C’è vita su Marte? E cultura nel web?

Img: flavorwire.com

20 novembre, ore 7.45 di una qualsiasi giornata lavorativa. Dopo le abbondanti piogge dei giorni precedenti, un timido sole – che si intravede appena tra le nuvole – scalda l’aria fresca della mattina.

Salgo in auto e metto in moto, in automatico si accende la radio. E’ impostata su Radio 1 Rai, sta andando in onda Radio 1 in Corpo 9, la rassegna stampa che anticipa il radiogiornale delle 8.

Si parla di Kate Middleton e del fatto che stia perdendo consensi perché evita di prendere posizione. Il tragitto che mi separa dall’ufficio è (fortunatamente) breve per cui decido di non cambiare frequenza. La conversazione si sposta verso un’analisi (superficiale) del mercato dell’editoria e dalla stampa che porta allo scambio di battute capace di rovinarmi la giornata prima ancora che questa abbia inizio.

Ma il web è cultura? C’è cultura su web?
No, su web c’è tutt’altro che cultura, c’è ricerca dell’immediato, ovviamente”.
”.

Sarò esagerato, sarò permaloso, ma ogni volta che qualcuno “sparla” dell’online liquidandolo frettolosamente, mi sento chiamato in causa.

Per il sottoscritto il web, dopo essere stato una passione diventata poi oggetto di studio, è oggi – e spero possa esserlo anche in futuro – sinonimo di lavoro. Ogni giorno, nel mio piccolo, sulla base delle esigenze e delle disponibilità della realtà nella quale opero, cerco di individuare modalità e strumenti per far intravedere nella Rete nuove opportunità.
Sono pagato per farlo, certo, ma credo in ciò che faccio.

Come ho già avuto modo di spiegare (vedi Di politica e giornalismo: l’importanza di intermediari di qualità), considero il web come uno strumento al servizio di noi utenti. Un (meta?)mezzo non necessariamente migliore di altri, ma nemmeno da demonizzare costantemente.

Non sono d’accordo con coloro i quali considerano la Rete un mondo “altro da”, con chi la addita quale rappresentazione del male tout court né con chi la dipinge esclusivamente come il regno della velocità legata all’effimero.

La valutazione sul web non credo possa prescindere dall’utilizzo che decidiamo di farne: sta a noi scegliere come e dove “navigare”. Il web è un canale (è molto di più, provo a semplificare) e come tale può essere punto di incontro come di scontro, di emancipazione o di propaganda asservita a un qualche gruppo di persone, sinonimo di creatività o solo l’ennesima versione di contenuti spazzatura.

E perché no, c’è spazio anche per la cultura nella Rete: ci sono esperienze, rielaborazioni, scambi costruttivi, valutazioni che possono contribuire ad ampliare le proprie conoscenze e a rendere gli individui più consapevoli.

Possibile che i protagonisti del dialogo che tanto mi ha irritato, seppur giornalisti di lunga data, non intravedano un briciolo di cultura nella Rete? E se davvero fosse in loro tanto radicata tale convinzione, quale il senso della loro presenza online (rispettivamente con Cinquantamila e con Il Blog del Direttore)?

Ignorare il web credo sia già oggi impossibile. Per le aziende, per gli utenti, per il mondo dell’informazione, per gli organi dello Stato. Per provare a conoscerlo e, quindi, a capirlo, accorre mettere da parte pregiudizi e generalizzazioni con cui tentiamo di difenderci dal nuovo che avanza.

p.s.= forse per qualcuno Wikipedia non sarà cultura; ma mi sono comunque permesso di aggiornare la voce di Giorgio Dell’Arti inserendo gli ultimi libri pubblicati.

[update: il direttore di Oggi ha spiegato meglio, con una risposta pubblicata nella sezione Posta, il suo punto di vista]

Tesoro, mi si è ristretta la copertina

La questione del diritto d’autore su web è una di quelle tematiche che, nonostante l’evoluzione della Rete, continua a restare spinosa. Per sua natura il contenuto digitale presuppone l’aspetto della duplicazione, quasi impossibile imbrigliare gli utenti vincolandoli al rispetto di una ferrea disciplina che tuteli chi i contenuti li produce. Tracce audio, film e serie tv che si scaricano con software peer-to-peer, partite in streaming che si guardano in una diversa lingua, video di trasmissioni televisive “specularmente” editati, blog che ripropongono post di altri spazi, sono solo alcuni dei molti esempi seguendo i quali superare il concetto di proprietà intellettuale.
Pur seguendo gli sviluppi del dibattito (soprattutto in occasione del mancato rinnovo della collaborazione tra Rai e YouTube) non mi sono mai appassionato sino in fondo alla questione, almeno sino a ieri.
Lo scorso mercoledì ho infatti casualmente scoperto qualcosa che mi ha lasciato – uso un eufemismo – sconcertato. Navigando nella sezione Bibliotech di Key4Biz (nella quale era appena stata pubblicata la segnalazione del mio “Web Marketing: questione di metodo”), tra i libri proposti ho notato qualcosa di molto familiare.
La copertina di un testo di nuova pubblicazione (la metà sulla destra dell’immagine qui sotto), usava parte della grafica di quello che è il fronte del mio News(paper) Revolution.

copertina_usata_senzapermesso

Mi sono sentito intimamente defraudato. Perché la copertina l’ho pensata in prima persona (mia l’idea di aeroplani di carta di giornale guidati da utenti che “puntano” gli strumenti digitali; copertina materialmente realizzata su mie indicazioni dalla bravissima Valeria De Angelis) ed è una delle parti del libro che mi rendono più orgoglioso.
Nessuno ha chiesto al sottoscritto, a Valeria o all’editore (Fausto Lupetti Editore) il permesso di usare la grafica del mio saggio, vederla ripresa – in maniera grossolana – in un altro libro è stato davvero un colpo al cuore. Se poi aggiungiamo che il testo è edito da una realtà di Padova (mia città natale nella quale vivo), che tratta argomenti affini alla mia prima opera in solitaria e che è scritto da un “addetto ai lavori”, il quadro risulta forse ancora più grottesco. Non ho modo né voglia di individuare le eventuali responsabilità, non mi interessa sapere se sia una casualità o meno. Per quanto mi riguarda – anche se ammetto di non essere un esperto – si tratta di una probabile violazione del copyright ragione per cui ho dato mandato al mio legale di approfondire quanto accaduto.

Se è vero che il web è per molti versi baluardo di libertà ciò non significa necessariamente che tutto ciò che è in Rete si possa liberamente utilizzare. Internet non è completamente altro dal cosiddetto “mondo reale”, non si tratta di un luogo virtuale quanto anarchico, non va pensata come una sorta di frontiera dove tutto è lecito. Il web è parte della nostra quotidianità, spesso basterebbe anche solo il buon senso.

Ai posteri (meglio se avvocati), l’ardua sentenza.

p.s. = diffidate dalle imitazioni, mi raccomando!

[update: la controversia si è risolta con l’impegno della casa editrice a comunicare nel sito, nel materiale informativo relativo al libro e in un avviso da inserire nelle copie cartecee del testo, il copyright dell’immagine tratta dalla copertina del mio saggio]

Tanti auguri News(paper) Revolution!

Che il tempo passi veloce è risaputo. Ma che sia già trascorso un anno dalla pubblicazione della versione cartacea di News(paper) Revolution (e dal relativo evento di presentazione a Milano) non mi sembra ancora vero.

Molte cose da quel 24 gennaio 2013 sono cambiate, sia a livello personale (lavorativo e non) sia per quel che concerne il mondo dell’informazione online.

Bando alla nostalgia, ecco le tre iniziative che ho pensato di mettere in piedi per festeggiare degnamente la ricorrenza:

1) da oggi 24 gennaio e per una settimana, digitando #nepare l’hashatag ufficiale del testo, nel form “Codice Speciale” che appare nel sito faustolupettieditore.it dopo aver inserito il libro nel carrello, si potrà acquistare il saggio nella sua versione cartacea scontato del 20% – 12 euro anziché 15 – e con 0 spese di spedizione;

2) per l’intera giornata di oggi 24 gennaio la seconda edizione del testo, quella digitale (riveduta, aggiornata e ampliata rispetto alla versione su carta) sarà disponibile su Amazon a metà prezzo (4,99 euro);

3) su Goodreads, per gli utenti registrati, sarà attivo per una settimana un giveaway partecipando al quale tentare di accaparrarsi una delle 3 copie del libro in palio.

Goodreads Book Giveaway

News(paper) revolution. L'informazione online al tempo dei so... by Umberto Lisiero

Enter to win


Ringraziando ancora una volta tutti coloro che hanno supportato il sottoscritto e, direttamente o indirettamente, il libro, prendo fiato ed emozionato spengo la prima candelina.

Buona lettura!

Promuovere gli ebook, il mio intervento su #nepare

Nella giornata di ieri ho avuto l’onore di partecipare, in qualità di relatore, al primo corso dedicato agli editori digitali promosso da Simplicissimus Book Farm. Un intervento, a chiusura della giornata di formazione dedicata agli ebook, che mi ha dato modo di raccontare alcune delle iniziative da me attivate nella Rete a supporto di News(paper) Revolution.

Una semplice carrellata di suggerimenti (non volevo certo infierire dopo ore e ore di attenzione massima) che mi sono sentito di condividere nella mia duplice veste di autore e di “stratega” della promozione online del libro. Immagino non sia una situazione usuale, ma in virtù della mia esperienza con web e social media, l’editore (Fausto Lupetti che ringrazio per avermi messo in contatto con gli organizzatori del corso), al momento del lancio del saggio, mi ha lasciato carta bianca offrendomi massima libertà di azione.

Quando gli investimenti pubblicitari sono di tasca propria e si utilizzano per “spingere” il frutto del proprio lavoro, di ore passate davanti alla schermo di un computer, la responsabilità insita nella sfida di utilizzare al meglio le poche risorse disponibili è ancora più sentita.

La promozione del libro continua (il prossimo 19 novembre presenterò il testo su Second Life) ma, dopo alcuni mesi dall’uscita, era forse tempo di stilare un primo bilancio. La presentazione, in questo senso, è stata una buona occasione per vagliare aspettative, difficoltà incontrare, miglioramenti apportati in corsa e nuove nozioni apprese.

Non si tratta di soluzioni tecniche che garantiscono il successo, ma di 6 semplici step che rappresentano l’approccio al web che mi sento di consigliare.

Ringraziando ancora una volta chi mi ha dato modo di parlare della mia esperienza (e, di riflesso, del mio libro), resto a disposizione per eventuali curiosità o suggerimenti.

[update: l’intervento di cui sopra è diventato un ebook, Web Marketing: questione di metodo]

Scrivi e vinci una copia di News(paper) Revolution

logo_nepare

L’editore mi ha fornito alcune copie di News(paper) Revolution in versione cartacea e ho pensato di distribuirle mediante un’iniziativa che vado a presentare.

(rullo di tamburi)

Nelle occasioni pubbliche spesso mi è capitato di sottolineare come il mio saggio voglia essere l’inizio di una conversazione, un punto di partenza per una riflessione sui cambiamenti in atto nel mondo dell’informazione e, più in generale, della comunicazione.

Ecco perché vorrei coinvolgere direttamente gli utenti per chiedere loro quale sia lo strumento utilizzato maggiormente per informarsi online.

Scrivi una email all’indirizzo indicato nella sezione @bout indicando una delle opzioni. Con un po’ di fortuna, sarai ricontatto per la conferma dell’assegnazione di una copia del saggio.

Quale strumento utilizzi in misura maggiore per informarti online?

Quotidiano solo online
Versione online di quotidiano cartaceo
Magazine online
Motore di ricerca (Google, GoogleNews…)
Applicazione “social magazine” (Zite, Flipboard…)
Facebook
Twitter
Google+
Blog

Un ringraziamento a chi deciderà di partecipare e a chi segnalerà l’iniziativa nei social network (su Twitter utilizzate l’hashtag #nepare, mi raccomando). In bocca al lupo!

 

[update: ho replicato il “sondaggio” nella colonna di destra per chi volesse esprimere una preferenza senza dover partecipare al contest scrivendo una email]

Di politica e giornalismo: l’importanza di intermediari di qualità

© Luce Pinxi/Flick/Getty Images

La nuova tornata elettorale ha portato nuovamente alla mia attenzione una riflessione che da un po’ di tempo a questa parte mi frulla in testa. Gli ultimi accadimenti tra legislatura e urne, infatti, mi paiono aver evidenziato, una volta di più, una certa vicinanza tra Giornalismo e Politica. Mi spiego meglio. Per entrambe queste “istituzioni sociali” alle prese con l’ondata di cambiamenti imposti da web e social network (di linguaggio, di prospettiva, di partecipazione, di relazione, di distribuzione dei contenuti…) molti palesavano tempi duri se non un vero e proprio superamento che avrebbe reso superflui partiti e testate, due degli organi sui quali, a ben vedere, si basano i concetti di democrazia e di libertà.

In realtà, come ho tentato di spiegare nel mio News(paper) Revolution, i nuovi dispositivi sono “solo” degli strumenti. In altre parole, ciò che è importante analizzare non sono unicamente i dettagli tecnici, quanto gli aspetti legati sia al livello di adozione (quanti utenti usano quel determinato strumento?) sia all’utilizzo specifico che gli utenti fanno degli strumenti stessi. In breve, a mio modo di vedere, non vanno confusi fine e mezzo: i device digitali sono nuovi “canali” a nostra disposizione il cui scopo è, ad esempio, quello di farci condividere informazioni in maniera più semplice e rapida.

Pensare che lo strumento in sé possa risolvere problemi o migliorare la vita è, quindi, riduttivo. Il coltello resta dunque dalla parte degli utenti: la Rete, i social network, i blog, gli smartphone hanno carattere “neutro”, acquistano senso solo in virtù del loro utilizzo, di un’audience che se ne serve. Internet non rappresenta “il male” come qualche talkshow vorrebbe far credere, è (ripeto) “solo” uno strumento, che può essere utilizzato in maniera intelligente o meno.

Assodato questo, i proclami che, sia per quel che riguarda il Giornalismo, sia per quanto concerne la Politica, indicavano il Web de facto come via per la Salvezza, risultano quindi sterili. Se infatti possiamo dare per scontata la rivoluzione in atto, difficile è prevedere dove questa ci porterà. La conclusione alla quale sono giunto (forse non sono il primo ma la sento comunque molto mia) è che, vada come vada, per Politica e Giornalismo (ma per molti altri ambiti della vita), indipendentemente dagli strumenti utilizzati, non si possa prescindere da intermediari di qualità.

Possiamo mostrare le riunioni in streaming, tagliare il supporto cartaceo, rendere pubbliche le spese legate all’attività politica o organizzare una testata di soli blogger, la differenza la fanno coloro che deleghiamo a gestire la “cosa pubblica” o informarci sugli accadimenti del mondo.

Sia chiaro, la mia non è la difesa di caste o corporazioni (al termine “giornalista”, per esempio, che mi pare troppo legato all’iscrizione ad un Albo, preferisco di gran lunga gatekeeper) ma un invito, generalizzato, a non focalizzarsi esclusivamente sulle caratteristiche tecniche di nuovi strumenti, ma soprattutto sulla competenza degli attori in gioco. Solo così si potrà garantire un futuro a Giornalismo e Politica.

La Rete non cancella nulla, anzi, accentua il nostro bisogno di validi interlocutori.

Il giornalismo del futuro? Innovazioni dentro e fuori le testate da tenere sottocchio

Lo scorso martedì 28 maggio, in occasione dell’uscita della versione ebook (riveduta e aggiornata) del mio News(paper) Revolution sono stato ospite di Digital Accademia per parlare di giornalismo e social media. Avendo solo due ore a disposizione e dovendo confrontarmi con una platea tutt’altro che sprovveduta ho ripensato la mia presentazione tentando, dopo la prima parte dedicata ad un breve excursus sulla storia del giornalismo online, di individuare 10 caratteristiche del web attorno alle quali le testate si stanno muovendo (o, meglio, si dovrebbero muovere) per rinnovare il mondo dell’editoria.

Ho così individuato una serie di strumenti e iniziative – schematicamente divisi tra innovazioni esterne o interne alle testate – da tenere d’occhio, al di là del numero del loro bacini attuale di utenti attivi, per intravedere (forse) gli ulteriori sviluppi della comunicazione (giornalistica) online.

La grafica non è certo il mio forte, la presentazione è volutamente scarna, ridotta all’osso. Ecco perché, in breve, cerco di sintetizzare ciò che propongo quando, servendomi del ppt, rifletto a voce alta.

[slideshare id=22306112&style=border: 1px solid #CCC; border-width: 1px 1px 0; margin-bottom: 5px;&sc=no]

Tra le innovazioni fuori dalle testate ho scelto, a titolo esemplificativo:

Flipboard, NewsWhip, Italia2013.me, Instagram, Storify, Vine, Google+, Storyful e i Social Reader di Facebook.

Tra i progetti più interessanti all’interno delle testate ho invece segnalato:

HuffPost Live, Snow Fall, Live Blogging, Archivi Digitali, Native Advertising, Compendium, PaperPay, JuLiA, Guardian Witness e The Dish.

Flipboard

Con le applicazioni non solo ognuno di noi può filtrare le notizie in base ai propri interessi organizzandole come un magazine, con le ultime versioni può anche condividere il proprio “giornale”, diventando quindi non solo autonomo nell’atto di informarsi ma anche “editore” per altri utenti che con lui condividono l’interesse per determinati argomenti.

NewsWhip

Le risorse che aggregano le notizie più chiacchierate della Rete, che indicizzano i contributi più condivisi, stanno riscuotendo un notevole successo. Analizzare la Rete, individuare i contributi del web più rilevanti diventa sempre più importante.

Italia2013.me

Esperimento di content curation molto interessante che, per raccontare le elezioni, ha utilizzato i cittadini come fonti della notizia.

Instagram

Grazie ad uno smartphone i nostri “racconti per immagini” possono viaggiare nel web e, grazie all’utilizzo di hashtag condivisi, partecipare alle testimonianze degli altri utenti.

Storify

Unire contributi di differenti utenti in un unico flusso al quale aggiungere le proprie osservazioni, fantastico, no?

Vine

Anche con video di soli 6 secondi si può raccontare molto. Un esempio? Le pillole dalle passerelle del WSJ in occasione della New York Fashion Week.

Google+

La videochat rappresenta sicuramente un’opportunità per dialogare in maniera interattiva con altri utenti.

Storyful

Società con sede a Dublino composta da un team di professionisti che monitora i social media catturando immagini e contenuti degli utenti da vendere poi alle testate di tutto il mondo.

Social Reader (di Facebook)

Facebook ha ultimamente modificato l’algoritmo alla base del news feed. Oggi hanno maggiore risalto i soli contenuti che raccolgono condivisioni, like e commenti. E questo ha cambiato le carte in tavola costringendo alcune testate, prima molto attratte dalla possibilità di conquistare fette di audience tra i giovani, a rivedere il loro impegno nel social network di Zuckerberg.

HuffPost Live

Nuovo spazio all’insegna di multimedialità e interattività del pubblico: come suggeriscono dalla testata di Arianna Huffington, una via di mezzo tra YouTube e la CNN.

Snowfall

Esperimento del NYT capace di guadagnarsi non solo l’attenzione tra gli addetti ai lavori ma anche un premio Pulitzer per la capacità di proporre una lettura particolare: il testo (lungo) si arricchisce di video e animazioni interattive.

Live Blogging

Per seguire in tempo realtà lo sviluppo dei grandi avvenimenti, preferibile la struttura snella e dinamica di un live blog.

Native Advertising

Alla ricerca di nuove forme di pubblicità, i quotidiani riscoprono – con alterne fortune – i contenuti sponsorizzati (ne ho parlato anche qui).

Compendium

Una sorta di Pinterest delle notizie di una testata che consente al lettore di raccogliere in una bacheca pubblica i pezzi che ritiene più interessanti da catalogare.

PaperPay

Il giornale di carta venduto tramite la lettura di un codice a barre (ho scritto sul servizio qui).

Guardian Witness

L’applicazione con la quale il Guardian invita i lettori a proporre alla redazione i propri contributi su fatti dei quali sono stati diretti testimoni che potrebbero poi essere ripresi dalla testata.

The Dish

Un blog senza pubblicità né soldi da venture capitalist che chiede ai proprio lettori i fondi per continuare a servire il proprio pubblico. Bella scommessa!

Adoro confrontarmi con chi – anche se non necessariamente un giornalista – la Rete la vive ogni giorno a suo modo, cercando il modo migliore per sopravviverci. La mia è una testimonianza, spero costruttiva, di un mondo in continuo perenne mutamento.

E’ il giornalismo la via d’uscita dalla crisi del giornalismo

Mentre scrivevo News(paper) Revolution mi sono spesso imbattuto in richiami al testo Giornalismo e nuovi media di Sergio Maistrello. Per paura di esserne troppo influenzato, per non perdere di vista il personalissimo percorso che avevo deciso di intraprendere, mi limitai ad aggiungere il libro alla mia lista dei desideri rimandando la sua lettura alla fine del mio lavoro. E così, ora che anche la mia opera prima “in solitaria” è sugli scaffali, ho potuto godermi appieno il libro (scoprendo, tra l’altro, una inconsapevole somiglianza nel sottotitolo tra il mio lavoro e quello di Maistrello). Giornalismo e nuovi media è davvero ben scritto e pensato, uno di quei libri che, seppur non recentissimi (datato 2010), ti senti di consigliare a chiunque sia appassionato di comunicazione e nuovi media. L’approccio, partendo dal racconto di alcune testimonianze di “semplici” utenti diventate nella Rete notizie condivise e riprese anche dai media tradizionali, pone l’accento sulla metamorfosi in atto non solo nel mondo dell’informazione, ma della cultura, della politica e del mercato della quale siamo testimoni. Grazie a Internet ciascuno di noi non deve più sottostare a un palinsesto ma è libero di creare, esplorare, rielaborare: l’organizzazione dei contenuti diventa reticolare e a misura di individuo. Proprio sull’aspetto delle interazioni sociali che la Rete permette, il testo si concentra molto: siamo nodi che condividono sapere e che si raggruppano in base ad interessi. In questo contesto, come si configura il giornalismo? I giornalisti che ora non possiedono più alcuna esclusiva, come interagiscono con gli altri anelli della catena di produzione del senso?

Non svelo di più altrimenti rovinerei la lettura a chi ancora non abbia letto il libro di Maistrello che, dopo aver presentato alcuni degli strumenti del “cittadino digitale”, analizza gli aspetti sociologici della Rete e le implicazioni sull’industria giornalistica, finendo in bellezza con un capitolo – il decimo – tutto dedicato ai casi di successo che hanno ben saputo interpretare la sfida lanciata dal Web.

I testi ovviamente hanno punti in comune ma, nonostante i miei timori, approfondiscono il tema del rapporto informazione-web da due prospettive differenti, risultando alla fine complementari (e quindi entrambi consigliati, sicuramente Giornalismo e nuovi media apparirà nella bibliografia di un’eventuale ristampa del mio libro)… buona lettura!

ps: spoil, il titolo del post è la frase finale del libro, sorry!

La lunga settimana del lancio di News(paper) Revolution

keep-calm-and-news-paper-revolution

Quella che ormai si sta esaurendo è stata per il sottoscritto una settimana davvero intensa. L’arrivo su Amazon e aNobii del libro, la presentazione del testo alla Digital Accademia (nella surreale cornice di H-FARM, un posto da visitare!), la prima valutazione online (4 stelline su 5, evviva!) e, infine, l’evento di presentazione di ieri sera per l’uscita del libro nelle librerie, un turbine di emozioni, di incontri interessanti, di graditi complimenti. Difficile se non impossibile descrivere “nero su bianco” i giorni passati. Forse, meglio proprorre su Storify una carrellata di immagini e parole per tentare di riassumere, in un unico flusso, i bei ricordi che porterò sempre con me, ancora una volta grazie a tutti coloro che hanno voluto condivedere con me la gioia legata al sogno diventato News(paper) Revolution.

Citizen Journalism con Instagram? Proviamoci! #igersmilanonews

instatweetawardsSi avvicina il giorno dell’uscita nelle librerie del mio NEWS(paper) REVOLUTION, aspetto con crescente trepidazione il fatidico giorno in cui vedrò la mia prima “fatica in solitaria” sugli scaffali delle librerie che sono solito frequentare. Con un barlume di lucidità nonostante l’entusiasmo alle stelle, per ingannare l’attesa, ho deciso di tentare una sorta di esperimento. In collaborazione con lo staff di IgersMilano (ringrazio sin da ora Orazio e tutto il team) ho pensato di coinvolgere la community di utenti di Instagram chiedendo loro di diventare reporter per un giorno. Come? Semplicissimo. Dal 13 al 20 gennaio prossimi, scattata una foto legata a un avvenimento/fatto di cronaca del quale si è stati testimoni (nulla di complicato, non pretendo scoop!), basterà caricare la foto utilizzando il particolare hashtag scelto per l’occasione – #igersmilanonews – per creare, insieme, un album dal quale verranno poi selezioni tre contributi (i migliori a insindacabile giudizio del “comitato” formato dal sottoscritto e dai rappresentanti di IgersMilano) che saranno premiati, in occasione dell’evento di presentazione del testo, il prossimo 24 gennaio (giorno di uscita ufficiale del saggio), con una copia cartacea con tanto di dedica del libro. L’idea è quella di dimostrare che anche Instagram (come indicato nel terzo capitolo, 3.4 Strumenti a supporto del giornalismo) è un valido strumento per rendere l’informazione più puntuale, multimediale e partecipata. Con la speranza possa risultare gradita e far registrare un’alta partecipazione, non mi resta che fare il mio personale “in bocca al lupo” a tutti coloro che vorranno essere parte integrante dell’iniziativa! Per tutti gli altri, l’appuntamento è, invece, in libreria, grazie.