La mostra che ho potuto ammirare lo scorso martedì al Palazzo delle Esposizioni di Roma mi ha permesso di conoscere l’arte di Bill Viola, uno dei massimi esponenti di quel genere di artisti contemporanei che si esprimono tramite sequenze video e installazioni che riescono a coinvolgere appieno gli spettatori rendendoli partecipi di un’esperienza che non risulta solamente visiva ma anche (e soprattutto) emotiva. Rallentando il ritmo delle proprie riprese, il tempo si dilata e in questo modo i sensi paiono maggiormente ricettivi, pronti a percepire ogni singolo movimento, ogni singolo cambiamento nel volto di una persona che, pian piano, frame dopo frame, mostra stupore, dolore, rabbia, e che, entrando in contatto con elementi naturali quali il fuoco o l’acqua, pare abbandonare la materialità del proprio corpo. E così volti, mani, sguardi, sospesi in sfondi adimensionali, riflessi su specchi d’acqua immobili paiono fondersi, diventano maschere, espressioni statiche eppure ogni secondo diverse che nella loro silenziosità riescono a comunque a comunicare e a far intraprendere al pubblico che le ammira quel percorso conoscitivo di/su noi stessi che tanto sta a cuore all’artista nato a New York. Un’esperienza impegnativa (alcuni video durano davvero molto, tanto che lo stesso Viola indica in 7 ore il tempo necessario per gustare al meglio la mostra), che sicuramente avrebbe meritato una visione più tranquilla e più libera (ultimo giorno dell’esposizione, notevolissimo afflusso di gente), ma che, almeno per la parte inziale, ho apprezzato molto.
E’ un vero peccato che tu non abbia potuto godertela appieno. Io ho scoperto Bill Viola proprio grazie a questa mostra. L’aspetto che più amo nella sua arte è, oltre al fatto che il soggetto guardante diventa oggetto guardato (è come se guardassimo dentro di noi, attraverso i suoi video), l’indagine sulle forze emozionali. In una società fortemente razionalista come quella Occidentale, il divario tra istinto e razionalità ha raggiunto livelli parossisistici. Ci insegnano che il sentimentalismo (che designa solo l’iceberg emotivo, eppure ha connotazione negativa) è da evitare. Invece Viola ci costringe a indagare le emozioni, a inglobarle nella conoscenza di Sé. Ad esplicitarle. E sia che ci si accosti alle sue opere per trovare sollievo da un momento difficile (a me è successo così), sia che si voglia semplicemente dedicare un po’ di tempo a se stessi, è impossibile non lasciarsi travolgere.
il problema è che mi sono ritrovato a vedere la mostra l’ultimo giorno, con un sacco di altre persone e quindi l’emozioni dei video le ho colte a metà. per fortuna sono comunque riuscito ad apprezzare e a lasciarmi trasportare dell’arte di bill viola 😉