Alla scoperta dell’omeopatia con Christian Boiron…

Lo scorso 19 aprile ho avuto il piacere di partecipare ad un evento legato al tema dell’omeopatia. Un’occasione, quella organizzata da Boiron Italia, particolare per diversi motivi. In primo luogo perchè l’argomento è uno tra i più dibattuti in Rete e non solo.
Poi perchè non capita tutti i giorni (o per meglio dire, tutte le sere) che non solo un’azienda multinazionale accetti un confronto faccia-a-faccia con i (potenziali) consumatori ma che ospiti dei/delle blogger nella propria sede e ci metta la faccia a tal punto da far partecipare all’iniziativa il presidente in persona – Christian Boiron – pronto a rispondere a tutte le curiosità della “platea”.
Il bilancio della serata? Più che positivo. E non solo per il buonissimo buffet, per la cortesia del personale, la simpatia dei presenti e la stravagante animazione dell’artista della movimentart Gregorio Mancino. Ma soprattutto perchè è stata un’esperienza costruttiva, un’occasione che mi ha permesso di approfondire un tema – quello della salute – che più passano gli anni più mi sta a cuore. Non sono certo un esperto ma dopo l’incontro sono (forse) più consapevole e informato. Ho per esempio imparato che l’omeopatia non si oppone alla medicina ma una delle terapie della medicina, con possibilità e limiti, vantaggi e svantaggi comuni a tutte le altre categorie farmacologiche. Ho appreso che il “padre” dei medicinali omeopatici è Hahnemann, tra i primi farmacotossicologi che in virtù delle sue sperimentazioni – basate su quella che Ippocrate molti anni prima aveva formulato come “legge dei contrari – è anche tra i padri della farmacologia moderna. Ho avuto modo di sapere che anche in virtù della sicurezza dovuta alla dosi infinitesimali e grazie ai costi estremamente bassi, sono oggi più di 300.000 i medici che prescrivono farmaci omeopatici i quali, come per ciò che riguarda la sfera dell’allopatia, sono sottoposti a numerosi controlli che poi portano ad ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio. E soprattutto ho scoperto un uomo – il già citato Christian Boiron – che con molta umiltà e senza alcun imbarazzo ha accettato di rispondere ai dubbi di noi blogger, citando esperienze del proprio vissuto e ammettendo che estrema franchezza che la vera sfida dell’omeopatia e del suo sviluppo è quella relativa alla comprensione della modalità di azione dell’infinitesimale (la diluizione delle sostanze medicinali è uno dei pilastri dell’omeopatia). Non mi dilungo di più. Insomma una serata diversa ma che ricorderò sempre con piacere, grazie!

PUMA, da Social a Social on Tour


Sono un appassionato di sneaker, le scarpette nate come sportive ma oggi diventate parte integrante di un abbigliamento casual.

Nel mio immaginario, tra le incone delle calzature dalla suola di gomma, ci sono sicuramente le PUMA SUEDE nate nel lontano 1971 come alternativa in pelle alla scarpetta indossata da uno dei “play” più forti nella storia dell’NBA, Walt Frazier (soprannominato anche Clyde per il suo modo di portare il cappello).

Adoro le SUEDE anche perchè, pur essendo dei veri e propri must per chi ama un certo tipo di vestiario (e mi verrebbe da dire anche di way of life), nel corso del tempo hanno saputo rinnovarsi senza mai perdere l’originalità del loro stile.

Per rendersene conto basta dare un’occhiata al sito PUMA Online Shop nel quale scoprire un sacco di accattivanti colorazioni. A me personalmente, per esempio, piace molto la nuova combinazione grigia con banda nera, sportiva ma a suo modo anche elegante (limestone grey-black-white-team gold il nome specifico).

Ma è in generale il brand PUMA per intero ad essere entrato in una sorta di vortice “creativo” che ha portato al lancio di un bellissimo progetto: PUMA SOCIAL.

E’ una sorta di community che riunisce tutti gli “atleti della notte”, quelli che finito di studire o di lavorare, si liberano degli abiti formali e si sfidano a biliardo, ping pong, freccette, bowling o karaoke. Un’idea diversa di sport, più democratica e che non si prende sul serio sino in fondo.

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Finalmente la mia attesa di fan PUMA è stata premiata: PUMA SOCIAL da fine a marzo è infatti diventata una serie di eventi che in maniera itinerante gireranno l’Italia da Sud a Nord alla ricerca degli atleti dell’afterhour.

Il meccanismo degli eventi è semplice e organizzato in tre step:

–       step uno, POMERIGGIO ALLO STORE: di fronte al negozio un pickup truck coinvolgerà i passanti con giochi e distribuzione di gadget e flayer-inviti per la serata;

–       step due, APERTIVO TIME: il pickup track si sposta nelle zone degli aperitivi continuando il recruiting degli after hours athlete.

–       step tre, LATE EVENING: in uno dei locali più cool della città si festeggia insieme il PUMA SOCIAL CLUB tra regali, sfide, foto e dj set.

Ecco alcune delle date ad oggi in calendario:

8 APRILE, ore 15/19 POMERIGGIO ALLO STORE al KIDULTS di Torino;

8 APRILE, dalle 22.30 party PUMA SOCIAL CLUB a LA DROGHERIA di Torino;

22 APRILE, ore 15/19 POMERIGGIO ALLO STORE al LONDON di Napoli;

22 APRILE, dalle 22.30 party PUMA SOCIAL CLUB a MIAMI ROOM di Napoli;

6 MAGGIO, ore 15/19 POMERIGGIO ALLO STORE allo SCOUT du Vicenza;

6 MAGGIO, dalle 22.30 party PUMA SOCIAL CLUB all’OVOSODO di Vicenza;

14 MAGGIO, ore 15/19 POMERIGGIO ALLO STORE al PEACOCK di Bologna;

14 MAGGIO, dalle 22.30 party PUMA SOCIAL al LAB 16 di Bologna.

Farò di tutto per non perdere l’appuntamento di Vicenza per tentare così di accappararmi la divisa che mi “spetta” in qualità di PUMA addicted e atleta della notte: il braccialetto per ricevere la t-shirt personalizzata in esclusiva deve essere mio!

Complimenti a PUMA per questa iniziativa davvero molto carina e in assoluta sintonia con il brand e con quello che, almeno per il sottoscritto, rappresenta.

Per tutte le altre info, non resta che visitare PUMA SOCIAL o @ la pagina facebook dalla quale ho “rubato” le foto relative ai primi eventi “nostrani” (speriamo il tour arrivi prima o poi anche a Milano!).

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Con Donna allo specchio, Tiziano torna a Milano

Lo scorso giovedì 9 dicembre ho avuto il piacere e l’onore di partecipare a un interessantissimo evento. L’occasione era quella della mostra – promossa da Eni Cultura e Comune di Milano – che consente di ammirare, nella sala Alessi di Palazzo Marino (sino al prossimo 6 gennaio), Donna allo specchio, una delle più belle tele firmate Tiziano. Il dipinto, datato 1515, arriva dal Louvre, museo nel quale la fanciulla rappresentata si trova accanto alla più nota “rivale”, in enigmatica bellezza, Gioconda.

Il quadro è circondato da un alone di mistero: non avendo informazioni circa commissioni e primi acquirenti, ed essendoci altre due copie del dipinto (una a Barcellona, una a Praga), l’opera è considerata solitamente un cosiddetto “quadro di genere”, lontana cioè dalla pittura religiosa, mitologica o storica. Altri considerano Donna allo specchio il ritratto di un’amante dell’artista o l’allegoria della Vanità. Dopo aver osservato con cura il quadro, nonostante non sia di certo un esperto, non mi sento di escludere del tutto l’ultima  ipotesi:  la ragazza, immersa nell’autocontemplazione sembra sospesa tra i due specchi: uno, quello convesso, tipicamente utilizzato dai “barbieri”, nel quale si intravede il riflesso di una finestra, e l’altro, rettangolare, nel quale la fanciulla osserva la propria acconciatura. Che rappresentino l’uno il passato e l’altro il futuro, il suo essere al contempo ragazza e promessa sposa? Difficile dirlo. Il particolare della mano sull’ampolla pare però suggerire il desiderio della fanciulla di restare immobile, di resistere, in qualche modo, al destino effimero della bellezza terrena.

Detto della mostra e di come sia un appuntamento da non perdere (a due passi dalla corso dello shopping e per giunta ad ingresso libero), molto belle sono anche le sue molteplici “diramazioni” online.

Donna allo specchio è infatti anche…

– un sito che ospita i contenuti della mostra, dalle ampie sezioni informative ai live streaming dei diversi eventi previsti durante l’esposizione;

– un’applicazione per iPhone/iPad che offre la possibilità di scattare una fotografia, “specchiarla” su diverse superfici
e poi di condividerla su Facebook;

– un minisite, Tiziano a Milano, attraverso il quale contribuire alla costruzione di una gallery che racconta una Milano… riflessa;

– una pagina e un’applicazione Facebook che consente di offrire il proprio volto al quadro di Tiziano;

– un profilo Twitter;

– un canale YouTube nel quale gustarsi altro materiale multimediale.

Non resta che immergersi appieno in ogni singola opportunità legata alla mostra-evento, buon divertimento!
mostra-evento, buon divertimento!

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Mamma mia che musical

Lo confesso: quando ho avuto in mano i biglietti per Mamma mia! il nuovo musical in questi giorni al Teatro Nazionale, ero spaventato. Mi preoccupava l’idea di assistere a uno dei musical più acclamati a livello internazionale – andato in scena in più di 200 città e già visto da 40 milioni di persone – con le musiche degli ABBA tradotte in italiano. Temevo insomma che sull’onda del successo dell’omonimo film con Meryl Streep, si proponesse nel nostro paese la brutta copia di una commedia che, nonostante non avessi mai visto, mi ha sempre destato, se non altro per la simpatia che provo per il gruppo svedese, una notevole curiosità.
Sono felice di dire invece che la serata a teatro non è invece stata così traumatica, anzi. Certo, le musiche degli ABBA in versione originale rimangono inarrivabili, ma devo riconoscere che l’adattamento italiano risulta tutto sommato gradevole (complimenti a Stefano D’orazio dei Pooh e Alice Mistroni).
Il musical, si sa, bandisce i tempi morti e, generalmente, trascina lo spettatore con canti e balli: merito al cast tutto italiano che ha reso bene la storia facendo divertire me e il pubblico con coreografie sempre molto ben studiate. La storia vede come protagoniste Donna e Sophie, madre e figlia. Alla vigilia del matrimonio, la giovane Sophie, non conoscendo il padre, prepara, ad insaputa della madre, una sorta di “carrambata” invitando tre dei suoi amori giovanili nel tentativo di capire se tra loro si possa nascondere il genitore che da una vita spera di conoscere. E così il matrimonio si trasforma in una sorta di rimpatriata scandita dal tempo che inesorabilmente passa, dall’amore – passato e presente – e della nostalgia.
Una serata particolare, leggera, allegra e coinvolgente (alla fine non si può non applaudire e lasciarsi trascinare dalle note di Dancing Queen), un sentito ringraziamento a Glamour per avermi dato la possibilità di assistere in anteprima allo spettacolo.

Evento Sony United, il 3D che non ti aspetti

Il 16 settembre scorso ho avuto modo di partecipare all’evento Sony United, appuntamento riservato alla presentazione delle più succose novità del gruppo Sony.
Ques’anno gran parte dei lanci della casa giapponese saranno legati al mondo del 3D sul quale ormai quasi tutte le aziende legate alla sfera dell’entertainment sembrano aver puntato.
Ho così potuto ammirare – e, quando possibile, toccare con mano – i nuovi televisori Bravia, le fotocamere compatte con le quali realizzare foto (anche panoramiche) in 3D, il nuovo controller Playstation Move, gli occhialini per gustarsi appieno i titoli 3D stereoscopici e gli ebook Sony.
Due le cose che mi hanno colpito maggiormente. Da una parte sono rimasto assolutamente sconvolto da quella che all’apparenza sembrava una semplice foto sfocata ma che invece, una volta indossati gli occhialini, si è dimostrato essere uno scatto nel quale la tridimensionalità era resa perfettamente: si trattava della foto di una sorta di chiostro nella quale gli archi e tutti gli altri componenti architettoci, con gli occhiali 3D, davano all’immagine una profondità e un realismo incredibile.
La seconda novità che mi ha impressionato è la visione – in anteprima – del titolo di prossima uscita (si parla del gennaio 2011) Mondiali Fifa sudafrica 2010: anche in questo caso il blu-ray unito al 3D riesce a stupire per la sequenza di immagini – montate, con un lavorone, dalle riprese di 7 coppie di camere professionali Sony – nella quale tutto è talmente reale da spingere quasi ad allungare le mani per “toccare” quanto si vede. Nei movimenti veloci forse l’occhio ha bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alla visione 3D, ma quando c’è qualcosa di pressochè statico – ad esempio quando Puyol alza la Coppa portato in trionfo dai compagni – tutto, compreso quello che di solito è il semplice “sfondo” degli spalti, sembra essere vivo, non una mera riproduzione visiva.
Anche guardando un altro filmato legato al mondo del mare – Oceani, ndr – ho potuto ammirare appieno la “potenza” del 3D: quando un branco di pesci o una anguilla ha puntato verso me spettatore, ho avuto la netta sensazione che qualcosa uscisse dallo schermo e si frapponesse tra me la tv.
La sezione “game” invece non mi ha riservato grandi soprese. Da possessore di Wii, Playstation Move non mi ha detto poi molto. E sinceramente, anche il gioco di tennis proposto in 3D – Virtual Tennis 4 – e lo sparatutto – Socom 4 se non ricordo male – giocato con il nuovo controller (si può davvero giocare “seriamente” uno sparattutto con il Move?!?) non mi hanno poi esaltato più di tanto. Diverso il discorso per la “demo” di Gran Turismo 5, in cui il 3D rende ancora più coinvolgente – ammesso che ce ne sia davvero il bisogno – il titolo (e la perenne fila per provare il simulatore non ha lasciato dubbi sulla bontà del connubio gt5+3D).
Un bell’appuntamento insomma, semplice quanto interessante. Per chiudere, un doveroso ringraziamento a Sony per avermi dato l’opportunità di partecipare all’iniziativa.

Il Design Week si tinge di rosso Campari Soda

Tra le location più originali del Salone del Mobile appena terminato, un posto di assoluto rilievo spetta sicuramente al Camparitivo in Triennale, lo spazio pensato e progettato Matteo Ragni – che, dallo scorso anno, collabora con Campari – tramite il quale l’architetto ha voluto ripensare usi e costumi legati all’aperitivo.

La location in questione, per gli appassionati di design ma non solo, è una sorpresa continua. Tra i tanti arredi originali si possono ammirare: Fortunata, la lampada che Matteo Ragni ha disegnato giocando con i triangoli con i quali Depero, nell’ormai lontano 1932, inventò la formula stilistica del Campari Soda; Camparina, la sedia modellata per assecondare le esigenze sia del cliente (che pur seduto può muoversi con la massima libertà) che del barista (che può impilare le sedie senza alcuna fatica); il bancone del bar con dei riflessi “digitali”, la parte centrale del tavolino che ruota in stile “nastro trasportatore di sushi” per meglio condividere bevande e stuzzichini; gli specchi che ricoprono le colonne e che riflettono il verde del Parco Sempione e gli ospiti del bar; bottigliette di Campari Soda che, una volta svuotate, diventano parte di originali bicchiere con i quali sorseggiare l’aperitivo, stringendo tra le mani un pezzo di storia del design; l’enorme “lampadario” all’ingresso che, giocando sul concetto di pianeta rosso, richiama contemporaneamente Marte e Campari Soda.

Dulcis in fundo Futuro Meraviglioso, dieci porte – visibili da dieci “telescopi” la cui forma richiama ancora una volta quella della bottiglia pensata da Depero – che proiettano Campari nel futuro, nel 2160, giocando così con la ricorrenza dei 150 anni che l’azienda festeggia proprio quest’anno.

Scoprire questo particolare angolo di Milano con le parole dello stesso Matteo Ragni in qualità di Cicerone è stata davvero un’esperienza suggestiva, un sentito ringraziamento a Campari che ha voluto coinvolgere alcuni blogger – tra i quali il sottoscritto – nella preview del giorno precedente l’inizio ufficiale del Salone del Mobile 2010 (fantastico anche “telescopio da meditazione” che è stato offerto come gadget, uno strumento “per guadare lontano, dentro se stessi”).

Termianato il Salone resta sempre un po’ di nostalgia per la fine di una settimana che rende Milano un’eclettica capitale europea, un crogiuolo di lingue e volti di nazionalità differenti. Quest’anno però, a rendere meno “doloroso” il concludersi degli eventi legati al Fuorisalone, si potrà per fortuna contare sul Camparitivo in Triennale che rimarrà attivo per tutta la stagione estiva.

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Digital e Green: due cavalli sui quali scommettere

Alcuni giorni fa ho avuto modo di partecipare a un interessante dibattito dal titolo Digital & Green, due driver per un nuovo modello di agenzia che, prendendo spunto da una delle provocazioni tratte dall’ultimo libro di Diego Masi, Go Green, ha puntato i riflettori sull’attuale modello delle agenzie di comunicazione e su quella che alcuni identificano come loro crisi strutturale.
Tutti i relatori presenti al Bianco Latte si sono dimostrati concordi nell’identificare Digital e Green come potenziali nuovi asset con i quali costruire modelli differenti e potenzialmente più efficaci nella gestione delle risorse.

Parole come “nuovo ordine”, “rivoluzione”, “futuro” sono state utilizzate più volte nel corso della serata. Ma, a ben vedere, forse sono tre i concetti attorno ai quali si stanno realizzando i cambiamenti più significati sia per le aziende che per le realtà che si occupano di comunicazione: sviluppo sostenibile, coerenza (a questo proposito è stato spesso citato il fenomeno del greenwashing) e reputazione. In particolare quest’ultima – come ha suggerito Marco Benatti, presidente FullSIX – e il suo stretto legame con il web, dovrebbero portare l’interazione con i proprio potenziali consumatori a una fase più matura capace di trasformare la Brand Awareness (e le azioni che i brand prendono per salvaguardare la “notorietà” positiva della marca) in Brand Engagement, a quel confronto diretto con gli utenti che internet – mezzo partecipativo per eccellenza come ha ricordato Giancarlo Vergori di Virgilio – permette e che sempre più dovrebbe essere visto come opportunità costruttiva e non come minaccia.

Per quel che concerne il libro – lettura che mi vede ormai alle ultime pagine – posso confermare quanto Go Green sia uno testo stimolante che permette di capire come il “verde” stia diventando il colore dominante e quali implicazioni questo possa comportare sia nel microcosmo della vita di tutti i giorni sia nel macrouniverso della società globale e della finanza. Lontano dall’essere un noioso manuale, con un linguaggio semplice e leggero, capitoli mai troppo lunghi e corredati da molti dati a supporto, Go Green aiuta a comprendere meglio la silente rivoluzione in atto sottolineando come questa non sia solamente legata all’aspetto energetico, al cambiamento climatico, ma come invece stia mettendo tutto in discussione: dai cambiamenti degli stili di vita dei consumatori alla comunicazione, dalla politica all’economia, tutto presto non sarà più come prima. Meglio esserne consapevoli.

La Passione secondo Luca e Paolo

Lo spettacolo con il quale Luca e Paolo stanno girando i teatri d’Italia ha destato molta curiosità. E anche qualche dibattito. In fondo il tema della morte – e quindi, in ultima analisi, del senso della vita – è uno dei grandi misteri che l’uomo cerca continuamente di comprendere, normale che ogni volta si generi un vespaio di polemiche. E allora perché non riflettere su fede e coscienza con una sorta di riproposizione in chiave ironica di “Aspettando Godot” che ci permette di sorridere su un tema solitamente molto delicato e che al cui solo accenno di solito ci si incupisce? Perché non porsi delle domande sulla fede, la speranza di una qualcosa oltre la morte, la nostra fragilità, la nostra incapacità di comprendere sino in fondo, di accettare la fine della vita? In fondo l’ironia è uno dei modi con i quali reagire a una mancanza, a un evento imprevisto quanto ineluttabile, al diventare improvvisamente consapevoli del proprio carattere “finito”, “limitato”. Il sorriso, invece, è sinonimo di vita: rido dunque sono. Per questo credo che sia importante anche saper ridere della morte – come si può fare grazie a Luca e Paolo – per evitare di trasformarla in un tabù, in qualcosa attorno al quale non poter proferire parola. Per affrontarla. Per prendersi una piccola rivincita.
E forse è proprio questo l’”insegnamento” degli scarafaggi – personaggi che si alternano ai due ladroni condannati alla crocifissione – che vivono sul Golgota sotto le croci: una vita semplice, senza troppi interrogativi e con il sogno di viverla appieno accettando sé stessi e il corso della propria esistenza.
Ben inteso, porsi delle domande, dubitare, mettere in discussione qualcosa non è necessariamente essere “contro”: non mi è parso uno spettacolo contro la Chiesa quanto piuttosto una sorta di testimonianza – dico una perché credo che i due ladroni siano semplicemente due facce della stessa medaglia, due aspetti del nostro essere – di un malessere che, credenti o meno, porta tutti a cercare il senso di ciò che accade attorno a noi, del “disegno” che ci vede come – consapevoli o inconsapevoli – protagonisti. In fondo, se non ricordo male, anche colui che i due ladroni aspettano, in base a quanto raccontano le Sacre scritture, disse: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Come si dice: domandare (e quindi anche domandarsi) è lecito.

Spaghetti Western Orchestra reinterpreta Ennio Morricone

Ho avuto la fortuna di potermi gustare una delle esibizioni del tour mondiale che sta portando in giro per il mondo la Spaghetti Western Orchestra, cinque musicisti-attori-rumoristi (australiani se non ricordo male) che hanno deciso di reinterpretare, in maniera particolare quanto coinvolgente, alcuni dei più grandi successi firmati Ennio Morricone, dalle musiche de Il buono, il brutto, il cattivo a Per un pugno di dollari, da C’era una volta il West a Per qualche dollaro in più. Uno spettacolo nello spettacolo (ho sempre sognato utiilizzare questa espressione!) perchè non solo la performance è guidata da un “narratore” ma gli strumenti utilizzati sono i più diversi: bottiglie di birra, campanacci di legno per mucche, mazzo di carte, registratore a bobine, rami e ramoscelli, lattine a corda sono solo alcuni dei cento “arnesi” utilizzati per suonare e rendere ancora più singolare l’atmosfera dello show (la musica è infatti anche suonata in stile Foley: i rumori, come in alcune produzioni cinematografiche, derivano cioè dall’utilizzo di oggetti quotidiani fatti suonare come effetti sonori).
Tra i protagonisti assoluti della serata una citazione doverosa per il theremin, il più antico strumento musicale elettronico: composto da due antenne, si suona avvicinando e allontanando le mani e facendo così variare il suono a metà strada tra un violino e un timbro vocale molto acuto.
Difficile descrive le sensazioni provate – a un certo punto ci si trova tutti insieme a canticchieri divertiti – una serata davvero emozionante, una di quelle in cui esci e la musica continua a risuonarti nelle orecchie per giorni (tanananana-ua-ua-ua).

Fare gli auguri di Natale al GGD è più cool

Lo scorso venerdì ho avuto il piacere di poter essere presente al GGD Milano, l’appuntamento che, almeno per quanto mi riguarda, ha di fatto dato il via allo scambio di auguri per le prossime festività.
Dopo un piccolo equivoco – in zona Isola esistono infatti due locali chiamati Osteria dei Vecchi Sapori, uno in via Carlagnola e uno in via Del Verme – sono arrivato a destinazione e, accolto con un sorriso da Sharon ho potuto ritirare i miei gadget (tazzina, buoni Dada e Kodak e busta termica ricca di prodotti Bonduelle) e appropiarmi di due etichette adesive indicanti nome, cognome, abilità e interessi (da buon stakanov quale sono ho pensato solo in ottica “lavorativa” dimenticando di citare, ad esempio, cinema e letteratura tra i miei hobby).
Mi sono così accomodato nella sala già pienissima in uno dei pochi tavoli con ancora qualche posto libero e ho iniziato subito a conversare con i commensali davvero simpatici e di compagnia (bel modo di costringere un timido come il sottoscritto a interagire con gli altri, viva le tavolate!). E così, tra un piatto e l’altro – tutte pietanze buone quanto particolari, solo la polenta taragna non sono riuscito del tutto a finire perchè già sazio – abbiamo parlato di lavoro, di internet, di libri, di viaggi e di somiglianze – Rania di Giordania e Ricucci su tutte – con leggerezza e simpatia.
Rispetto alle precedenti edizioni GGD alle quali ho partecipato non c’è stato un vero dibattito tra ospiti e “resto del mondo” ma forse è giusto così: nell’ultimo appuntamento dell’anno meglio lasciare spazio alle presentazioni dello staff e agli ambiziosi progetti futuri (che trovano tutto il mio appoggio).
Nel corso della serata sono anche stato tirato in ballo per l’iniziativa con la quale sto stressando la blogosfera (ma solo perchè mi sta a cuore) “dai il tuo contributo con un post alla Lista dei Desideri Save the Children” e per aver portato un po’ di libri (Buzz Marketing nei Social Media) da distribuire (putroppo arrivando verso le 20 mi sono perso l’assegnazione dei testi, argh): per carattere non amo essere al centro dell’attenzione, per questo mi sono “palesato” solo su espressa richiesta. Certo, mi ha fatto piacere incontrare di persona coloro i quali ho conversato solo in maniera virtuale (o che seguo nei vari social network), spero che di conoscere sempre di più gli attori del web meneghino e dintorni. Auguri a tutti/e!