Da tempo volevo leggere qualcosa circa la vita di Steve Jobs. Non l’ho fatto subito perchè in qualche modo la “corsa alla biografia” subito dopo la morte di un personaggio famoso non mi attira per nulla. Alla vigilia della vacanze di Natale però, sprovvisto di una libro da leggere, mi è capitato tra le mani Nella testa di Steve Jobs di Leander Kahney Leander Kahney – edito da Sperling – e così ho deciso di approfondire la vita dell’uomo sotto la cui guida la Apple ha sfornato un successo dietro l’altro.
Il testo, riproposto in una nuova edizione apliata e aggiornata, racconta l’epopea lavoritiva di Jobs dalla nascita di Apple sino ai giorni nostri, passando per il periodo alla NeXT e quello alla Pixar.
Una serie di testimonianze, racconti, aneddoti, di una delle figure più osannate delle storia recente capace, con le sue scelte (alle volte animatamente discusse anche dei suoi seguaci più fedeli) di rivoluzionare il mondo della tecnologia e dell’entertainment in senso ampio.
Dal suo ritorno in azienda infatti la Apple è cresciuta anno dopo anno arrivando ad essere quasi sinonimo di innovazione.
Scorrendo tra le pagine si può rivivere la ristrutturazione dell’azienda e il nuovo corso impresso da Jobs al proprio team. E ci si può rendere conto di quanto Jobs proietasse, con le sue visioni, verso una pressoché costante rivoluzione la Apple. Think different non è solo uno slogan ma una vera e propria mission che Jobs ha deciso di cavolcare. In questo senso pensare a prodotti come iTunes, l’iPod, l’iPhone o l’iPad è riduttivo. Dietro le quinte Jobs ha suputo leggere meglio di chiunque altro i cambiamenti sapendo far tesoro delle nuove abitudini e delle nuove esigenze degli utenti.
Concetti come “hub digitale” e “connected entertainment” forse ora sono paradigmi scontati ma in realtà hanno rappresentato, in un mercato abbastanza statico come quello dell’IT, dei profondi punti di discontinuità ai quali poi tutti si sono adeguati.
Tra le pagine del libro emerge poi anche il coraggio di Jobs e del suo team: USB, wi-fi, la scelta di una integrazione verticale, la drastica riduzione dei modelli, l’attenzione verso l’unpacking e la cura del design, gli Apple Store, sono tutti esempi che dimostrano come l’azienda sia stata in grado di scuotere in profondità le fondamenta di un mondo che nel giro di pochi anni ha modificato direttamente o indirettamente il nostro approccio a strumenti quali pc e cellulari.
E allora non resta che sorridere di fronte agli “errori” di Jobs: il Power Mac Cube e la scelta di non dotare i primi Mac di masterizzatore (all’inizio Jobs si fece quasi sfuggere la rivoluzione legata agli mp3; poi però si “riprese” ampiamente grazie ad iTunes e iPod).
Un libro che sebbene non rappresenti una biografia autorizzata a mio modo di vedere ben presenta Jobs e alcuni dei suoi colleghi più stretti, aiutando il lettore a delineare la complessa personalità di un personaggio che con il suo credo ha fatto della propria vita un romanzo costellato di successi. Riposa in pace Steve. E grazie di tutto.