Web Car, quando il giornale è in video streaming

Foto: la Stampa

In News(paper) Revolution ho cercato di riassumere i cambiamenti del mondo del giornalismo derivanti dallo sviluppo della comunicazione online. Ho volutamente deciso di circoscrivere il mio approfondimento, la “rivoluzione digitale” che ha modificato in profondità le diverse professionalità legate al mondo dell’informazione non può, infatti, essere ridotta all’elenco delle seppur notevoli ripercussioni legate alla Rete. Ne è testimonianza la nuova vettura in dotazione a la Stampa, un’auto a misura di report digitale. Perché, ormai – altro riflesso della digitalizzazione delle redazioni – distinguere tra carta e altri supporti diventa quasi superfluo. I contenuti di un quotidiano, non molto tempo fa disponibili solamente in versione cartacea, sono oggi fruibili anche attraverso computer, tablet, smartphone e net tv. Le notizie non si diffondono più solamente per via testuale, diventando ogni giorno sempre più variegate, più multimediali, composte non solo da lettere ma da immagini, video e infografiche. Il mondo dell’editoria, pur moltiplicando gli strumenti attraverso i quali raccontare le notizie, è quindi, paradossalmente, più omogeneo: anche i quotidiani comunicano tramite video (addirittura alcuni hanno canali all news non stop), le emittenti televisive non possono rinunciare all’informazione testuale dei propri siti web.
Non deve quindi sorprendere la Web Car de la Stampa, una vettura con la quale il giornale realizza “dirette in video-streaming ovunque sul territorio europeo e avere sempre a disposizione il wi-fi per reportage on-the-road, via satellite”.
Alla base una parabola auto-puntante – un’attrezzatura ridotta all’osso talmente piccola da essere trasportata anche all’interno di un bagaglio da viaggio – un router, un mixer e un pc con i quali gestire riprese, videoconferenze, montaggi video e… addirittura un drone comandabile dal mezzo.
Il battesimo di questo innovativo sistema di trasmissione delle informazioni sarà la mostra del Cinema di Venezia, una partenza soft per scoprire, senza troppi patemi, tutte le potenzialità della nuova risorsa a disposizione del Quarto Potere. Che solo proseguendo sulla strada dell’innovazione potrà costruirsi un futuro.

Qualche considerazione sul Digital News Report 2013

Pic from ReutersInsitute

Da poco più di un mese è stato pubblicato il Digital News Report 2013 Tracking the Future of News che, a causa dei miei molteplici impegni, ho potuto leggere con attenzione solo negli ultimi giorni. La mole di dati analizzati, sulla base delle risposte di sondaggi online (per l’Italia 965 il numero degli utenti interpellati) è davvero notevole e, provenendo da diversi Paesi (un blocco europeo, Stati Uniti, Giappone e Brasile), permette una visione di insieme del mondo delle notizie molto interessante.

Scorrendo l’indice dello studio, tra le tante voci, una ha subito colpito la mia curiosità: quella relativa al pagamento delle notizie. Il capitoletto – intitolato Paying for Digital News – esordisce indicando due percentuali non molto incoraggianti per il giornalismo online. Rispetto alla data di compilazione del questionario sulla quale è basata l’analisi dello studio (gennaio/febbraio 2013), se il 50% degli intervistati dichiara di aver acquistato un giornale cartaceo, solo il 5% afferma di aver pagato, nelle stesso periodo, per fruire di notizie in via digitale. Se è vero che tale percentuale tiene conto del fatto che ad oggi la maggior parte dei quotidiani online continua ad offrire le notizie senza richiederne un corrispettivo in denaro, considerando l’avanzare di strategie quali paywall, abbonamenti combinati carta-digitale e applicazioni a pagamento, questa mi pare piuttosto bassa. E’ anche vero che in Inghilterra, proprio sulla scia delle nuove più restrittive modalità con le quali le redazioni d’Oltremanica propongono i propri contenuti nel web, la percentuale di acquisto di informazione digitale, in un anno, tra un sondaggio e l’altro, è passata dal 4% al 9%. La media dei lettori paganti, tuttavia, non sembra al momento poter rispondere al calo degli introiti della pubblicità delle testate su carta.
Per quel che concerne il nostro Paese, nello specifico, il 76% degli intervistati non ha mai pagato per una notizia digitale. Andando più a fondo della questione e suddividendo la audience dei lettori in classi di età, netta è la differenza tra gli individui compresi tra i 25 e i 34 anni e gli utenti più anziani. Mentre i primi risultano in media i più predisposti all’acquisto di notizie digitali (con un 20% degli appartenenti rispetto al numero totale del gruppo di età sopracitato), per gli altri la percentuale si abbassa notevolmente. Ciò è probabilmente dovuto ad un utilizzo maggiore, da parte della classe 25-34, di dispositivi quali tablet, smartphone e ebook reader e, quindi, di applicativi che su abbonamento o attraverso micropagamenti permettono l’acquisto di brani musicali, libri, giochi e notizie.
Altra particolarità, proprio per restare in tema di tablet, è quella legata ai possessori di iPad e affini: questi mostrano infatti una propensione doppia, rispetto a chi fruisce delle notizie da computer, all’acquisto di informazione digitale (e, ancora entrando ancora più nello specifico, i prodotti Apple, rispetto ai concorrenti registrano le percentuali più alte di propensione dei propri utilizzatori all’acquisto di informazione online). Questo deriva sicuramente dalle caratteristiche intrinseche dello strumento e delle sue modalità di utilizzo ma anche del tenore di vita superiore rispetto alla media di chi appartiene alla classe che utilizza tali mezzi.
Altro aspetto interessante è quello relativo alla tipologia di pagamento associato alla notizia digitale: se negli Stati Uniti e in Danimarca di gran lunga è l’abbonamento la forma di pagamento più utilizzata tra i lettori della Rete, in Europa e Giappone, pur con differenti percentuali, resta ancora il pagamento “one-off” (un singolo pagamento) la tipologia più scelta, segno che sul versante della distribuzione delle notizie ci sia ancora molto da lavorare (come anche sulla costruzione di un rapporto più solido e continuativo tra utente e testata). Tra l’altro, proprio il nostro Paese, con Francia e Spagna, è quello nel quale, in base alle risposte degli intervistati, il pagamento delle notizie avviene soprattutto tramite applicazioni.

Se l’individuazione di un modello alternativo alla gratuità supportata dalla pubblicità online registra una certa resistenza da parte delle testate, per ciò che concerne gli utenti, leggendo i dati dello studio, non mi pare di aver notato in nessuna sezione una loro ritrosia al pagamento delle notizie in Rete. Probabilmente, quindi, la vera sfida non è tanto convincere i lettori a pagare per la fruizione di informazioni digitali quanto stimolare una predisposizione che emerge dai dati dell’analisi del Reuters Institute ma che va sicuramentecoltivata e assecondata con proposte che in termini economici, di modalità di fruizione e di contenuto, possano convincere il lettore a pagare, anche nella Rete, per essere informato.

Citizen Journalism con Instagram? Proviamoci! #igersmilanonews

instatweetawardsSi avvicina il giorno dell’uscita nelle librerie del mio NEWS(paper) REVOLUTION, aspetto con crescente trepidazione il fatidico giorno in cui vedrò la mia prima “fatica in solitaria” sugli scaffali delle librerie che sono solito frequentare. Con un barlume di lucidità nonostante l’entusiasmo alle stelle, per ingannare l’attesa, ho deciso di tentare una sorta di esperimento. In collaborazione con lo staff di IgersMilano (ringrazio sin da ora Orazio e tutto il team) ho pensato di coinvolgere la community di utenti di Instagram chiedendo loro di diventare reporter per un giorno. Come? Semplicissimo. Dal 13 al 20 gennaio prossimi, scattata una foto legata a un avvenimento/fatto di cronaca del quale si è stati testimoni (nulla di complicato, non pretendo scoop!), basterà caricare la foto utilizzando il particolare hashtag scelto per l’occasione – #igersmilanonews – per creare, insieme, un album dal quale verranno poi selezioni tre contributi (i migliori a insindacabile giudizio del “comitato” formato dal sottoscritto e dai rappresentanti di IgersMilano) che saranno premiati, in occasione dell’evento di presentazione del testo, il prossimo 24 gennaio (giorno di uscita ufficiale del saggio), con una copia cartacea con tanto di dedica del libro. L’idea è quella di dimostrare che anche Instagram (come indicato nel terzo capitolo, 3.4 Strumenti a supporto del giornalismo) è un valido strumento per rendere l’informazione più puntuale, multimediale e partecipata. Con la speranza possa risultare gradita e far registrare un’alta partecipazione, non mi resta che fare il mio personale “in bocca al lupo” a tutti coloro che vorranno essere parte integrante dell’iniziativa! Per tutti gli altri, l’appuntamento è, invece, in libreria, grazie.

[ci provo] Promuovere un libro con Storify

Nei ritagli di tempo, da un po’ di mesi a questa parte, sto lavorando a un mio progetto editoriale legato al mondo del giornalismo online. Si tratta di un saggio sulle modalità di approccio alla Rete dei quotidiani, su alcuni dei tratti distintivi del Web (multimedialità, ipertestualità, interattività…) e sul modo con il quale questi vengano sfruttati per diffondere le notizie. Nessuna ambizione di riuscire a “imbrigliare” un mondo – quello online – sempre in continuo mutamento e sviluppo, quanto piuttosto una riflessione su quanto oggi c’è e ha cambiato il modo di comunicare. L’idea mi accompagna da anni, da quando, al termine del mio percorso di studi, iniziai con la tesi ad approfondire l’approccio giornalistico “telematico”. Termine quest’ultimo che oggi, al tempo dei social network, fa quasi tenerezza, ma che all’epoca, rappresentava, almeno per il sottoscritto, un mondo pieno di nuove sfide, di nuovi strumenti, di nuove possibilità. Quelle i cui sviluppi ho tentato di seguire e di mettere nero su bianco prima che tutto venga nuovamente rivoluzionato.
L’editore (persona disponibilissima e che non posso che ringraziare) mi ha però suggerito una sorta di coprifuoco attorno al libro, almeno sino a quando questo non sarà in procinto di essere sugli scaffali (gennaio 2013?). Per cui, negli ultimi giorni, mi sono arrovellato nel tentativo di individuare un metodo per “ingolosire” gli (spero numerosi) interessati all’argomento, senza però svelare troppo.
E così ho deciso di mettere in pratica parte di ciò che ho raccontato, utilizzando uno degli strumenti che ho segnalato a supporto del giornalismo: Storify. Non potendo mostrare ancora nulla del testo, ho preso un bel numero di note (in sostanza link) e le ho raccolte in un flusso di post reso pubblico. Qualcosa di volutamente semplice, un primo passo non troppo elaborato (che, mi rendo conto al momento non sfrutta appieno le potenzialità del servizio), che credo però possa fungere da anteprima rispetto agli spunti individuati nel corso della mia analisi. Chiunque sia interessato, abbia suggerimenti o curiosità non esiti a scrivermi [le mail è sulla pagina about], a presto per nuovi dettagli, stay tuned!

[update: ecco un’anteprima della quarta di copertina …e #nepare hashtag ufficiale]