Native advertising e brand journalism: quando il giornalismo online incontra la pubblicità

Da alcune settimane sono immerso nell’aggiornamento di News(paper) Revolution che, a grande richiesta, uscirà a breve anche in versione ebook (UPDATE: la versione digitale, ampliata e aggiornata, è uscita alla fine del mese di maggio).

Uno degli approfondimenti al quale ho deciso di dare spazio nella nuova edizione del mio libro, è quello relativo al cosiddetto native advertising. Ecco, di seguito, un estratto della parte dedicata alla forma di pubblicità che gli editori stanno iniziando a testare.

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Uno dei nuovi formati pubblicitari online che gli editori stanno iniziando ad adottare è il cosiddetto native advertising.

L’idea di base è semplice: in ultima analisi, anche l’advertising può rappresentare una notizia; se non riesce ad esserlo, allora probabilmente il contenuto pubblicitario non ha poi così tanta rilevanza.

Degli esempi di formati legati al native adv sono le Sponsored Story di Facebook e i Promoted Tweet di Twitter: contenuti brandizzati integrati direttamente nell’esperienza dei social media piuttosto che posizionati nei classici spazi riservati alla pubblicità online.

In qualche modo, quindi, il native advertising è una rivisitazione “in salsa web/social” dei redazionali (advertorial) presenti nei quotidiani stampati. Con il native adv i lettori possono fruire di contenuti sponsorizzati interattivi che puntano alla condivisione, operazione questa che la pubblicità tabellare di solito non consente. E’ un modo di comunicare con un linguaggio che, sfruttando appieno le peculiarità della Rete, la creatività e lo storytelling, può essere recepito in maniera costruttiva dagli utenti e superare la “cecità” dei lettori verso alcuni dei formati attualmente in uso online.

Quasi tutte le campagne di native advertising nascono dalla collaborazione diretta tra editori e brand, senza l’intermediazione delle agenzie. Sono proprio le testate, infatti, a conoscere meglio di chiunque altro gli standard da adottare, il profilo dei propri lettori e i “segreti” per fare in modo che questi contribuiscano a diffondere ad amici e colleghi i contenuti informativi.

Uno dei primi esperimenti di native advertising è stato realizzato dal magazine statunitense The Atlantic con un post sponsorizzato su Scientology pubblicato il 14 gennaio 2013. Probabilmente anche a causa dell’oggetto dell’articolo, l’iniziativa scatenò un acceso dibattito online, non sempre così benevolo nei confronti della testata (che, alcuni giorni dopo, ammise di aver commesso qualche errore di valutazione nella ricerca dell’innovazione del digital advertising).

Altro spazio informativo che ha deciso di puntare sul native adv, è BuzzFeed la cui testata propone una collaborazione con i brand alfine di realizzare contenuti pubblicitari in grado di catturare l’attenzione dei lettori (Jonah Peretti, CEO di BuzzFeed, definisce il native advertising come “(sort of) social advertising”).

Forbes ha, invece, introdotto BrandVoice, il servizio – nato dalla start-up newyorkese True/Slant – che consente di condividere tra editori e inserzionisti gli strumenti per creare engagement, per monitorarlo in tempo reale e per, al contempo, offrire il miglior servizio informativo ai lettori. Anche in questo caso, l’obiettivo è quello di fornire contributi pubblicitari non intrusivi quanto, piuttosto, esperienzialmente accattivanti. Il magazine ha dato vita a una “Brand Newsroom” con la quale i marketer possono collaborare per far conoscere in maniera più efficace il loro business.

Un servizio analogo è quello del Washington Post che, con BrandConnect, permette alle aziende di pubblicare, nel sito del quotidiano, propri contenuti quali video, post e infografiche.

Il primo esempio di “sponsor generated content” del giornale è stato realizzato dalla CTIA, l’associazione internazionale no profit che rappresenta l’industria delle comunicazioni wireless che racconta come la tecnologia mobile abbia rivitalizzato le comunità rurali (il post era circondato dalla pubblicità display dell’associazione, conteneva un video e non consentiva di essere commentato).

Interessante notare, ancora una volta, la posizione di Google News che chiede agli editori di separare con molta chiarezza i contenuti giornalistici da quelli pubblicitari, pena l’esclusione della fonte dall’aggregatore di notizie. Il servizio dell’azienda di Mount View non si propone come uno strumento di promozione e, quindi, vuole salvaguardare la propria inclinazione meramente informativa.

(UPDATE: anche il New York Times, nel redesign del sito, online dall’8 gennaio 2013, ha iniziato a testare il native advertising, ne parlo qui)

E’ il giornalismo la via d’uscita dalla crisi del giornalismo

Mentre scrivevo News(paper) Revolution mi sono spesso imbattuto in richiami al testo Giornalismo e nuovi media di Sergio Maistrello. Per paura di esserne troppo influenzato, per non perdere di vista il personalissimo percorso che avevo deciso di intraprendere, mi limitai ad aggiungere il libro alla mia lista dei desideri rimandando la sua lettura alla fine del mio lavoro. E così, ora che anche la mia opera prima “in solitaria” è sugli scaffali, ho potuto godermi appieno il libro (scoprendo, tra l’altro, una inconsapevole somiglianza nel sottotitolo tra il mio lavoro e quello di Maistrello). Giornalismo e nuovi media è davvero ben scritto e pensato, uno di quei libri che, seppur non recentissimi (datato 2010), ti senti di consigliare a chiunque sia appassionato di comunicazione e nuovi media. L’approccio, partendo dal racconto di alcune testimonianze di “semplici” utenti diventate nella Rete notizie condivise e riprese anche dai media tradizionali, pone l’accento sulla metamorfosi in atto non solo nel mondo dell’informazione, ma della cultura, della politica e del mercato della quale siamo testimoni. Grazie a Internet ciascuno di noi non deve più sottostare a un palinsesto ma è libero di creare, esplorare, rielaborare: l’organizzazione dei contenuti diventa reticolare e a misura di individuo. Proprio sull’aspetto delle interazioni sociali che la Rete permette, il testo si concentra molto: siamo nodi che condividono sapere e che si raggruppano in base ad interessi. In questo contesto, come si configura il giornalismo? I giornalisti che ora non possiedono più alcuna esclusiva, come interagiscono con gli altri anelli della catena di produzione del senso?

Non svelo di più altrimenti rovinerei la lettura a chi ancora non abbia letto il libro di Maistrello che, dopo aver presentato alcuni degli strumenti del “cittadino digitale”, analizza gli aspetti sociologici della Rete e le implicazioni sull’industria giornalistica, finendo in bellezza con un capitolo – il decimo – tutto dedicato ai casi di successo che hanno ben saputo interpretare la sfida lanciata dal Web.

I testi ovviamente hanno punti in comune ma, nonostante i miei timori, approfondiscono il tema del rapporto informazione-web da due prospettive differenti, risultando alla fine complementari (e quindi entrambi consigliati, sicuramente Giornalismo e nuovi media apparirà nella bibliografia di un’eventuale ristampa del mio libro)… buona lettura!

ps: spoil, il titolo del post è la frase finale del libro, sorry!

#igersmilanonews: l’esperimento continua!

Instagram ha lanciato in questi giorni i feed anche via web. Il social network attorno alla fotografia, nato come applicazione per mobile per iPhone e poi acquistato da Facebook, sta continuando a evolvere senza perdere – almeno per ora – consensi (nel settembre 2012, lo stesso Mark Zuckerberg dichiarò il raggiungimento di quota 100 milioni di utenti per Instagram) e, nella mia personale classifica, è secondo solo a Twitter.

Anche il mio utilizzo sta “maturando”: sono molto più attendo all’utilizzo dei filtri, alla selezione e all’eventuale modifica delle immagini, all’uso degli hashtag e dei titoli. Insomma, anche se agli scatti “felini” non so restitere né trattenere un like, sto tentando di sfruttare la app in maniera intelligente (e, mi piace pensare, costruttiva).

Da questa consapevolezza, come scrivevo alcuni post fa, ho pensato, per il lancio del mio libro (nel quale Instagram è indicato come uno degli strumenti consigliati), di coinvolgere il team Igersmilano (che ringrazio ancora una volta per la disponibilità), per proporre agli appassionati #igersmilanonews, un hashtag pensato per chiunque voglia condividere foto-notizie di interesse pubblico.

L’iniziativa, nonostante i miei timori iniziali e il poco tempo a disposizione, ha avuto un discreto successo. E così, durante la presentazione a Milano del libro, ho avuto il piacere di premiare 3 scatti scelti per la coerenza con quanto avevo proposto alla community.

igersmilanonews_premiazione

Ma la cosa non è finita qui. Quello che è stato una sorta di test è diventato – lo dico con sommo orgoglio – una rubrica settimanale dell’instagramers milano magazine: ogni mercoledì sarà pubblicato uno scatto da me selezionato legato all’hashtag #igersmilanonews. Ieri, per esempio, abbiamo segnalato la foto caricata da @drosha, un’immagine di denuncia di un problema, quello della sicurezza sul lavoro, troppo spesso sottavolutato nel nostro Paese.

Che dire? Seguite IgersMilano e tutte le sue rubriche, utilizzate i diversi hashatag e… in bocca al lupo! igersmilano_magazine

La lunga settimana del lancio di News(paper) Revolution

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Quella che ormai si sta esaurendo è stata per il sottoscritto una settimana davvero intensa. L’arrivo su Amazon e aNobii del libro, la presentazione del testo alla Digital Accademia (nella surreale cornice di H-FARM, un posto da visitare!), la prima valutazione online (4 stelline su 5, evviva!) e, infine, l’evento di presentazione di ieri sera per l’uscita del libro nelle librerie, un turbine di emozioni, di incontri interessanti, di graditi complimenti. Difficile se non impossibile descrivere “nero su bianco” i giorni passati. Forse, meglio proprorre su Storify una carrellata di immagini e parole per tentare di riassumere, in un unico flusso, i bei ricordi che porterò sempre con me, ancora una volta grazie a tutti coloro che hanno voluto condivedere con me la gioia legata al sogno diventato News(paper) Revolution.

Quando anche il marketing diventa “likeable”

likeable_coverLeggo sempre con molto piacere i testi statunitensi sul web marketing, riescono (spesso) a spiegare con semplicità le potenzialità della Rete basandosi su esperienze dirette e dati oggettivi. Così, quando Luca Conti ha proposto ai suoi follower di Instagram di scegliere un testo, non ho avuto dubbi e ho puntato su un saggio in lingua inglese, Likeable Social Media di Dave Kerpen, libro del 2011 che si focalizza sul passaparola attraverso il cosiddetto social web. Una delle caratteristiche che mi ha fatto apprezzare sin da subito il testo è legata alle esperienze delle quali il libro si serve per trattare i diversi argomenti: non riguardano solo aspetti, diciamo così, lavorativi (in altri testi legate, alle volte, a campagne quasi inarrivabili per investimenti o materiali), ma fa riferimento ad avvenimenti quotidiani con i quali immedesimarsi, da consumatori, con estrema facilità.

Sin dall’introduzione è poi chiaro il focus del libro: ciò che caratterizza il tempo attuale è che oggi i consumatori, felici o meno, possono comunicare le loro opinioni su prodotti, servizi, iniziative e brand con semplicità a un numero consistente di persone: un semplice “like” può creare endorsement, un tweet negativo può influenzare potenzialmente molti utenti. Occorre quindi essere bravi nell’ascolto e nella successiva interazione con il pubblico guidando i consumatori all’azione, facendo cioè in modo che siano loro stessi ad accendere la miccia attorno al contenuto che desideriamo diffondere. In particolare ho apprezzato molto (e non ho resistito, ho subito citato l’autore – CEO di Likeable Media – su Twitter ricevendo immediata risposta) la considerazione: “social media is not an instant win”. La costruzione di relazioni con/tra utenti trascende il concetto del “media” ed entra in un ambiente dall’alta imprevedibilità che, per uscire vincitori, necessita di pazienza (e quindi tempo), abilità, coraggio e disponibilità.

Il libro, come si può facilmente intuire dalla copertina, si concentra principalmente su Facebook, presentando le possibilità di “ingaggio”, i consigli su come rispondere ai commenti (positivi e negativi che siano), sulle modalità di condivisione dei contenuti, sull’integrazione dell’intera esperienza dei consumatori attraverso i social network e sull’utilizzo di questi come canali attraverso i quali veicolare messaggi pubblicitari (nel testo è tuttavia più ripetuto il consiglio di evitare di pensare alla mera vendita nell’approccio ai social media).

Una lettura davvero consigliatissima, fosse anche solo per la sintesi e l’invito all’azione con i quali terminano i capitoli, leggendo il desiderio di testare quanto raccontato a stento si tiene a bada tanto convincenti risultano essere gli argomenti trattati. Well done Dave!

Citizen Journalism con Instagram? Proviamoci! #igersmilanonews

instatweetawardsSi avvicina il giorno dell’uscita nelle librerie del mio NEWS(paper) REVOLUTION, aspetto con crescente trepidazione il fatidico giorno in cui vedrò la mia prima “fatica in solitaria” sugli scaffali delle librerie che sono solito frequentare. Con un barlume di lucidità nonostante l’entusiasmo alle stelle, per ingannare l’attesa, ho deciso di tentare una sorta di esperimento. In collaborazione con lo staff di IgersMilano (ringrazio sin da ora Orazio e tutto il team) ho pensato di coinvolgere la community di utenti di Instagram chiedendo loro di diventare reporter per un giorno. Come? Semplicissimo. Dal 13 al 20 gennaio prossimi, scattata una foto legata a un avvenimento/fatto di cronaca del quale si è stati testimoni (nulla di complicato, non pretendo scoop!), basterà caricare la foto utilizzando il particolare hashtag scelto per l’occasione – #igersmilanonews – per creare, insieme, un album dal quale verranno poi selezioni tre contributi (i migliori a insindacabile giudizio del “comitato” formato dal sottoscritto e dai rappresentanti di IgersMilano) che saranno premiati, in occasione dell’evento di presentazione del testo, il prossimo 24 gennaio (giorno di uscita ufficiale del saggio), con una copia cartacea con tanto di dedica del libro. L’idea è quella di dimostrare che anche Instagram (come indicato nel terzo capitolo, 3.4 Strumenti a supporto del giornalismo) è un valido strumento per rendere l’informazione più puntuale, multimediale e partecipata. Con la speranza possa risultare gradita e far registrare un’alta partecipazione, non mi resta che fare il mio personale “in bocca al lupo” a tutti coloro che vorranno essere parte integrante dell’iniziativa! Per tutti gli altri, l’appuntamento è, invece, in libreria, grazie.

Instatips, la guida (gratuita) alla fotografia via Instagram

instatipsSono sempre stato un appassionato di fotografia, mi piace gustare belle immagini e mi affascina anche l’idea di riuscire a fermare il mondo attraverso uno scatto. Da fanatico de La Camera Chiara di Roland Barthes più che all’attrezzatura ho sempre puntato alla ricerca del punctum, di quel particolare – assolutamente personale – che rende la foto una sintesi di emozioni. Una delle mie foto che ricordo con maggiore lucidità è ormai sbiadita: stavo visitando lo zoo di Sydney quando, oltre il recinto degli scimpanzé vidi un esemplare maschio, retto sulle due gambe posteriori che con un rudimentale bastone in mano, richiamare l’attenzione delle altre scimmie radunatisi davanti. Purtroppo il riflesso della luce nel vetro di protezione non rese lo scatto memorabile ma quell’immagine riesce ancora oggi commuovermi (e riesce anche a rimandarmi sempre e comunque alle famosa scena di 2001 Odissea nello spazio). Oggi non uso più una macchinetta fotografica ma porto sempre con me il mio smartphone con il quale mi piace raccontare e condividere le esperienze – dirette e meno – che mi vedono testimone. Come? Beh con Instagram (e Twitter, nonostante tutto)! Ecco perché non posso non segnalare una bellissima iniziativa realizzata da Media Word in collaborazione con Instagramers Italia che si è concretizzata in un ebook dal download gratuito che punta ad essere una guida alla fotografia realizzata a partire da contributi e consigli degli stessi utenti.
Dati degli temi-hashtag attorno ai quali sbizzarrire la proprio creatività, sono state scelte alcune immagini più rappresentative. Una delle quali è proprio un mio scatto con filtro (#Instatipsdigitalthings pagina 50). Si è molto parlato di Instagram in questi giorni: per la temuta minaccia della vendita delle immagini degli utenti, per la “guerra” con Twitter, per l’imminente (a quanto pare) avvento della pubblicità nel social network che ruota attorno a tag, foto e filtri. Nonostante gli allarmismi continuo ad rendere quadrati i miei scatti con l’applicazione tentando di correggerne le imperfezioni con i filtri, sperando di poter raccontare con immagini anche il 2013, ancora auguri a tutti!

Un mese esatto all’uscita di News(paper) Revolution!

Non avrei mai immaginato di pubblicare un comunicato stampa senza nemmeno cambiare una virgola del testo. L’occasione però è particolare, tra un mese da oggi uscirà la mia prima fatica letteraria (si tratta di un saggio, per il primo romanzo ci vorrà ancora un po’ di tempo…) in “solitaria”, in onore della quale ho cambiato l’immagine di testata del blog. Che dire? Sono davvero emozionato, non vedo l’ora di avere le prime copie tra le mani, di vedere il testo nelle librerie, di leggere le impressioni sul libro e, magari, di poterlo presentare in qualche occasione pubblica. A presto e nel caso non ci sentissimo prima, buone Feste! [update 09.01.13 : il libro è ora acquistabile sul sito dell’editore con zero spese di spedizione]

News(paper) Revolution, il libro sull’informazione online al tempo dei social network, da gennaio 2013 nelle migliori librerie

Milano, Dicembre 2012Novità editoriale di prossima uscita firmata Lupetti: News(paper) Revolution / L’informazione online al tempo dei social network, di Umberto Lisiero.

immagine_copertinaNews(paper) Revolution è un saggio sulle modalità di approccio dei quotidiani alla Rete, su alcuni dei tratti distintivi del Web (multimedialità, ipertestualità, interattività…) e sul modo con il quale questi vengano sfruttati per diffondere le notizie. Nessuna ambizione di riuscire a “imbrigliare” un mondo – quello online – sempre in continuo mutamento e sviluppo, quanto piuttosto una riflessione sullo scenario attuale e su come sia cambiato il modo di comunicare, sulle odierne sfide e sui nuovi strumenti a disposizione.

Il volume risponde alle esigenze sia dei professionisti del settore (giornalisti, docenti, responsabili PR e comunicazione) sia a quelle di studenti universitari e semplici lettori che vogliano approfondire e comprendere appieno le potenzialità della comunicazione online.

Il libro, frutto di uno studio dell’autore iniziato nel 2006, concilia la teoria con la pratica, per delineare i tratti della comunicazione online e chiarire le caratteristiche essenziali della Rete.

Il volume, con prefazione di Angelo Perrino (fondatore e direttore Affaritaliani.it), è strutturato in cinque sezioni. La prima è una breve introduzione sulle nuove tecnologie della comunicazione, la seconda è la cronistoria del giornalismo online, la terza sintetizza i cambiamenti del ruolo del giornalista, dell’editore e della redazione. La quarta sezione espone le caratteristiche salienti del quotidiano online mentre l’ultima analizza gli sviluppi futuribili del “quarto potere”. Chiudono il libro, come appendice, le considerazioni di Mario Tedeschini Lalli (vicedirettore, direzione Innovazione e Sviluppo, Gruppo Editoriale L’Espresso).

Il 2012 visto da Twitter

anno_tweetSono un fanatico di Twitter, ormai è diventata la rassegna stampa alla quale mi rivolgo per scoprire notizie interessanti. Proprio per evitare di perdere tweet ho però in questo giorni deciso di bloccare il numero delle persone che seguo a 200, missione difficilissima perché di utenti che scrivono cose stimolanti sono (per fortuna!) molti, ma ci sto provando (affidandomi anche ai re-tweet di chi seguo), un tetto dovevo metterlo, altrimenti impossibile seguire i profili selezionati in maniera opportuna (sopratutto se per gli aggiornamenti si interroga Twitter solo alcune volte al giorno). In ogni caso, ormai mancano pochi giorni alla fine dell’anno e il periodo nel quale si “tirano le somme” è alle porte. Anche su Twitter. E’ online, infatti, il sito 2012.twitter.com che riassume un anno di cinquettii con il social network di San Francisco, un modo per rileggere i messaggi (foto e testo) salienti, quelli che a tutti gli effetti sono stati in grado di entrare nel cosiddetto mainstream. Sul gradino più alto del podio il Presidente Obama che con il suo “Altri quattro anni” è riuscito a ottenere oltre 810.000 retweet finendo 300.00 volte tra i preferiti. Segue la pop star Justin Bieber, che con un suo sintetico messaggio ha voluto ricordare una giovane fan stroncata da una malattia. Terzo posto per uno sportivo, TJ Lang, guardia dei Green Bay Packers che con un suo tweet ha fomentato le proteste contro un “arbitro di riserva” reo di aver chiamato erroneamente in una azione finale del match contro i Seattle Seahawks (la classe arbitrale non ha pace nemmeno oltreoceano). Per quel che concerne gli eventi, invece, a farla da padrona sono state le olimpiadi in UK (e, nello specifico, il picco massimo si è avuto durante la gara dei 200 metri di Usain Bolt), le elezioni statunitensi e i Video Music Awards di MTV (gli Europei si assestano in quinta posizione, dietro il Super Bowl). Bella anche la sezione delle tematiche più “hot” dell’anno: i Paesi sconvolti da conflitti o da tragici fenomeni naturali, risultano ai primi posti, il Bel Paese balza all’onore delle cronache soprattutto per gli scandali di politica e sport. Con la collaborazione di Vizify è però possibile anche approfondire il proprio anno su Twitter: selezionando “Il tuo anno su Twitter” si potrà scoprire il “golden tweet” il “golden follower” e navigare tra le proprie interazioni più rilevanti (l’analisi si riferisce agli ultimi 3200 messaggi, questo il mio 2012). Nonostante la “sfida a suon di filtri” ora in atto contro Instagram, Twitter si conferma ormai a tutti gli effetti un media, un canale in grado di raccontare il mondo che ci circonda con una chiave di lettura (almeno potenzialmente) alternativa attraverso la quale leggere e interagire con gli altri utenti. Millemila di questi tweet!