Star Touch, quando il tablet vince sul paywall

Recentemente il Financial Times ha “aperto” per un giorno i contenuti del sito dando modo anche ai non abbonati di fruire del materiale informativo della testata.
Nei mesi scorsi anche il Sun e il New York Times hanno almeno parzialmente rivisto la loro strategia in Rete, diminuendo i vincoli per i lettori che arrivano agli articoli dalla condivisione di link attraverso i social media.

Tali iniziative hanno inevitabilmente rimesso al centro dalla discussione tra giornalisti e addetti ai lavori nell’ambito digital, il paywall, il sistema che consente di leggere un numero massimo di articoli gratuiti al mese, barriera strategicamente utilizzata da molti giornali per incentivare gli utenti a sottoscrivere un abbonamento.

Nei mesi scorsi, in un articolo del blog, mi sono soffermato sulla manovra “in retromarcia” effettuata dal primo quotidiano canadese, il Toronto Star che, forte della propria leadership, dapprima ha attivato un paywall salvo poi, alla luce di risultati non soddisfacenti, disconoscere la scelta fatta e tornare a una consultazione gratuita dei contenuti.

In realtà, come già accennavo nella parte finale del post dello scorso aprile, i vertici del giornale non sono tornati esattamente al punto di partenza. L’abbandono del paywall è infatti coinciso con lo sviluppo di una innovativa applicazione (per ora solo disponibile per iPad) lanciata ufficialmente il 15 settembre. Un impegno notevole per la testata che per il progetto, oltre a stanziare un considerevole budget, ha anche reclutato un centinaio di professionisti tra giornalisti, reporter, graphic designer ed esperti di multimedia.

Incuriosito, ho da alcuni giorni installato la app e devo riconoscere che, tra gli applicativi legati al mondo della stampa che avuto modo di provare direttamente, Star Touch – questo il nome della app – risulta a mio parere uno dei più originali e riusciti.

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Una volta effettuato il download ho usato il mio ID Apple per entrare nell’edizione quotidiana del giornale (disponibile della 5:30 del mattino, sui 50 MB di peso). La navigazione tra i contenuti è davvero semplice e intuitiva: la pagina iniziale presenta 4 notizie (al centro il pezzo principale che nel caso del mio primo test riguardava la vittoria in Texas della squadra di baseball dei Toronto Blue Jays), organizzate in 3 colonne. Per procedere nella lettura è sufficiente, un po’ come su Flipboard, scorrere l’indice da destra a sinistra. Nella pagina, l’articolo è mostrato in una colonna a sviluppo verticale ed è posizionato sopra l’immagine di alcuni giocatori festanti alla fine del match (se, tenendo fisso il pollice, allargo l’indice sulla foto di sfondo, questa si ingrandisce a tutta pagina). Il testo di tanto in tanto è spezzato da citazioni esplicative in grassetto su sfondo colorato e, anche per questo, risulta molto leggibile. Sulla destra, la foto dell’autore dell’articolo che, al click, mostra la biografia del giornalista, il suo account Twitter e un form che, configurato con il proprio indirizzo email, consente di scrivere un messaggio a chi ha firmato l’articolo.

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La pagina seguente è un’inserzione a tutto schermo: interessante notare come il contenuto non sia statico ma permetta di interagire visualizzando 5 diversi prodotti (in una sorta di slideshow) e di visitare i relativi minisite (che si aprono a pop-up).
Continuando nella navigazione, ho trovato altri spazi pubblicitari di differenti formati che, se affiancati agli articoli, restano fissi non seguendo il testo nel suo scorrimento.
Da segnalare anche la pagina dedicata alla campagna elettorale per le elezioni federali: la schermata è composta da una galleria di 10 immagini disposte in due righe che sintetizza i momenti recenti più caldi della scena politica canadese.

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Ovunque ci si trovi è possibile, cliccando in alto sul logo della testata, capire a che punto del giornale si è e scorrere, in una carrellata orizzontale, le notizie precedenti e successive. In alto sulla sinistra, invece, affianco al logo per la condivisione dei contenuti, è riconoscibile l’icona delle live news, aggiornamenti rispetto a quanto si sta sfogliando i cui alert possono essere personalizzati sulla base di 4 tematiche (sport, business, entertainment e weather).

Più che piacevole risulta sfogliare le pagine per leggere i contenuti, ascoltare audio (bello il contributo sull’influenza di Shakespeare nella musica che permette di ascoltare brevi clip di differenti artisti), visualizzare foto, video o mappe.

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Non si tratta insomma della replica del quotidiano a stampa quanto piuttosto di materiale pensato e organizzato proprio per l’applicazione, in virtù di un approccio redazionale che scommette su storytelling, interattività e multimedialità.

Persa la sfida legata al paywall, il giornale ha deciso di puntare sull’allargamento della base di lettori più che sugli abbonamenti con il duplice ambizioso obiettivo di attirare l’interesse del pubblico giovane e di tornare a crescere sul versante introiti dall’advertising.

Il giornalismo al tempo dei tablet

Pubblicizzando News(paper) Revolution ho scoperto, su segnalazione di Sergio Splendore, il libro di Elena Valentini, Dalle gazzette all’iPad – Il giornalismo al tempo dei tablet. Il testo parte da una semplice considerazione: il giornale fruito tramite tablet, almeno per come è ora proposto dagli editori italiani, sembra avere più elementi di continuità con l’edizione cartacea rispetto a quella online.

Da ciò parte una dettagliata analisi che, partendo dall’evoluzione del quotidiano in riferimento alla dimensione sociale e culturale e dalla storia del sistema informativo, arriva ai giorni nostri ripercorrendo l’origine dei tablet e il loro uso in quanto nuova piattaforma di distribuzione. In particolare, proprio gli ultimi capitoli del libro, mi sono sembrati molto interessanti, anche in virtù di spunti e pareri di giornalisti e studiosi interpellati dall’autrice.

Se è vero che l’introduzione di un nuovo device finisce per (ri)modellare l’intero comparto, allora, nonostante il giornalismo su iPad e simili sia agli albori (e, probabilmente, non stia sfruttando appieno le potenzialità del mezzo), vale sicuramente la pena di approfondire gli scenari che questa nuova tecnologia – e il modo con il quale questa finisca per ripercuotersi nel fruire dei materiali informativi – sta aprendo al giornalismo e ai lettori. Anche perchè, ad oggi, i giornali via App sembrano una delle poche certezze per quel che concerne modelli di business di realtà editoriali sempre più in crisi.

Nonostante l’esperianza di The Daily – il quotidiano nato per iPad citato più volte nel testo – si è ormai esaurita, il testo raccoglie comunque una serie di interessanti riflessioni, ringrazio ancora una volta Elena per aver accettato la mia proposta di “book crossing”.