Il 17 giugno scorso ho avuto il piacere di partecipare al convegno – organizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano – dal titolo: “La pubblicità è servita“. Guest star dell’incontro (spero di non risultare irrispettoso usando questa espressione), Philip Kotler che, parlando di fronte a una nutrita platea, ha parlato di marketing del 3° millennio, anticipando alcune delle riflessione contenute nel suo ultimo libro (scritto con John A. Caslione) Chaotics. Nonostante la levataccia (le registrazioni al convegno sono partite alle 8.30 anche se poi la discussione è cominciata dopo le 10), poter assistere dal vivo alle analisi di Kotler risulta sempre molto interessante e costruttivo. Dall’intervento è emerso come quello di oggi sia un periodo di “turbolenza” sconvolto da due macrofenomeni: da una parte la globalizzazione e dall’altra la digitalizzazione. In quest’ottica risulta quindi ancora più importante l’aspetto comunicativo-conversazionale del rapporto con il potenziale consumatore online che dovrebbe/potrebbe portare – come ultimo step – alla co-creazione del prodotto, come accaduto con i brand Lego e Harley Davidson. Ciò significa innanzitutto porre maggiore attenzione all’ascolto degli utenti ma anche comprendere come, nel momento di crisi attuale, l’acquisto di auto e, in generale, di beni costosi/complessi, vengano ridotti o procrastinati. Occorre quindi sviluppare un media mix più efficiente in grado di rinnovare, innovare e rendere più “fresh” il marketing. Significativo in questo senso la case history P&G che ha portato negli USA, in un momento non proprio brillante dell’azienda, ad una riorganizzazione pressoché totale: standardizzazione dei prodotti, riduzione del numero di variazioni di prodotto in temini di formati e tipologie, vendita e/o ridimensionamento dei “rami secchi” non più remunerativi. Illuminante, per un attimo ho avuto l’illusione (appagante) di essere (più giovane) in un campus universitario statunitense.
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Zero Comments, teoria critica di Internet
Zero Comments – Teoria critica di Internet ha da subito attirato la mia attenzione. Il nuovo libro di Geer Lovink è diviso in due macrotematiche: da una parte analizza il cosiddetto Web 2.0 con particolare focus sui blog, e dall’altra affronta l’argomento New Media Art, lo strano connubio tra arte e tecnologia digitale. La parte che mi ha maggiormente interessato è stata la prima. Non me ne vogliano gli esponenti delle ultime esplorazioni di computer e ambienti virtuali, ma i primi capitoli, ricchi di aneddoti e considerazioni circa la blogosfera, sono risultati più affini ai miei interessi (lavorativi e non). Dato per assodato l’assioma di Ian Davis per cui il web 2.0 è “un’attitudine, non una tecnologia“, il testo indaga sull’idelogia del free e sul modo con il quale gli strumenti della Rete stiano modificando l’accesso all’informazione (molto interessante per esempio il fenomeno dei “shocklog” olandesi). Argomenti decisamente complessi ma, almeno per il sottoscritto, di sicuro appeal. Il saggio, tramite una sorta tavola rotonda su carta, affronta la teoria generale del blog, un’analisi che cerca di interpretare la blogosfera e gli utenti che confrontandosi tra loro contribuiscono ad accrescerla di minuto in minuto. Qual è l’impulso che sottende i blog? Nichilismo? Cinismo? Vanità? Contro-cultura o conservatorismo? In che modo i blog determinano il sociale che li circonda? A queste e altre domande il libro tenta di dare un risposta, restando su una sfera prettamente teorica e, forse, alla fine un po’ confusionaria in quanto strutturata come un vasto puzzle di tanti contributi diversi tra i quali è facile perdere il filo (anche perchè le conclusioni vengono spesso lasciate ai lettori). Un libro molto “filosofico” insomma – corredato di Glossario – per adetti ai lavori, interessante ma a tratti di non semplicissima lettura.
MediaContentsOnDemand: le idee si trasformano in pixel
Mi è stato segnalato un nuovo spazio che, sull’onda di Zooppa e Bootb, punta al diretto coinvolgimento degli utenti in pieno stile Web 2.0. In estrema sintesi, quello di MediaContentsOnDemand, è un servizio di immagini stock su richiesta, una nuova community dedicata a chi realizza e/o necessita di immagini. Da una parte quindi, chi ama la fotografia ha finalmente l’opportunità di lavorare sulle richieste di clienti reali e dall’altra agenzie e aziende possono lanciare un brief e richiedere, attraverso un’interfaccia web intuitiva, le immagini di cui hanno bisogno e che intendono acquistare. 1000 fotografi e 250 professionisti della comunicazione stanno aspettando con impazienza l’apertura del sistema web (che dovrebbe essere operativo sino in fondo dal prossimo 2 marzo), che permetterà loro di proporre e acquistare immagini tagliate su misura per le esigenze sempre più specifiche della comunicazione moderna. Insomma un sistema di fotografia OnDemand, un modo più orientato al consumo di immagini stock, alla fotografia su commissione, utile per meglio gestire i costi e i tempi di produzione ferma restando la qualità. Un punto di contatto tra chi propone l’idea creativa, il concept, e chi poi è chiamato a darne forma tramite una varietà di immagine reali. In attesa di testare nel concreto le possibilità di questo servizio (e di capire se possa avere un forte seguito nonostante Flickr) non mi resta che augurare “in bocca al lupo” a chi cura il progetto.
Twitterellando per la Capitale
Un amico ha voluto, quasi a mia insaputa, iscrivermi al Rome Twestival. Non utilizzo Twitter da molto ma considero uno strumento utile e divertente, meno impegnativo di FriendFeed e più costruttivo di Facebook. E così, dopo il lavoro, decido di lasciarmi trascinare da questo minievento digital, dando libero sfogo alla mia sete di tecnologia comunicativa. Il mio prode scudiero nonostante il suo iphone con tanto di navigatore non riesce a destreggiarsi nei vicoli di Campo dei Fiori, continuando a zoomare allargando le dita della mano nel vano tentativo di farmi morire di invidia per il suo touchscreen. Dopo aver vagato un po’ a zonzo, decido di prendere le redini della situazione e impavido fermo una suora chiedendole, con cortesia, di indicarmi “via del pellegrino” (in fondo, chi meglio di lei può saperlo?). Riesco così ad arrivare al luogo prescelto per l’incontro, il cocktailbar Femme. Stringo la mano ai primi arrivati, consegno moocard ai più fortunati (ne porto con me sempre troppo poche) e compilo un foglietto che indica il mio username nel caso qualcuno dei presenti volesse da domani seguire i miei status, attaccandolo con una spilla da balia al maglione. Il tempo passa, si formano dei gruppetti, mangio qualcosa e bevo analcolico-fruttato. Dopo un po’ abbandono con un retrogusto amaro in bocca. Avevo sentito di grandi numeri all’estero e anche in questa occasione la capitale non ha saputo soprendermi piacevolmente. Alla serata sono forse mancati i momenti di condivisione web 2.0 che auspicavo. Per carità, forse è dipeso anche dal mio atteggiamento e dal mio modo di essere – non proprio l’espansività e la loquacità fatte uomo – però in alcuni frangenti mi si è insinuato il dubbio che alla serata avessero partecipato persone che già si conoscevano e che i loro discorsi fossero un po’ troppo web-style, troppo vicini a quelli fatti ogni giorno in Rete nonostante la presenza in carne e ossa offline. Comunque sia, un plauso a chi ha voluto realizzare l’incontro va fatto, diffondere un utilizzo più consapevole di Internet è una missione da elogiare (come quella del CharityWater), soprattutto in Italia dove forse alcuni mezzi sono ancora ad esclusivo appannaggio dei cosiddetti “nerd” (tra i quali, il sottoscritto). In bocca al lupo per le prossime occasioni!
TamTamy, il mio social network
Da un po’ mi ero annotato l’appunto di visitare TamTamy attirato dal claim “crea il tuo social network“. E così, quando finalmente ho avuto del tempo a disposizione per provare il servizio per la creazione di enterprise social network, non ho saputo resistere alla possibilità di avere 1 giga a disposizione e 100 potenziali user con i quali dialogare. Tam Tamy, infatti, altro non è che una piattaforma modo semplice e veloce per creare una community attraverso la quale condividere video, foto, file e pagine personali. Un luogo di aggregazione virtuale insomma dove poter comunicare con gli altri membri del network tramite commnenti, wiki e chat. Alla base di tutto una tecnologia “aperta” di RSS, AJAX, API e Widget capaci di conferire alla struttura modularità e flessibilità (Tam Tamy nasce dall’esperienza di Reply). Dopo la registrazione ho potuto così creare in maniera gratuita il “mio” Italian Bloggers Social Network. Accedendo al Pannello Amministrazione ho potuto caricare il mio logo, scegliere una skin, inserire la prima News e attivare varie funzioni settando i parametri di mio interesse. Ovviament tutti i blogger sono inviatati ad iscriversi, le potenzialità dello strumento (ancora in fase beta) si possono solo intravedere finché i partecipanti attivi alla community sono pochi. Tuttavia l’esperimento stuzzica le mie fantasie Web 2.0.
Calcio, calcetto e (contro)calciotto
La prima passione degli italiani, è risaputo, è il calcio, uno sport che ci vede la domenica tutti tifosi sfegatati e il lunedì tutti allenatori. Il desiderio di emulare le gesta dei campioni con i quali spesso ci indentifichiamo (almeno per quel che concerne le prestazioni sul terreno di gioco) contagia ognuno di noi ed è per questo che usciti dall’ufficio o smessi i panni dello studente molti sono quelli che affollano i campetti da calcetto per sfidarsi a suon di dribbling, triangolazioni, tunnel e altre prodezze da “playstation”. Ma se un tempo per organizzare un singolo incontro di un’oretta bisognava sudare le proverbiali sette camicie prima ancora di scendere in campo, oggi il web può forse venirci incontro. Tramite un commento, mi è stato infatti segnalato Bizoona (chiaro omaggio all’Oronzo Canà de L’Allenatore nel Pallone) uno spazio dove poter vedere le partire in programma nella nostra zona, dove poter registrare il proprio dettagliato profilo comunicando in maniera semplice e diretta con amici-compagni di squadra. Una sorta di social network del calcio amatoriale, tramite il quale fare nuove conoscenze, lanciare sfide ed eventualmente curiosare i profili dei propri avversari. Un modo intuitivo e veloce per tenersi costantemente in contatto. Calcio 2.0?
Plurk, il tuo social journal
Nella mia smania di testare nuovi social network, mi sono imbattuto in Plurk un modo alternativo di comunicare online gli eventi che caratterizzano le mie giornate. Con un semplice messaggino (da massimo 140 caratteri), in una timeline, posso facilmente condividere con amici (e volendo anche con tutti gli altri utenti) i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie attuali attività. Posso scegliere di utilizzarei i tag predefiniti – ad esempio feels, thinks, loves e was – o posso scrivere liberamente ciò che la fantasia mi suggerisce. Posso aggiungere video, immagini, posso scegliere di far visualizzare i miei diversi messaggi a differenti gruppi di amici. Posso inviare info anche navigando nelle Rete dal mio cellulare. E come parametro per misurare la mia attività nella Rete, faccio riferiemento al mio Karma: più Karma, maggiori opzioni a disposizione. Plurk, in definitiva, è un servizio il cui nome è esplicativo: la cronologia di ciò che mi riguarda, una sorta di storybook amatoriale. Insomma, una versione avanzata di Twitter. Plurk: your life, on the line.
We Heart It
Navigando nel mare magnum del web mi sono imbattuto quasi per caso in WeHeartIt, un social bookmarking tool per immagini e video. Il concetto alla base dello spazio, al di là del nome, è molto semplice: tra blog e siti ti capita di vedere delle belle immagini (e/o video) che vuoi condividere in pieno stile web 2.0? Allora iscriviti alla community, segnala ciò che ti piace (drag & drop) e misurati con i gusti degli altri utenti, cerca tra le tag le immagini e commenta. Due ad oggi i limiti ad un’idea davvero carina: la velocità di caricamento delle pagine e la mancanza di supporto da parte di Internet Explorer dei segnalibri che permettono di importare con semplicità le immagini (si sta lavorando a un plugin). Non resta che scorrere tra le varie immagini e cliccare sul bottone “I heart it too”.
Footbo, il social network del calcio
In sintonia con l’attuale clima di euforia e trasporto per gli europei in corso in Svizzera e Austria (un po’ meno per il gioco dell’Italia, sob…), segnalo Footbo.com il primo social network pensato per gli amanti del calcio, una piattaforma – per ora in versione beta – che permette di entrare a far parte di una grande community di fan del gioco del pallone. Una volta registrati infatti si può interagire con appassionati di tutto il mondo, leggere le ultime notizie e gli ultimi risultati, condividere le proprie emozioni e i propri file multimediali con tutti gli altri utenti della community e contribuire alla stesura dei profili dei calciatori e dei vari team proprio come in Wikipedia. Insomma Footbo è il calcio stile web 2.0.
p.s.=mi voglio sbilanciare: finale europeo, spagna-germania 3-2