Citizen Journalism con Instagram? Proviamoci! #igersmilanonews

instatweetawardsSi avvicina il giorno dell’uscita nelle librerie del mio NEWS(paper) REVOLUTION, aspetto con crescente trepidazione il fatidico giorno in cui vedrò la mia prima “fatica in solitaria” sugli scaffali delle librerie che sono solito frequentare. Con un barlume di lucidità nonostante l’entusiasmo alle stelle, per ingannare l’attesa, ho deciso di tentare una sorta di esperimento. In collaborazione con lo staff di IgersMilano (ringrazio sin da ora Orazio e tutto il team) ho pensato di coinvolgere la community di utenti di Instagram chiedendo loro di diventare reporter per un giorno. Come? Semplicissimo. Dal 13 al 20 gennaio prossimi, scattata una foto legata a un avvenimento/fatto di cronaca del quale si è stati testimoni (nulla di complicato, non pretendo scoop!), basterà caricare la foto utilizzando il particolare hashtag scelto per l’occasione – #igersmilanonews – per creare, insieme, un album dal quale verranno poi selezioni tre contributi (i migliori a insindacabile giudizio del “comitato” formato dal sottoscritto e dai rappresentanti di IgersMilano) che saranno premiati, in occasione dell’evento di presentazione del testo, il prossimo 24 gennaio (giorno di uscita ufficiale del saggio), con una copia cartacea con tanto di dedica del libro. L’idea è quella di dimostrare che anche Instagram (come indicato nel terzo capitolo, 3.4 Strumenti a supporto del giornalismo) è un valido strumento per rendere l’informazione più puntuale, multimediale e partecipata. Con la speranza possa risultare gradita e far registrare un’alta partecipazione, non mi resta che fare il mio personale “in bocca al lupo” a tutti coloro che vorranno essere parte integrante dell’iniziativa! Per tutti gli altri, l’appuntamento è, invece, in libreria, grazie.

Instatips, la guida (gratuita) alla fotografia via Instagram

instatipsSono sempre stato un appassionato di fotografia, mi piace gustare belle immagini e mi affascina anche l’idea di riuscire a fermare il mondo attraverso uno scatto. Da fanatico de La Camera Chiara di Roland Barthes più che all’attrezzatura ho sempre puntato alla ricerca del punctum, di quel particolare – assolutamente personale – che rende la foto una sintesi di emozioni. Una delle mie foto che ricordo con maggiore lucidità è ormai sbiadita: stavo visitando lo zoo di Sydney quando, oltre il recinto degli scimpanzé vidi un esemplare maschio, retto sulle due gambe posteriori che con un rudimentale bastone in mano, richiamare l’attenzione delle altre scimmie radunatisi davanti. Purtroppo il riflesso della luce nel vetro di protezione non rese lo scatto memorabile ma quell’immagine riesce ancora oggi commuovermi (e riesce anche a rimandarmi sempre e comunque alle famosa scena di 2001 Odissea nello spazio). Oggi non uso più una macchinetta fotografica ma porto sempre con me il mio smartphone con il quale mi piace raccontare e condividere le esperienze – dirette e meno – che mi vedono testimone. Come? Beh con Instagram (e Twitter, nonostante tutto)! Ecco perché non posso non segnalare una bellissima iniziativa realizzata da Media Word in collaborazione con Instagramers Italia che si è concretizzata in un ebook dal download gratuito che punta ad essere una guida alla fotografia realizzata a partire da contributi e consigli degli stessi utenti.
Dati degli temi-hashtag attorno ai quali sbizzarrire la proprio creatività, sono state scelte alcune immagini più rappresentative. Una delle quali è proprio un mio scatto con filtro (#Instatipsdigitalthings pagina 50). Si è molto parlato di Instagram in questi giorni: per la temuta minaccia della vendita delle immagini degli utenti, per la “guerra” con Twitter, per l’imminente (a quanto pare) avvento della pubblicità nel social network che ruota attorno a tag, foto e filtri. Nonostante gli allarmismi continuo ad rendere quadrati i miei scatti con l’applicazione tentando di correggerne le imperfezioni con i filtri, sperando di poter raccontare con immagini anche il 2013, ancora auguri a tutti!

Il 2012 visto da Twitter

anno_tweetSono un fanatico di Twitter, ormai è diventata la rassegna stampa alla quale mi rivolgo per scoprire notizie interessanti. Proprio per evitare di perdere tweet ho però in questo giorni deciso di bloccare il numero delle persone che seguo a 200, missione difficilissima perché di utenti che scrivono cose stimolanti sono (per fortuna!) molti, ma ci sto provando (affidandomi anche ai re-tweet di chi seguo), un tetto dovevo metterlo, altrimenti impossibile seguire i profili selezionati in maniera opportuna (sopratutto se per gli aggiornamenti si interroga Twitter solo alcune volte al giorno). In ogni caso, ormai mancano pochi giorni alla fine dell’anno e il periodo nel quale si “tirano le somme” è alle porte. Anche su Twitter. E’ online, infatti, il sito 2012.twitter.com che riassume un anno di cinquettii con il social network di San Francisco, un modo per rileggere i messaggi (foto e testo) salienti, quelli che a tutti gli effetti sono stati in grado di entrare nel cosiddetto mainstream. Sul gradino più alto del podio il Presidente Obama che con il suo “Altri quattro anni” è riuscito a ottenere oltre 810.000 retweet finendo 300.00 volte tra i preferiti. Segue la pop star Justin Bieber, che con un suo sintetico messaggio ha voluto ricordare una giovane fan stroncata da una malattia. Terzo posto per uno sportivo, TJ Lang, guardia dei Green Bay Packers che con un suo tweet ha fomentato le proteste contro un “arbitro di riserva” reo di aver chiamato erroneamente in una azione finale del match contro i Seattle Seahawks (la classe arbitrale non ha pace nemmeno oltreoceano). Per quel che concerne gli eventi, invece, a farla da padrona sono state le olimpiadi in UK (e, nello specifico, il picco massimo si è avuto durante la gara dei 200 metri di Usain Bolt), le elezioni statunitensi e i Video Music Awards di MTV (gli Europei si assestano in quinta posizione, dietro il Super Bowl). Bella anche la sezione delle tematiche più “hot” dell’anno: i Paesi sconvolti da conflitti o da tragici fenomeni naturali, risultano ai primi posti, il Bel Paese balza all’onore delle cronache soprattutto per gli scandali di politica e sport. Con la collaborazione di Vizify è però possibile anche approfondire il proprio anno su Twitter: selezionando “Il tuo anno su Twitter” si potrà scoprire il “golden tweet” il “golden follower” e navigare tra le proprie interazioni più rilevanti (l’analisi si riferisce agli ultimi 3200 messaggi, questo il mio 2012). Nonostante la “sfida a suon di filtri” ora in atto contro Instagram, Twitter si conferma ormai a tutti gli effetti un media, un canale in grado di raccontare il mondo che ci circonda con una chiave di lettura (almeno potenzialmente) alternativa attraverso la quale leggere e interagire con gli altri utenti. Millemila di questi tweet!

La bellissima iniziativa Lexus su Draw Something

Alcuni mesi fa, in preda ad un incredibile entusiasmo, fa avevo presentato Draw Something, l’applicazione che riproponendo su smartphone una sorta di Pictionary (disegno qualcosa che poi un altro utente dovrà indovinare), aveva saputo attirare in brevissimo tempo le attenzioni di Zynga, che acquistò “al volo”, per una cifra attorno ai 200 milioni di dollari, la OMGPOP, realtà newyorkese che aveva sviluppato il gioco. Da allora Draw Something ha subito alcuni restyling, è uscita in versione italiana (con la quale a mio parere ha perso un po’ del suo appeal… forse anche per questo, in un mese l’app ha “perso” 3 milioni di giocatori) e sta tentando di proporsi come canale alternativo per la pubblicità. Se però ad oggi la questione era legata alla visione di video che consentivano di ottenere dei crediti virtuali con i quali acquistare bombe e colori (ricordo, ad esempio, il trailer di Rock of Ages), ho scoperto un’attività davvero particolare portata avanti da Lexus, auto segmento “lusso” di Toyota. In sostanza, per creare il famigerato engagement con gli utenti, Lexus ha chiesto agli utenti – tramite appunto Draw Somenthing – di mettersi alla prova disegnando il brand.
Ne è nata una simpatica galleria che ha fatto registrare molte interazioni. Alla parole di Teri Hill, media manager di Lexus – “Lexus continues to bring innovative advertising through great brand experiences via highly engaged mobile and social platforms” – fanno da specchio quelle di un utente che nella pagina Facebook dell’applicazione, commentando ha scritto: “Personally, I don’t see how pictures of your product that look like they were drawn by retarded children is helping your brand.” Disegnare su iPhone con le dita non è per nulla semplice (sono convinto che i contributi migliori vengano da giocatori su iPad che usano penne capacitive). L’iniziativa però mi è parsa assolutamente degna di nota: l’idea di far “giocare” gli utenti con un brand, senza necessariamente pensare esclusivamente al proprio target di potenziali consumatori, la considero un’ottima occasione per diminuire la distanza tra marca a proprio pubblico, per far parlare (positivamente) di Lexus a prescindere da quale sia la tipologia di auto preferita, e per testare l’efficacia di una campagna del tutto non convenzionale sul mobile. Da ripetere!

Twitter campo di battaglia per la conquista del Trono di Spade

Il rapporto tra la tv, nella sua fruizione, e gli altri media mi ha sempre incuriosito (ne ho anche già scritto qui). Proprio l’altro giorno ho letto un articolo di eMarketer che, in estrema sintesi, porta alla ribalta dati molto interessanti rispetto al rapporto tra social media e mezzo televisivo. Secondo la ricerca citata nel pezzo e condotta da Horowitz Associates, un utente su cinque inizierebbe a guardare un particolare show dopo averne letto online dei feedback su blog e social network. Ennesima dimostrazione di come l’online influisca (eccome) anche sulla vita “reale”, sui nostri usi e costumi esterni alla Rete.

La scorsa settimana anch’io, nel mio piccolo, sono stato “cavia” di una sorta di esperimento crossmediale che ha unito una serie tv e il web. Per la prima puntata dell’attesa seconda stagione de Il Trono di Spade – la serie HBO tratta dai best seller di George R. R. Martin ormai diventata per molti appassionati, un fenomeno di culto – sono stato ospite, con altri/e blogger, di Sky Cinema per una divertente sfida a colpi di tweet. Appena arrivato mi è stata assegnata la spilla della mia fazione – i Baratheon, cervo incoronato nero in campo oro – e, con il mio piccolo team (pochi ma buoni), ho sfidato i “rivali” in gare di conoscenza della serie ma soprattutto di velocità (dei cosplay ispirati ai personaggi principali della serie leggevano delle domande, a noi il compito di utilizzare Twitter nel più breve tempo possibile per dare la risposta corretta indicando #tronodispade e quello della nostra casata, ecco un video che riassume la serata). Una volta partito l’episodio, invece, è stato divertente commentare, con anche gli altri spettatori, pressoché in tempo reale, quanto vedevamo sullo schermo (o, nel mio caso sentivamo, mi sono buttato sulle frasi epiche).

Una serata divertente (forse un po’ meno per i miei follower letteralmente inondati dai tweet, hihi) per una serie tv la cui seconda stagione – che mi dicono discostarsi un po’ dai romanzi di Martin – dopo la morte del finale del primo atto, mi incuriosisce molto (aspetto i draghi!): per quanto ancora riuscirà il giovane e crudele Joffrey a occupare l’ambito Trono di Spade?

Mobile Marketing, il futuro nelle nostre mani

Quando sono all’estero e decido di non navigare in roaming mi rendo effettivamente conto di quanto ormai la mia vita sia scandita dall’utilizzo dello smartphone che porto sempre con me. Consultare Twitter, utilizzare Google Maps, caricare foto con instagr.am sono solo tre esempi di azioni diventate ormai – almeno per il sottoscritto – routine.
Ecco perchè quando mi è stato offerta la possibilità di leggere a pochi giorni dalla sua uscita Mobile Marketing: la pubblicità in tasca – libro edito da Fausto Lupetti, autori: Paolo Mardegan, Massimo Pettiti, Giuseppe Riva, prefazione Layla Pavone) sono stato ben contento di approfondire una tematica i cui sviluppi mi interessano molto e che, da utente, tocco letteralmente tutti i giorni con mano.
In effetti in un momento – quello attuale, i cui contorni sono stati ben delineati, ad esempio, nell’evento Google Think Mobile – nel quale il mobile (smartphone + tablet) ha superato i PC (desktop + notebook) e che fa registrare solo in Italia 20 milioni di smartphone (dovremmo orami essere prossimi al sorpasso degli smartphone sui cellulari), non parlare di opportunità legate al mondo della telefonia mobile sempre connessa sembrerebbe ingenuo.
L’emergere di una nuova tecnologia modifica gli assetti “mediali” del mondo dal quale emerge. Diventa allora fondamentale riflettere sui segnali che il mercato sta lanciando per tentare se possibile di comprendere come questa ennesima evoluzione degli strumenti a disposizione possa creare valore sia per gli utenti che per le aziende.
Il testo, con un’analisi teorica molto approfondita (soprattutto in relazione alla “giovinezza” del mezzo smartphone), analizza i nuovi paradigmi del marketing (in the moment) presentando l’orizzonte del nuovo scenario attraverso lo studio del mobile advertising, della geolocalizzazione, del mondo applicazioni e del mobile payment, offrendo al lettore dati di mercato, valutazioni e, nella parte finale, anche casi concreti e testimonianze di alcuni tra coloro che per lavoro quotidianamente si confrontano con un fenomeno in continua dilagante evoluzione.
Visto che ci sono ne approfitto per complimentarmi con gli autori del libro e per ringraziarli pubblicamente per la “citazione” – nella parte relativa al marketing conversazione e al buzz marketing – al libro del quale sono co-autore.

Pinterest, la bacheca virtuale ora è anche social

Grazie alla segnalazione di zilvi4 ho scoperto Pinterest, un nuovo social network from Palo Alto, California. Si tratta di un sistema di social bookmarking che nasce sulla scia di digg, reddit o del.icio.us con però alcune peculiarità. L’idea alla base è quella di dare l’opportunità agli utenti di creare della loro bacheche (assolutamente personalizzabili) sulle quali “attaccare” virtualmente delle pin, delle puntine in corrispondenza di contenuti che trovano interessanti e che decidono di condividere (si tratta principalmente di immagini e video).

Io, ad esempio, ho creato – su suggerimento del sistema automatico che segue la registrazione – una categoria chiamata Product I love nella quale ho inserito la pin relativa a un prodotto vintage che ho trovato navigando in Rete (basta entrare nel proprio profilo e cliccare su add o scaricare un plug-in per aggiungere il link direttamente dal browser). Due cose in particolare hanno attirato la mia attenzione: la prima è che di un profilo si possono seguire tutte le bacheche ma si può anche optare per una sola lavagna, seguendo quindi i soli aggiornamenti di una particolare sezione creata da un utente; la seconda è che, nella descrizione, aggiungendo il valore in dollari (esempio $7.00 USD), appare nell’immagine in alto a sinistra una banda con l’indicazione del prezzo. Tra le ricerche dei contenuti infatti c’è anche quella per prezzo (basta scegliere in alto Gifts) che quindi può diventare uno strumento da collegare – come nel mio caso – a etsy o a qualsiasi altro canale di e-commerce, potenzialità da non sottovalutare per i brand come per tutti coloro che cercano un modo semplice e veloce per dare visibilità ai propri prodotti (non sono ancora riuscito a capire se si possa e in caso come inserire i prezzi in euro… e come si riesca ad eliminare la scrittina relativa al prezzo senza dover cancellare la pin ma forse devo semplicemente spendere un po’ più di tempo su Pinterest).

Per il resto funzioni simili agli altri social network dal repin al like, dal commento all’embed. Particolare anche la disposizione orizzontale dei contenuti che permette organizzare le varie segnalazioni in un’unica schermata che raggruppa i contributi dei vari utenti, commenti e like immediatamente visualizzabili.

Scoppierà un nuovo caso di successo? Difficile dirlo ma nonostante la communiy italiana sia ancora ridotta, anche grazie all’applicazione per iPhone, il numero dei/delle pinterest addicted è in costante crescita.

[update: Upim è stata una delle prime realtà italiane ad inserire il pulsante Pin it nelle immagini dei propri prodotti]

Spotify, un (nuovo) mondo di musica

E’ di pochi giorni fa la notizia dello sbarco di Spotify negli Stati Uniti grazie ad un accordo con le quattro grandi etichette Universal, Warner, EMI e Sony. L’informazione forse qui da noi non ha avuto molta rilevanza ma a mio modo di vedere è quanto mai degna di nota.

Cos’è Spotify? Il sito ufficiale lo annuncia come una libreria, all-the-music-all-the-time, di oltre 15 milioni di tracce utilizzabile da PC, Mac, da mobile senza bisogno di dowload o di spazio nell’HD (nella versione premium si può anche connettere all’impianto audio di casa attraverso la digital tv). Si tratta semplicemente di registarsi, creare un account e poi condividere liberamente – connettendo ad esempio Spotify con Facebook, qui si parla di un accordo da parecchi milioni di dollari, Sean Parker ex di Napster e Facebook non a caso è board member della società – la propria musica preferita.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=CvYX_P_c__8&w=440&h=390]

Con Spotify si possono creare playlist, creare top list, librerie, comprare musica, accedere al proprio account (e quindi alla propria musica) da qualsiasi computer connesso alla Rete, scoprire nuovi artisti. L’aspetto social è notevolmente spinto: con un click è possibile condividere con i propri amici le nostre tracce (il servizio consente anche l’import dei nostri contatti su facebook) scoprendo anche chi poi ha deciso di ascoltare la nostra playlist.

Spotify ha anche la possilibità, nella sezione “local music”, di caricare i brani della propria collezione di mp3 e, nella versione premium, di ascoltarli anche tramite smartphone (installata l’applicazione lo scambio dei local file tra cellulari via wifi è invece gratuito).

Semplificando, quindi, si tratta di un software – nato in Svezia e lanciato nel febbraio 2009 in Inghilterra – per l’ascolto di musica digitale in streaming peer-to-peer.

Cos’ha di nuovo? Per ascoltare non è necessario l’acquisto.

Il servizio si può usufruire secondo tre modalità: la free che permette di ascoltare delle tracce intervallate da interruzioni pubblicitarie (oggi ad invito) per un massimo di 10 ore mensili (e cinque ascolti per traccia), la unlimited che, previa abbonamento, permette di ascoltare musica illimitata su desktop, e premium anche consente di ascoltare la propria musica preferita anche su dispositivi mobili (5 e 10 dollari mensili i costi).

Il costo degli abbonamenti ad oggi è leggermente più alto rispetto ad iTunes ma la possibilità di accedere ad ogni traccia del vastissimo database di Spotify potrebbe attrarre molti utenti.

E in Italia? Ancora nulla (se non utilizzando espedienti, ai limiti del lecito, per “ingannare” il sistema), per il momento non ci resta che iscriverci a gruppi su facebook tipo We want SPOTIFY in Italy too.

Spotify potrà contribuire a salvare la musica dalla pirateria? I numeri sembrano incoraggianti, sono già 10 miliomi gli utenti registrati (anche se pare che l’aver ridotto da 20 a 10 le ore per mese le ore di libero ascolto abbia ridotto il numero di utilizzatori prima del grande sbarco in America) e molti solo coloro che hanno espresso elogi sul servizio (anche se ovviamente non convince tutti, ecco un articolo non proprio positivo circa il servizio by HBR).

Tra i primi, Billy Corgan ha così scritto su twitter (offrendo anche inviti a Spotify):

I support Spotify for the same reason I supported Napster back in the day! Visionary music models that encourge sharing and artist loyalty. As as artist I believe very deeply that when fans connect with the overall quality and intigrity in ALL our music we prosper, poseurs lose. Loyal fans means new opportunities, new ways of interacting, new partnership in technology and the arts. Freedom from music biz bs.”

L’impresa non è semplice. Ma… in music we trust!

 

 

 

 

 

 

 

Foursquare atto terzo

In questi ultimi giorni ho seguito con estrema (eccessiva?) curiosità gli sviluppi della nuova versione di foursquare, uno dei social network che utilizzo di più.

L’idea che si passasse da una versione 2.3x a 3.0 già faceva intuire una notevole mole di cambiamenti. Finalmente ieri ho effettuato il tanto atteso download.

Le novità si possono sintetizzare in quattro punti:

1. La sezione “Esplora” mostra un menu veloce con il quale scegliere velocemente diverse “directory” con le quali sono organizzati i vari “place” (cibi, caffè, vita notturna, negozi, arte e divertimento). Scegliendo “cibi”, foursquare visualizzerà diverse sottocategorie in base alle proprie preferenze (per quanto mi riguarda, ad esempio, leggo: italian, pizza, japanese, sushi, ice cream);

2. Rimanendo nella sezione “Esplora” sotto il menu rapido compaiono le “raccomandazioni” dei nostri amici e dell’intera community dei luoghi attorno ai quali ci troviamo (dei “place” visitati da noi, dai nostri amici o semplicemente “popular on foursquare”). Lettura molto più semplice e spazio sempre più rilevante al “passaparola”;

3. Spazio maggiore agli “Specials Nearby”, le promozioni legate ai check-in con maggiore possibilità di azioni di loyalty per i “sindaci” dei vari locali, negozi (sconti, free drink, offerte speciali…);

4. Rinnovata anche la sezione legata al proprio profilo. Oltre al numero di check-in, ai badge e alle mayorship ora c’è anche una barra che mostra i “punti” degli ultimi 7 giorni (c’è anche un goal fissato a 50, chissà a cosa è legato!), la classifica di punti della settimana, categorie più esplorate e “primi posti”, numero di consigli pubblicati. Maggior spazio quindi alla “competizione” tra amici di uno stesso network per incentivare così l’utilizzo sempre più assiduo dell’applicazione.

E’ forse ancora presto per affermare con assoluta certezza che il fenomeno “geolocal” non sia solo una moda passeggera. Ma è interessante notare come foursquare, dopo aver superato i 7 milioni di utilizzatori, continui il proprio sviluppo e punti a diventare uno strumento per un pubblico sempre più ampio di persone. Cercare, offrire consigli sul come organizzare le proprie serate, condividere immagini e commenti diventa sempre più divertente e utile.

Kingdoms Live: quando un rpg diventa applicazione

kingdoms_liveUno dei settori legati alla crescente diffusione degli smartphone che mi interessa di più è quello del gaming. Ho fatto ormai da alcuni mesi di un iPhone il cellulare che utilizzo con maggiore frequenza durante la giornata e, navigando tra le tantissime applicazioni gratuite mi sono deciso tempo fa a scaricarne una prettamente ludica.
Si chiama Kingdoms Live (Storm8 il publisher) ed è quello che in gergo si definisce un MMORPG, un gioco di ruolo online medievale fantasy. In estrema sintesi: si crea un personaggio scegliendo tra tre razze (umano, orco o elfo), si decide la classe (guerriero, mago o ladro) e poi, iniziando a completare le missioni proposte, si guadagno soldi da “investire” in armi, armature, incantesimi per migliorare la forza relativa al proprio profilo, o in costruzioni per aumentare le entrate del proprio villaggio.
Fino a qui nulla di nuovo. Utilizzare l’applicazione online comporta però il poter interagire con gli altri giocatori di tutto il mondo riuniti in un’unica arena virtuale con lo scopo di sfidarsi per raccogliere così punti esperienza (avanzando in questo modo di livello) ma anche di creare un proprio esercito per aumentare le chance di vincere le battaglie e di portare a termine le missioni più redditizie.
L’aspetto accattivante è proprio la possibilità di interagire con potenzialmente tutti gli altri partecipanti online attaccandoli, offrendo delle taglia per la morte di un particolare rivale o anche solo scrivendo un messaggio nella bacheca di un altro giocatore. Il tutto in tempo reale.
Tra l’altro, per il momento, l’applicazione – tra i contenuti più “hot” di iTunes – risulta gratuita (poi dovrebbe costare attorno ai 5 dollari), con la possibilità però di poter acquistare i legend point tramite i quali poter tentare di ottenere speciali equipaggiamenti (immagini quindi ci siano persone che spendono soldi per comprare qualcosa di assolutamente virtuale come dei punti di un gioco virtuale).
L’applicazione è carina, non necessita di una costante presenza online e, nella “ottimizzazione” del profilo del proprio personaggio non risulta banale.
Sono pronto a scommettere che l’idea di gestire un proprio profilo online possa essere una delle carte vincenti che il settore delle applicazioni potrà giocarsi nel futuro più immediato per aumentare il proprio bacino di utenza.

p.s.=ah, nel caso qualcuno volesse aggiungere il mio personaggio virtuale al suo esercito, il mio codice è h695af