Pura pelle rossonera

Con la chiusura del calcio mercato, visti gli ultimi due acquisti e il roboante esordio in campionato, i tifosi del Milan come il sottoscritto possono tornare a sognare di combattare alla pari con le big d’Europa per la conquista dei trofei più ambiti tentando di rispondere ai successi dei “cugini” neroazzurri. Grazie ad Adidas da ieri anch’io ora possiedo un mio feticcio da utilizzare in maniera scaramantica ogni volta che avrò modo di vedere le partite dei ragazzi di Allegri: la maglia dell’AC Milan stagione 2010-11 (eccola qui). Le differenze, rispetto alla edizione dello scorso anno – come si può facilmente intuire dall’immagine “comparativa” che ho velocemente realizzato – non sono poche. Oltre alla scritta del nuovo sponsor, la diversità più evidente è quella delle strisce, trasformatesi in bande nelle nuove t-shirt. Il simbolo Adidas è spostato sulla destra non più al centro e anche nelle maniche si conserva l’alternanza rossonera. Sparito il colletto bianco, la nuova maglia mostra, nella parte interna, un bel logo AC MILAN 1899 tu sei la mia vita e in quella esterna il un sottile tricolore. Anche dal punto di vista “tecnologico” la maglietta presenta succose novità. Grazie a speciali tessuti, all’applicazione di fasce in particolari zone del corpo e alla tecnologia Techfit PowerWeb, promette incrementi su potenza esplosiva, accelerazione e resistenza (riducendo la vibrazione dei muscoli), e un miglioramento della postura grazie ad una maggiore stabilità del baricentro. Last but non least, la nuova maglia è molto più leggera delle precedenti versioni.
Per celebrare il lancio della nuova divisa da gioco del Milan, Adidas ha inoltre sviluppato un minisito interattivo che, uno volta connessi al proprio profilo Facebook, consente di scoprire, tramite dei video girati a Milanello, i segreti della nuova pelle rossonera.
Ora non mi resta che aspettare, dopo la pausa per le partite delle nazionali, il nuovo inzio delle competizioni, sperando che il mio indossare la tshirt nelle occasioni importanti possa portare fortuna ad Ambrosini e gli altri “diavoli”.

Le nuove Adidas Predator X sbarcano a Milano

carter_e_diegoIl tardo pomeriggio di oggi ha visto protagoniste, all’Arena Civica di Milano, le nuove Adidas Predator X calzate da sportivi di eccezione quali gli All Blacks Dan Carter, Jimmy Cowan, Zachary Guildford, Luke McAlister e i calciatori Diego (Ribas da Cunha), Cristian Brocchi e Alessandro Matri.
I giocatori, divisi in due squadre miste, capitanate rispettivamente da Dan Carter e Diego, si sono sfidati in una competizione molto spettacolare: l’obiettivo era colpire, dalla terrazza dell’Arena, sia con il pallone ovale che con quello da calcio, un bersaglio posizionato al centro del campo a circa 70 metri di distanza (per onor della cronaca ha vinto la squadra di Carter). Un modo simpatico – e per certi versi spettacolare – con il quale testare potenza e controllo delle ultime nate in casa Adidas (pazzesco come le scarpette da calcio si siano “evolute” dal 1994!) che si basano, in estrema sintesi, su tre principali tecnologie: powerspine, predator e optifit. Spero di riuscire a spiegare queste innovazioni senza annoiare troppo: grazie alla tecnologia powerspine il piede nel colpire la palla subisce una minore deformazione e questo significa meno perdita di energia e quindi più potenza e velocità impressa alla palla; la tecnologia predator – un mix plastica-silicone a lato dalla scarpetta – permette una maggiore accuratezza nel controllo del pallone e nell’effetto del tiro, in ogni condizione metereologica (pioggia o sole) e di campo (secco, duro o bagnato); la tecnologia optifit infine punta a garantire un miglior controllo di palla: riducendo il materiale tra pallone e piede, grazie a innovativi elementi costruttivi e nuovi materiali, si ha una sensazione confortevole come se si giocasse a piedi nudi.
adidas_predator_xAltre chicche che caratterizzano le Predator X sono: la parte laterale pre-sagomata che una volta indossate rende le scarpette ergonomice al massimo, la parte del tallone dei tacchetti che è a sé stante rispetto alla tomaia della scarpa, i lacci più ampi dove si annoda e poi più fini per ridurre al minimo l’ingombro, il bordo morbido all’avampiede… Insomma se la mia (brillante?) carriera di fantastista non fosse stata prematuramente bloccata da un brutto infortunio alla caviglia destra (e nonostante il prezzo della top di gamma non sia proprio economico), avrei voluto davvero provare le nuove Predator X e sentirmi, almeno il tempo di una partita, un campione.