, senza però svelare troppo.
E così ho deciso di mettere in pratica parte di ciò che ho raccontato, utilizzando uno degli strumenti che ho segnalato a supporto del giornalismo: Storify. Non potendo mostrare ancora nulla del testo, ho preso un bel numero di note (in sostanza link) e le ho raccolte in un flusso di post reso pubblico. Qualcosa di volutamente semplice, un primo passo non troppo elaborato (che, mi rendo conto al momento non sfrutta appieno le potenzialità del servizio), che credo però possa fungere da anteprima rispetto agli spunti individuati nel corso della mia analisi. Chiunque sia interessato, abbia suggerimenti o curiosità non esiti a scrivermi [le mail è sulla pagina about], a presto per nuovi dettagli, stay tuned!
[update: ecco un’anteprima della quarta di copertina …e #nepare hashtag ufficiale]
Organizzarsi per sopravvivere al mare magnum che è il web
Il mondo informativo negli ultimi anni ha subito notevoli cambiamenti. La funzione, ad esempio, di gatekeeper, di filtro di alcuni mass media appare oggi almeno in parte superata da nuovi strumenti – primo su tutti il web – che permettono da un lato a qualunque utente di diventare un “canale” comunicativo dall’altro consentono ad ognuno di noi di realizzare la propria cornice informativa personalizzata. Non bisogna però cadere nel tranello di pensare che ad un volume superiore di informazioni corrisponda automaticamente un migliore modo di utilizzarle. Ecco perché, in occasione del SOTN di Trieste, presso l’angolo Apogeo, sono stato ben felice di riuscire a strappare una copia di Sopravvivere alle informazioni su Internet – Rimedi all’information overload di Alessandra Farabegoli. Un testo del quale da subito ho apprezzato la semplicità, lo spiccato senso pratico e la sintesi con la quale le diverse necessità vengono affrontate. Il libro è una sorta di manuale di “sopravvivenza” che, inserendosi nel filone dell’alfabetismo digitale, punta a fornirci le dritte per organizzare al meglio il nostro tempo e le risorse (email, notizie, link, note, documenti, password) di cui disponiamo.
Consigli mai banali, presentati in maniera approfondita per rendere la nostra “dieta informativa” più ordinata, più efficace e quindi più facilmente fruibile.
E se, almeno per il sottoscritto, la mission inbox zero resta ancora un miraggio, è anche vero che proprio grazie agli stimoli del libro ho iniziato a organizzare la mia posta dividendola in macrodirectory in base al mittente, ho scaricato Remember the Milk una app gratuita per evitare di dimenticare le mia to do list, ho iniziato a salvare i link degli articoli che mi paiono interessanti ma che non posso leggere subito su Instapaper. Insomma mi sento un utente più smaliziato e meno in balia dell’enorme flusso informativo che ogni giorno sono chiamato a navigare.
OverBlog, l’oltre social della blogosfera
Il termine web-log iniziò ad essere utilizzato a partire dal 1997 (bisognerà aspettare due anni solo perché la parola venga abbreviata in blog!), all’inizio erano liste di link sviluppatesi poi successivamente in diari virtuali sempre più multimediali. Sono passati ormai molti anni e anche grazie ai servizi di gestione gratuiti i blog sono diventati un fenomeno diffuso attirando non solo geek ma anche giornalisti, politici, professori, sportivi e utenti “comuni” desiderosi di dire la propria online. Con l’avvento dei social network – in particolare di strumenti come Twitter e Tumblr – in molti hanno intravisto la fine di quella “bolla” chiamata blogosfera capace di proporsi come spazio alternativo di informazione UGC (o, come direbbe qualche nostalgico delle rivoluzioni liberali, dal basso) e di attirare anche l’attenzione di motori di ricerca e responsabili marketing.
Il mio primo blog risale a metà dei primi anni Duemila quando, da semplice appassionato del web, desideroso di proporre i miei giudizi su film, libri e mostre a una platea potenzialmente enorme aprii un blog su Windows Live Spaces per rendere pubbliche le mie recensioni con la speranza potessero tornare poi utili a qualcuno (decisi di puntare sin da subito sulla condivisione). Evolvendomi come utente e come blogger ho sentito poi l’esigenza di passare su una piattaforma più completa e “professionale” che potesse aiutarmi a rendere il mio spazio una vera e propria vetrina di idee, esperienze, scoperte. E nonostante l’avvento di Facebook e affini la mia passione verso il blog non si è per nulla esaurita, anzi (viceversa il tempo è sempre più tiranno, se riesco a scrivere un post a settimana posso ritenermi soddisfatto).
Nonostante i continui miglioramenti tuttavia, da blogger ultimamente sentivo la necessità di un nuovo rinnovamento, di dare una spolveratina al mio spazio rendendolo più attuale e in sintonia con i tempi. Per questo motivo, da alcuni giorni, ho deciso di testare una nuova piattaforma di blogging, OverBlog. La nuova versione italiana (ancora in beta, rilasciata ad inizio settimana dopo il successo del BlogWorld Expo 2012), presenta quello che a tutti gli effetti potrebbe essere il futuro più prossimo dei blog: il social hub. Il blog, in parole povere, diventa una sorta di raccoglitore di vari contributi multimediali (status, post, foto, video, check-in…), acquisisce cioè una multidimensionalità multicolore che prima con i soli testi linkabili non poteva avere.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=I0yzypzww6w&w=440&h=360]
Basta infatti scegliere di sincronizzare i social network più utilizzati (nel mio caso Twitter e Instagram) ed ecco in un’unica timeline fondersi gli ultimi tweet, le immagini “filtrate”, gli articoli più recenti. Il tutto attivabile in maniera semplice, immediata, con la possibilità di filtrare i propri messaggi (scartando, ad esempio, i re-tweet o le risposte ad altre conversazioni) e di rendere ai lettori la navigazione tra contenuti ricca quanto facile. In attesa della nuova versione (il cui rilascio è previsto dopo l’estate) che supporterà funzioni di revenue share, un’app mobile per lo streaming video, statistiche e nuovi layout grafici, non resta che iniziare a testare le possibilità di questo nuovo social-blog.
Havaianas European Tour @ Milan
Un po’ di tempo fa, ai primi caldi raggi di sole, quando avevo ormai deciso fosse arrivata la bella stagione, sono stato protagonista del tour europeo Havainas Origine Collection (ecco cosa scrivevo pochi giorni prima dell’incontro).
Dopo le dovute presentazioni, assegnate le espadrillas (le mie sono davvero originalissime e coloratissime), io e gli/le altri/e blogger invitati per l’occasione ci siamo inoltrati nella splendida cornice di Parco Sempione dove è stata a noi assegnata una piccola videocamera. Posizionati in cerchio, ad ognuno di noi è infatti stato chiesto a turno di “esibirsi” in una qualche acrobazia filmata dagli altri seduti ad “ammirare”, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, l’impegno profuso più che il risultato finale. I diversi girati dalle differenti angolature sono stati poi montati in un bel video che con la tecnica Matrix Effect ha dato vita a un susseguirsi di frame davvero suggestivo, che permette all’occhio di chi guarda di girare intorno alla scena e vederla dai diversi occhi “elettronici” (non infierite sulla mia elasticità nel lanciare saltando, grazie).
Star del video le mitiche espradillas: semplici, adatte a qualsiasi situazione, leggere e resistenti all’acqua sono sinonimo per eccellenza dell’estate tutto l’anno. E quando il week-end nonostante il calendario si preannuncia piovoso non resta che immergersi nella pagina ufficiale di Havaianas, navigare nello store online o a individuare il rivenditore a noi più vicino.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=okAVZMWbLPA&w=440&h=360]
Tornando per un attimo all’evento, all’inizio lo confesso, ero un po’ preoccupato. Ma poi mi sono lasciato andare immaginandomi (già) sulla spiaggia e mi sono gustato la leggerezza che indossare le espadrillas porta sempre con sé. Complimenti per l’iniziativa e grazie ancora a Havaianas per avermi dato l’opportunità di partecipare, buona estate!
La mia trasferta a Lione presso i laboratori Boiron
Il mio medico ultimamente mi ha invitato a provare una tintura madre di tarassaco (quello che in dialetto è chiamato anche pisacàn poiché ai bambini veniva detto che se lo avessero colto, avrebbero bagnato il letto la notte), pianta nota per il suo effetto drenante e depurativo delle vie epatiche.
Coincidenza ha voluto che poco dopo aver iniziato la mia “cura” fossi invitato da Boiron a visitare – con altre cinque blogger – i due stabilimenti di Lione per scoprire il “dietro le quinte” circa la preparazione dei farmaci omeopatici. Non sono un esperto ma tenterò comunque di raccontare, grazie agli appunti che ho diligentemente preso durante la mattinata di visite, ciò che ho potuto scoprire. In Italia, ad oggi, i prodotti omeopatici non contengono indicazioni terapeutiche e posologia quindi ero davvero curioso di conoscere il processo di lavorazione.
Il primo stabilimento visitato è stato quello di Sainte Foy Les Lyon: dopo un cordialissimo benvenuto (con tanto di foto di gruppo), indossati camice, cuffietta e copriscarpe (oltre all’auricolare per la traduzione simultanea in italiano), abbiamo iniziato la visita.
Negli stabilimenti Boiron si lavorano 1.400 ceppi di origine vegetale, 1.100 di origine minerale/chimica, 500 di origine animale/biologica.
Il primo passo è quello del controllo dei materiali in entrata – i cosiddetti ceppi – che, prima di iniziare il processo di diluizione liquida (con alcool a 70° in atmosfera protetta), vengono scrupolosamente analizzati e, una volta passato il vaglio degli esperti, sono etichettati con un codice a barre essenziale per la loro tracciabilità.
I produttori che forniscono Boiron sono – se non ho capito male – una quarantina il cui materiale, per il 20% è rappresentato da piante fresche; da sottolineare come, sui 1.400 ceppi di origine vegetale utilizzati, un centinaio derivino da culture biologiche in quanto non più esistenti.
Le piante vengono pulite, sminuzzate, pesate e spostate nella cosiddetta “area alcolica” per la fase di macerazione (in una soluzione idro-alcolica) seguita, dopo 12-21 giorni, dalla decantazione e successivamente dall’estrazione della tintura madre tramite filtraggio. Il processo prosegue poi con una “fase quarantena” per analisi e con lo step finale: la diluizione. I numeri dell’omeopatia esprimono diluizioni invece di concentrazioni: una parte della tintura madre viene messa in un flacone insieme a 99 parti di acqua o alcol: si ha così una diluizione 1/100. Il liquido viene poi dinamizzato: il flacone viene agitato verticalmente per un determinato numero di volte ottenendo la prima diluizione centesimale.
Negli stabilimenti di Messimy, invece, abbiamo avuto modo di seguire la produzione e il confezionamento delle compresse i cui granuli sono composti dal 15% da lattosio e per l’85% da saccarosio. Alcune materie prime di origine minerale, chimica o animale sono infatti insolubili in un liquido. Per questo motivo vengono triturate e inserite nei granuli o nei globuli. Sono necessari 10 gg per ottenere un globulo (1,8 mm) e 15 gg per ottenere un granulo (3 mm), i granuli troppo grandi per la lavorazione non vengono smaltiti ma usati, dagli apicoltori, per gli alveari delle api.
Anche in questo caso si parte dal pesare la materia prima, segue la fase chiamata riconciliazione, poi la diluizione con il principio attivo, la granulazione, l’essiccazione, la calibratura. Dopo questa fase c’è la compressione con l’eliminazione delle polveri, un nuovo controllo qualità (massa, durezza, spessore…) e poi l’impacchettamento tramite una macchina le cui cellule memorizzano le informazioni dei vari lotti di prodotto e che vengono pulite da cima a fondo ogni 7 ore (nei due stabilimenti non erano ammesse le fotocamere ma qui si possono vedere alcuni video che illustrano le fasi di produzione dei medicinali).
Dell’intero processo mi ha colpito l’estrema attenzione alla qualità dalla prima all’ultima fase. In particolar modo nei confronti delle materie prime il cui approvvigionamento non segue il “mercato” ma il susseguirsi delle stagioni. Tutti gli ambienti di lavoro sono estremamente puliti, gli addetti (molti dei quali impegnati in scrupolosi controlli) sono stati molto cortesi nonostante alle volte fossimo un po’ di intralcio, le campagne attorno ai laboratori sono bucoliche con animali al pascolo e grandi distese gialle di colza, insomma un viaggio breve ma intenso, che mi permette oggi di guardare la boccetta di tarassaco con maggiore consapevolezza. Un ringraziamento doveroso a Boiron (Italia che ci ha accompagnato e che ha reso possibile la cosa, Francia per averci ospitati e guidati tra le linee di produzione), un saluto alla città di Lione che nonostante il tempo non proprio sereno, ci ha offerto squarci davvero graziosi e un “a presto” alle fantastiche compagne di viaggio (nonsolokawaii, cupofbrain, ideamamma e bebefacile).
Giornata FAI, prenditi cura di te
Per chi non avesse ancora piani per il week-end segnalo la Giornata FAI di Primavera, giunta quest’anno alla sua 20a edizione. Si tratta dell’iniziativa che vede protagonisti beni di interesse artistico, culturale, naturalistico aperti eccezionalmente al pubblico. Quest’anno, tra l’altro, il FAI è sostenuto anche da Garnier, brand storico del gruppo L’Oréal in un connubio che ha la bellezza come punto di incontro: come il FAI mette l’accento sul nostro incredibile (e spesso sottovalutato) patrimonio, così Garnier con i propri prodotti punta a rende la bellezza accessibile a tutti, in un parallelismo che – passatemi il paragone – vede i nostri capelli e la nostra pelle come beni preziosi da valorizzare.
A Milano, sbirciando tra i luoghi proposti, hanno attirato la mia attenzione la Banca di Italia – per la prima volta aperta al pubblico – la Biblioteca Civica di Palazzo Sormani Andreani, i Laboratori Scala Ansaldo con i loro 60.000 costumi di scena e Palazzo Lombardia, con la sua torre di 39 piani che non ho ancora avuto modo di visitare.
Buon week-end, sosteniamo il FAI con un sms e visitando almeno uno dei 670 luoghi d’arte e natura aperti oggi e domani in esclusiva in tutte le Regioni italiane.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=8t_2YWR_ok8&w=440&h=360]
Fopping.com, l’e-commerce si veste di social…
Non chiedetemi come ma non molto tempo fa mi sono imbattuto in un marketplace indiano davvero particolare. Si tratta di Fopping.com uno shop online a suo modo geniale. Perché? Offre agli utenti capi di abbigliamento, calzature e accessori a prezzi competitivi con la possibilità di ulteriori ribassi: basta, una volta selezionato ciò che ci interessa, condividere il link al prodotto su Facebook o Twitter guadagnando così dei Fopps, monete virtuali da utilizzare per ottenere un prezzo ancora più conveniente. Visibilità nei canali social in cambio di sconti che, per alcuni prodotti (pochi per la verità), possono anche arrivare sino al 50% della cifra inizialmente proposta (tra l’altro proprio a fine mese si concluderà all’interno di Fopping.com un contest che mette in palio un’Harley 883 per chi arrivi ad accumulare almeno 15.000 Fopps).
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=hzrOXb8aUbI&w=440&h=360]
L’idea alla base del servizio mi pare ottima (anche se, per esempio, una volta ottenuto lo sconto ho cancellato il tweet con il quale avevo condiviso il prodotto di mio interesse pur conservando i Fopps) e potrebbe rappresentare una sorta di avanguardia per quel che concerne il cosiddetto social commerce, acquisti in un ambiente che permette di interagire direttamente o indirettamente con il proprio network ottenendo magari anche quale beneficio. Il futuro è già qui?